CUPRA MARITTIMA – Lunedì 19 febbraio, nella chiesa di San Basso di Cupra Marittima, si sono tenute le esequie di Lida Di Giacomo, mamma del parroco di Acquaviva Picena, don Giuseppe Giudici.

La Messa, presieduta dal vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Sua Eccellenza Mons. Carlo Bresciani, è stata concelebrata da molti sacerdoti della Diocesi. Nell’omelia, in ricordo della signora Lida, il vescovo Carlo ha detto: “Quello che stiamo facendo è un atto di un grande significato umano. Umano perché partecipiamo non solo al dolore e alla sofferenza dei familiari che salutano per l’ultima volta un loro caro, ma anche perché riconosciamo che c’è un legame che unisce un po’ tutti. E quindi partecipiamo al dolore, ma anche a questo saluto. È un atto di profonda fede, perché quello che stiamo facendo è riconoscere che la nostra vita non è nelle nostre mani: per quanto noi facciamo, siamo chiamati a consegnare la nostra vita a chi ce l’ha donata. Essa, infatti, non viene soltanto da noi e quindi è un atto di fede perché riconosciamo che all’origine e al termine della nostra vita c’è quel mistero che noi chiamiamo Dio. E lo facciamo quindi, con grande umiltà, ma anche con la consapevolezza che la nostra vita non finisce su questa Terra. Il Vangelo che la Liturgia di oggi ci presenta in questo cammino quaresimale ci ricorda che c’è un ultimo atto della vita che mette in luce le cose buone, le verità che abbiamo cercato di vivere. E mi pare che la Parola di Dio di oggi, sia quella del Libro del Levitico sia quella del brano del Vangelo, dica quello che mamma Lida ha cercato di vivere in tutta la sua vita. Ella è stata certamente una donna di fede, cioè una donna che ha creduto a questa Parola e che, su questa Parola, ha impostato tutta la sua vita e ha cercato con le forze umane che possedeva di mettere in pratica questa Parola. Il cristiano, infatti, è colui che cerca di mettere in pratica questa Parola. Non è un semplice ascoltare, ma anche imitare. Questa, come ci dice il Levitico, è la vera strada della santità. La strada della santità non è fatta di parole, bensì di fatti, che danno verità alle parole. E mamma Lida, davvero, anche con molta concretezza, per quanto ho potuto conoscerla, ci teneva ad essere presente e dare il suo contributo alla crescita della comunità, attraverso quei servizi di cuoca che svolgeva. Diceva: “Io ci tengo ad andare ai campeggi della parrocchia”. E l’ha fatto, non una volta sola, ma tantissime volte. E lo faceva anche negli ultimi anni, quando la vita non era nel momento più florido, come è normale per un anziano. Per cui, ha tradotto la sua fede in atti molto concreti. Semplici? Sì, perché la vita è fatta anche di atti semplici, ma di grande significato. E l’ha vissuto fino in fondo. Se non sbaglio, anche nell’ultimo anno è andata: mi ricordo che ha voluto partecipare al campeggio estivo per assistere i ragazzi, per fare del bene ai ragazzi. Dico questo non tanto per una esaltazione del defunto, perché, se lo merita, il Signore ci penserà di sicuro, ma quanto perché, di fronte alla morte, dobbiamo sapere cogliere quei messaggi positivi che ci vengono dalla vita di chi ci lascia. E in questo senso i messaggi positivi di Lida sono che davvero ha creduto nella concretezza della vita. Per questo non possiamo che essere grati al Signore. Don Giuseppe lo è, grato al Signore, per il dono della mamma, ma anche noi come comunità siamo grati al Signore. Dobbiamo riconoscere il bene che da tante persone riceviamo e la preghiera è un modo per dire grazie, attraverso il Signore, al bene che abbiamo ricevuto. E lo facciamo così, anche questa mattina, dando l’ultimo saluto a Lida e affidando nelle mani di Dio tutta la sua vita, perché il compimento della nostra vita non l’abbiamo su questa Terra:  noi facciamo tante cose, tante cose belle, tante cose positive, qualche volta purtroppo per la nostra debolezza anche quelle un po’ meno positive, ma in ogni maniera il compimento della nostra vita non è su questa Terra. Il compimento è in quell’ultimo atto di cui ci parla il Vangelo ed è compimento soltanto in Dio. Credo di poter dire che mamma Lida a questo compimento in Dio ha creduto e per questo si è donata. Quindi non solo ha fatto del bene per sé, ma ha fatto del bene agli altri. Non si è limitata a dire: ‘Non tocca a me, tanto ci sono gli altri che possono fare…’. No. Ha fatto l’inverso: ‘Io faccio quello che posso’. Non ha rimandato agli altri, non ha detto: ‘Tocca agli altri’, bensì ‘Tocca anche a me’. Questo è un insegnamento estremamente importante che possiamo e dobbiamo cogliere: ‘Tocca anche a me’, perché è così che costruiamo un modo migliore per la nostra vita e un modo migliore di essere insieme, di essere Chiesa, di essere figli di Dio. Mi piace molto citare don Primo Mazzolari, che diceva, riguardo le opere di cui ci parla oggi il Vangelo: ‘Sono la moneta per entrare in Paradiso’, non le opere in sé stesse, ma le opere fatte con amore. È una specie di passaporto per il Paradiso, perché Lida non si è limitata semplicemente a fare, ma l’ha fatto con amore, lasciandosi ispirare, lei che era membro del Rinnovamento nello Spirito Santo, proprio da quello Spirito che è Amore. Ed è Amore che si spende ed è Amore che si dona. Carissimi, è questa via che il Vangelo ci indica, che merita di essere percorsa, da ciascuno di noi. Ed è l’unica via che alla fine costruisce davvero qualcosa di buono, per noi e per gli altri. È la via che ci rende simili a Dio e quindi è la via della santità. Facciamocene tesoro e cerchiamo anche noi di percorrerla”.

La comunità di Acquaviva Picena ha voluto, attraverso una preghiera dei fedeli durante la Celebrazione, pregare per la mamma del proprio parroco. Tra i tanti ricordi che gli amici hanno condiviso al termine della Messa, in particolar modo la CEI – settore Pastorale del Mare ha espresso un ringraziamento alla signora Lida: “Porto le condoglianze della Conferenza Episcopale Italiana – settore Apostolato del Mare a tutta la Diocesi, a don Giuseppe, ai suoi familiari e a tutta la comunità diocesana – queste le parole di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale della CEI per i problemi sociali e il lavoro -.  Cara Lida, che dire? Grazie! Di solito quando si attraversano dei momenti difficili nella vita, si può reagire in due modi: o ci si chiude o ci si apre. Lida ci ha donato questa testimonianza di aprirsi: trentotto anni fa, per la prima volta, ad una proposta di un servizio della Pastorale giovanile, per venire a svolgere il servizio di cuoca nella nostra realtà parrocchiale, lei nonostante avesse due bambini piccoli, ha detto: ‘Sì, vengo’. Un bell’esempio. Poi il Signore fa il resto. Fa delle cose meravigliose. Il secondo aspetto che mi ha colpito di lei è l’aspetto del servizio gratuito. Iniziava con i bambini, poi con i ragazzi delle medie e infine con i ragazzi delle superiori. Esperienze bellissime. Il terzo aspetto è quello dell’appartenenza alla comunità, dove si scoprono le proprie vocazioni. Da un marito pescatore, è nato un figlio pescatore di anime e una figlia educatrice alle fragilità dei bambini. Un ringraziamento anche da parte dei pescatori”.

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