MARTINSICURO – Ha ricevuto giovedì 25 gennaio 2024, in Senato a Roma, il prestigioso Premio SOCINT, assegnato dalla Società Italiana di Intelligence, in collaborazione con G-Research, alle migliori tre tesi di Dottorato di Ricerca in materia quantitativa e tecnologica. Si tratta dal dott. Yuri Cacchiò, 27 anni, di Martinsicuro, laureato in Matematica presso l’Università “La Sapienza” di Roma con il voto di 110/110 con lode, che proprio in questa settimana ha discusso la tesi di Dottorato su “Modelli matematici per Ingegneria, Elettromagnetismo e Nanoscienze”, un lavoro per il quale ha ottenuto ancora una volta la lode e l’ambito riconoscimento. Un orgoglio per la città di Martinsicuro, per la nostra Diocesi e per tutto l’Abruzzo. Conosciamolo meglio.

A cosa pensava mentre le consegnavano il premio?
Ero – e sono – veramente contento. Intanto non capita tutti i giorni di essere ricevuti in Senato! Già solo per questo l’emozione era alle stelle. La cerimonia è stata condotta del senatore Enrico Borghi e, oltre agli altri due colleghi che sono stati premiati insieme a me, c’era anche la stampa. Poi, per quanto concerne il Premio SOCINT, si tratta di un premio internazionale per il quale l’Italia non ha mai ottenuto un riconoscimento. Sapere che questa è la prima volta che un lavoro in ambito matematico-scientifico ottiene un gradimento così alto, mi fa provare incredulità mista ad orgoglio. Insomma un’emozione indescrivibile che conserverò a lungo nel mio cuore.

Qual è lo studio che le è valso il Premio SOCINT e a chi vuole dedicare il riconoscimento ottenuto?
Il premio ricevuto, che vorrei dedicare alle persone a me più care, mi è stato assegnato per un lavoro specifico che ho svolto in preparazione alla tesi. Nella mia tesi tratto equazioni che descrivono i flussi geofisici: riguarda, infatti, quella parte della Fluidodinamica che si osserva nei pianeti, non solo la Terra, ma anche gli altri pianeti del Sistema Solare. Nello specifico il progetto di ricerca ha una storia molto particolare. Quando ero dottorando alla Sapienza, mi è stata data la possibilità di lavorare con un docente esterno. Io, essendo di Martinsicuro, ho pensato alla prof.ssa Gigliola Staffilani, originaria di Villa Rosa, molto conosciuta in zona per il fatto di essere titolare di una Cattedra al MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston,  ritenuta uno dei migliori a livelli mondiale secondo l’Academic Ranking of World Universities 2023, ovvero la classifica delle migliori Università di ricerca al mondo. Ho provato ad inviarle un mail, ma senza troppe aspettative, sapendo che la lista degli studenti che le scrivono è lunghissima. Devo dire che, invece, la prof.ssa mi ha risposto subito, facendo quasi nell’immediatezza un collegamento su Zoom ed iniziando a parlare, già nella prima chiacchierata, di come procedere con le varie fasi del lavoro. Colgo l’occasione per ringraziare la prof.ssa Gigliola Staffilani per l’opportunità che mi dato e per tutto quello che mi ha insegnato e continua ad insegnarmi sulla Matematica. Estendo inoltre i miei ringraziamenti al prof. Raffaele Ferrari, presidente del progetto “Oceano e Clima” del MIT di Boston. Entrambe due persone meravigliose, tanto intelligenti, colte e preparate, quanto gentili, umili e disponibili. Nonostante ricoprano incarichi tra i più prestigiosi al mondo nel campo delle scienze, con me sono stati di una modestia incredibile: si sono seduti accanto a me e si sono messi a fare i conti! Questo loro atteggiamento ha determinato in me una crescita esponenziale per quanto concerne le conoscenze in campo matematico e scientifico, oltre che un rinnovato stimolo a migliorarmi sempre di più. I risultati che sono riuscito a raggiungere sono anche merito loro.

