Sarà un Tu B’Shevat in tono minore quello che Israele si appresta a vivere oggi 25 gennaio. Si tratta del Capodanno degli alberi, la festività israeliana che fa memoria dei contadini ebrei che nel 1884 piantarono 1.500 alberi da frutto identificati nella Bibbia come originari della terra di Israele. Da allora le attività di rimboschimento israeliane sono continuate con 240 milioni di alberi aggiunti dall’inizio del XX secolo. Una festa che, scrive Raphael Schutz, ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, in un messaggio pervenuto al Sir per l’occasione, riflette anche “la forte enfasi che l’ebraismo pone sul rispetto della vita vegetale, degli animali, dell’agricoltura sostenibile e sulla difesa del mondo in cui viviamo”. A causa dell’attacco terroristico di Hamas a Israele del 7 ottobre scorso, spiega il diplomatico, i festeggiamenti nei kibbutz israeliani saranno in tono ridotto.

“I kibbutz nel sud di Israele – si legge nel messaggio – sono stati tra le oltre 30 comunità agricole prese di mira dall’organizzazione terroristica Hamas, e centinaia dei loro membri sono stati brutalmente massacrati, bruciati o rapiti a Gaza. Molti degli agricoltori sono stati sfollati e costretti ad abbandonare i loro campi, le serre e a lasciare gli animali nelle loro stalle e recinti”. Solo le azioni di salvataggio condotte da altri agricoltori e da volontari, spiega Schutz, “hanno potuto salvare alcuni di questi animali e, grazie ai tentativi di raccolta, sono riusciti a salvare parte del raccolto prima che marcisse”. Tuttavia, per il diplomatico, “ci vorranno anni prima che le fattorie del Negev occidentale, epicentro dell’agricoltura israeliana, possano essere riportate alle condizioni in cui si trovavano alla vigilia del massacro”.

Quello del 7 ottobre, per l’ambasciatore, è stato anche un orribile attacco terroristico “alla conoscenza agricola sviluppata in queste comunità” e che gli Israeliani hanno voluto condividere con agricoltori di tutto il mondo. E proprio alla luce degli “enormi contributi che Israele ha dato al miglioramento delle pratiche agricole ovunque nel mondo e gli effetti positivi che questi sforzi hanno sulla protezione dell’ambiente e sulla fornitura di cibo ai più bisognosi”, che l’ambasciatore denuncia il silenzio degli ambientalisti, “come Greta Thunberg, sulla distruzione premeditata delle comunità agricole, sulle 1.200 vittime israeliane, sui rapiti e sulle violenze perpetrate il 7 ottobre”. Nonostante ciò, “Israele – ribadisce Schutz – non abbandonerà i suoi principi né il suo profondo legame con la terra. Si riprenderà e continuerà a condividere le sue conoscenze ed esperienze, nel campo dell’agricoltura, della gestione delle risorse idriche e dell’assistenza sanitaria, nella speranza di contribuire a rendere il nostro mondo un posto migliore”.

Oggi 25 gennaio – conclude – ricorderemo gli uomini, le donne e i bambini assassinati, coloro che sono ancora tenuti in ostaggio nella Striscia di Gaza, piangeremo le comunità agricole danneggiate, i campi distrutti e il bestiame smarrito. Inoltre, renderemo omaggio agli agricoltori e ai volontari che hanno rischiato la vita per salvare fattorie, campi e animali, nonché alla resilienza dell’agricoltura israeliana e alla promessa di un futuro migliore e più sano non solo per gli Israeliani, ma per tutti coloro che, ovunque, sono nel bisogno”.

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