Quando e come è nata la sua passione per la matematica? Cosa la affascina della matematica?
Bella domanda alla quale non so rispondere!
È stato un “Tu piaci a me e io piaccio a te”! Durante le Scuole dell’obbligo, le materia umanistiche non mi affascinavano granché. Non sopportavo assolutamente imparare a memoria le poesie! Con la matematica, invece, le cose erano diverse: la vedevo quasi come un gioco. C’erano delle regole iniziali; poi, facendo gli esercizi, imparavo a risolvere dei problemi; ogni volta, però, era una sfida diversa: non mi annoiavo perché la soluzione del problema era sempre qualcosa di nuovo. Riuscire a risolvere un problema era quasi una questione di orgoglio, era un sfida che volevo vincere! Man mano, affrontando così la matematica, mi sono sempre più formato. In matematica, infatti, ogni conoscenza o competenza acquisita serve per ottenere nuovi risultati e fare un passo in avanti. Questa curiosità mi ha spinto ad approfondire sempre di più la conoscenza in questo ambito, tanto da scegliere la Facoltà di Matematica anche all’Università. Quando dopo il diploma ho fatto questa scelta, molti sono rimasti sorpresi e nutrivano seri dubbi sulla mia capacità di conseguire una laurea di Matematica. Venendo da in Istituto tecnico, infatti, pensavamo che non sarei stato all’altezza. Devo dire che in effetti i primi tempi per me sono stati molto duri, perché, mentre gli studenti che avevano frequentato i Licei avevano già buone basi di teoria, io che provenivo da un Istituto Tecnico avevo fatto più che altro una Matematica applicata. Poi, però, con il tempo ho recuperato il gap iniziale e sono andato spedito verso la mia meta. Ovviamente ho dovuto affrontare una grande mole di studio che in alcuni tratti è stato veramente pesante, ma, quando c’è la passione, tutto si supera.
Oggi, dopo aver approfondito i miei studi, ho anche una motivazione in più. È  fantastico, infatti, rintracciare la matematica nella natura e nella vita quotidiana, constatare come qualsiasi cosa ci circonda possa essere scritta con un’equazione matematica, dai dispositivi elettronici agli utensili che usiamo ogni giorno. Parafrasando un celebre periodo tratto dal “Saggiatore” di Galileo Galilei, la matematica è la lingua con la quale Dio ha scritto l’universo.

Ci racconti come è giunto a questi ambiziosi traguardi. La strada sarà stata lunga. Partiamo dall’inizio. Dove e come ha vissuto la sua infanzia?
Mio padre è di Colonnella, mentre mia madre di Martinsicuro. Io sono nato a San Benedetto del Tronto, ma ho trascorso tutta l’infanzia e l’adolescenza a Martinsicuro, nella mia casa natale. Quindi sono un abruzzese doc! Ho frequentato la Scuola Elementare e le Scuole Medie del mio paese. Ci conoscevamo tutti; quindi, oltre che condividere le ore di scuola, trascorrevamo insieme anche il tempo libero. Mi sento pertanto di dire che la mia infanzia sia stata bella, serena e tranquilla.

Come è stata la sua adolescenza?
Dopo le Scuole dell’obbligo, ho scelto di frequentare l’Istituto Tecnico Montani di Fermo. Essendo un Istituto frequentato principalmente da ragazzi, non ho vissuto grandi amori all’epoca, ma solo bellissime amicizie che ricordo con grande piacere, perché mi hanno aiutato ad affrontare le difficoltà del percorso scolastico e a vivere serenamente anche la distanza da casa. Ancora conservo l’amicizia con alcuni di loro. Inoltre, anche se era faticoso fare avanti e indietro tutte le mattine da Martinsicuro a Fermo, comunque ero felice di poter giocare nella squadra di calcio del paese e di trascorrere il mio tempo libero anche con gli altri amici d’infanzia. Con loro ancora adesso ci sentiamo quotidianamente e, quando sono a Martinsicuro, ci vediamo spesso.

Come ha vissuto gli anni universitari in giro per l’Italia e per l’Europa?
Come dicevo, all’inizio ho avuto qualche difficoltà. I primi mesi a Bologna, dove ho conseguito la Laurea Triennale, sono stati molto duri, ma fortunatamente avevo con me dei grandiosi coinquilini. Due di loro erano miei amici d’infanzia, poi c’erano anche un ragazzo di San Benedetto del Tronto e uno romagnolo. Tutte persone veramente speciali che mi hanno aiutato molto. Poi, nel giro di un anno, sono riuscito a crearmi un bel gruppo di amicizie anche all’interno della Facoltà. La parentesi bolognese quindi è stata molto bella e divertente. Anche per quanto riguarda l’esperienza nella capitale, dove ho conseguito la Laurea Magistrale, devo dire che sono stato molto fortunato. Sono andato in un appartamento in cui ho trovato dei coinquilini che mi hanno subito incluso nel loro gruppo di amicizie, chiedendomi di uscire con loro e dandomi la serenità per poter proseguire gli studi con tranquillità e per poterli terminare nei termini. Purtroppo ho vissuto ben poco la città di Roma, perché dopo pochi mesi sono andato a Lisbona, in Portogallo, per il progetto Erasmus. È stata un’esperienza fantastica: clima gradevolissimo, molti luoghi da visitare e poi lì ho conosciuto la mia ragazza, Maria Carmen! Lei frequentava la Facoltà di Biologia, io quella di Matematica, quindi non eravamo compagni di studi, però frequentavamo insieme un corso di lingua portoghese. In quelle lezioni ci siamo conosciuti e parlati, ma non frequentati. Una volta rientrati in Italia, ci siamo resi conto di mancarci reciprocamente e così abbiamo iniziato la nostra storia.

Ma è rimasto in Italia per poco, visto che poi ha avuto l’opportunità di andare in America al Massachusetts Institute of Tecnology di Cambridge. Di cosa si è arricchito il suo bagaglio culturale e personale di ritorno in Italia?
L’esperienza americana è nata con la possibilità di scegliere un advisor esterno all’Università per il mio Dottorato di Ricerca, come ho accennato all’inizio. Essendo io un grande appassionato di Formula 1, inizialmente ho pensato di realizzare un progetto con una Scuderia di auto da corsa. Poi, però, ho ripensato all’incontro avuto con la prof.ssa Gigliola Staffilani al termine della mia Laurea Magistrale e mi sono ricordato della grande emozione provata in quel momento. Sa, per un matematico come me, alle prime armi, incontrare la prof.ssa Staffilani era stato come per un calciatore incontrare Ronaldo o Messi, uno dei migliori al mondo! La sua immediata disponibilità dopo la mia prima mail mi ha fatto comprendere l’importanza dell’umiltà in questa professione. Dall’esperienza americana riporto soprattutto questo: oltre alle conoscenze più ampie ed approfondite e alle applicazioni dei miei studi, ho appreso l’importanza di condividere il sapere, la capacità di lavorare in team, il mettere a disposizione degli altri il proprio bagaglio culturale. Il livello del MIT è veramente alto: tutte le persone hanno conoscenze e competenze che mai avrei immaginato, ma soprattutto mai avrei pensato che le condividessero con me! Non mi sarei mai aspettato una disponibilità tale in un ambiente del genere. A differenza di quanto mi sia accaduto qualche volta qui in Italia, ho incontrato professori che hanno ricevuto Premi Nobel o Medaglie Fields che si sono fermati tranquillamente nei corridoi del MIT a rispondere a mie domande o a miei dubbi. Dagli USA quindi mi riporto una grande e sorprendente umanità, oltre che una crescita esponenziale delle mie competenze e conoscenze.
Al MIT poi ho avuto anche l’opportunità di conoscere il dott. Hannani, che è un mio collega e collaboratore, ma adesso anche un grande amico, una persona estremamente gentile, buona e brava. L’esperienza americana mi ha regalato anche questa bella amicizia.

In tutti questi anni ha avuto in mente un modello a cui ispirarsi?
Sicuramente la prof.ssa Gigliola Staffilani, che per me è un vero e proprio modello di riferimento. In primis per il suo percorso accademico e professionale, poi per gli ottimi traguardi raggiunti e ora, dopo averla conosciuta, anche per le doti umane di cui le sono molto riconoscente. Sperare di arrivare dove è arrivata lei è un po’ da presuntuosi ed è un sogno forse irrealizzabile, in quanto lei è unica in quello che fa; tuttavia lei è per me una continua fonte di ispirazione.

Da Novembre scorso lavora all’Università de L’Aquila come ricercatore. A cosa sta lavorando? Quale sfida la attende nella ricerca? Quali sono i suoi progetti professionali per il futuro?
Nel breve periodo da Febbraio inizierà il mio postdoc a L’Aquila. Proseguirò ovviamente a lavorare sulla Fluidodinamica su pianeti con la prof.ssa Staffilani, ma inizierò a lavorare anche con il gruppo di ricerca del prof. Paolo Antonelli, con il quale avrò modo di approfondire la Superfluidodinamica, in particolare l’elio superfluido e le sue proprietà. Per semplificare con una espressione che non è propriamente corretta ma può dare bene un’idea ai lettori, possiamo dire che continuerò a studiare i fluidi, ma non in maniera macroscopica, come ho fatto finora, bensì in ambito microscopico.
Nel lungo periodo sicuramente mi piacerebbe avere una Cattedra all’Università per continuare a fare le mie ricerche, ma la strada per arrivarci è ancora molto lunga e faticosa. Vedremo cosa mi riserverà il futuro.

E per quanto riguarda la vita privata, dove e come immagina il suo futuro?
Questa è la domanda più difficile! Come dicevo poco fa, il percorso da intraprendere per ottenere una Cattedra è ancora molto lungo. Sicuramente dovrò viaggiare e spostarmi ancora. Sul dove ancora non ho certezze. L’unica cosa certa in merito al futuro è che vorrei al mio fianco la mia ragazza, Maria Carmen. Ora è dottoranda in Biologia e lavora in un laboratorio di Oncologia. Anche lei ha un advisor molto celebre che è il prof. Antonio Giordano, riconosciuto in tutto il mondo e premiato per i suoi risultati raggiunti nel campo della ricerca in ambito oncologico. Durante l’esperienza americana, siamo riusciti a conciliare i nostri rispettivi impegni di studio: mentre io ero a Boston, lei era a Philadelphia e, per vederci, una volta andavo io da lei, una volta veniva lei da me, altre volte ci incontravamo a metà strada, a New York, così da alleggerire il peso della lontananza da casa. Visto che stiamo facendo lo stesso percorso professionale e nel nostro campo siamo relativamente giovani, per il futuro ci piacerebbe replicare quanto vissuto in America, ovvero conciliare i nostri rispettivi impegni, così da non stare distanti. Entrambi quindi cercheremo di trovare un lavoro di ricerca che ci permetta di lavorare nella stessa città.

Cosa vuole dire ai giovani studenti che stanno decidendo quali studi intraprendere nel prossimo futuro e magari hanno paura di non riuscire a realizzare i loro sogni?
Scegliete di fare quello che vi piace. Non preoccupatevi del futuro lavorativo. Ci sono Facoltà che hanno un tasso di impiego superiore ad altre, ma questo, secondo me, non deve essere il criterio con cui fare una scelta. Credete in voi, in quello che fate. A tal proposito battetevi per avere nelle Scuole progetti di orientamento migliori, più ampi e meglio gestiti di quelli attuali.
Poi, qualunque cosa deciderete di fare, fatela bene e soprattutto con gentilezza. Provare a fregare qualcuno non è mai una buona scelta. Piuttosto impegnatevi per i vostri obiettivi, dedicate loro studio, attenzione, fatica e quindi anche tempo. Se credete in quello che fate, riuscirete ad arrivare ovunque vogliate. Anche se provenite da una piccola periferia, anche se i mezzi e le risorse di partenza sono scarse. E se questo non dovesse avvenire, non prendetevela con nessuno. In ogni caso saprete di aver fatto tutto quello che era nelle vostre possibilità e di aver raggiunto quello che meritavate, senza dare la colpa a nessuno. Quando avrete fatto del vostro meglio, sarete comunque soddisfatti di voi stessi.

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