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San Benedetto, intervista a Vincenzo Moretti, nuovo dirigente dell’Istituto Buscemi: “Vi presento il nuovo indirizzo di Biotecnologie”

 

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Originario di Roseto degli Abruzzi (TE), già docente di Lettere presso la Scuola Secondaria di Primo Grado e poi dirigente di un Istituto Comprensivo in provincia di Ancona, conosciamo meglio il nuovo dirigente dell’Istituto Alberghiero Buscemi di San Benedetto del Tronto, il prof. Vincenzo Moretti.

Anche se è trascorso solo qualche mese dal suo insediamento, qual è il primo bilancio che si sente di fare?
È un bilancio molto positivo. Dopo una prima esperienza, durata tre anni, come dirigente in un Istituto Comprensivo vicino Jesi, mi sono riavvicinato verso la mia città natale, ma soprattutto al mare che è il mio habitat naturale. Oltre alle implicazioni professionali, questo trasferimento mi ha restituito la bellezza di vivere in una città di mare.
Per quanto concerne l’aspetto strettamente lavorativo, ho già avuto modo di conoscere i dirigenti degli Istituti Superiori di San Benedetto del Tronto e Grottammare e, più in generale, quelli della provincia di Ascoli Piceno e devo dire che mi sono trovato fin da subito molto bene con loro: abbiamo obiettivi e modi di lavorare molto simili, quindi ho avvertito subito una grande sintonia e stiamo già collaborando per alcuni progetti.
Per quanto riguarda l’Istituto che dirigo, ho avuto modo in questi mesi di conoscere meglio i miei collaboratori, i docenti e tutti gli operatori scolastici e devo dire che, ciascuno nel proprio ambito di competenza, si impegna e mette a disposizione della comunità scolastica non solo le proprie conoscenze e professionalità, ma anche una grande passione e una forte motivazione. Al momento stiamo lavorando molto sull’orientamento: abbiamo infatti un nuovo indirizzo grazie al grande lavoro  compiuto dalla collega Manuela Germani, la dirigente che mi ha preceduto, e dai colleghi collaboratori che per due anni sono stati in prima linea per ottenere questo importante risultato.

Quanti sono attualmente gli studenti dell’Istituto Buscemi e qual è dunque l’offerta formativa per il prossimo anno scolastico?
Compresi gli studenti dei corsi serali, al momento gli studenti sono poco più di seicento, con un numero oscillante, in quanto durante l’anno capita che spesso molti studenti si aggiungano a lezioni iniziate. In tal senso credo che si debba lavorare molto sull’orientamento, così da dare ai giovani ragazzi tutti gli strumenti necessari per comprendere la strada da intraprendere nel loro futuro.
Per quanto riguarda l’offerta formativa, oltre all’indirizzo professionale Alberghiero, che verrà valorizzato ancora di più in quanto è una risorsa non solo della città bensì dell’intero territorio piceno, avremo anche l’indirizzo tecnico di Biotecnologie che rappresenta per noi una vera novità. Il percorso di studi è incentrato sulla innovazione metodologica-didattica ed è strutturato in base alle esigenze di figure sempre più specialistiche nell’ambito delle tecnologie alimentari, nutrizione e sanità, ma soprattutto orientato al mondo del lavoro in una nuova prospettiva di salute, ambiente e sostenibilità. Anche nel percorso di studi dell’Alberghiero si studia la chimica, ma chiaramente la parte legata agli alimenti; al contrario, nel percorso di studi di Biotecnologie ci saranno molti laboratori di chimica e biologia che si occuperanno anche degli aspetti sanitari e farmaceutici. Uno sbocco naturale dopo il diploma in Biotecnologie potrebbe essere la Facoltà di Chimica presso l’Università degli Studi di Camerino.

Quali altre novità attendono l’Istituto Buscemi nei prossimi anni in cui lei sarà alla sua guida?
Per quanto riguarda l’offerta formativa dell’indirizzo Alberghiero, abbiamo una progettualità storica molto ricca e collaudata che non intendo assolutamente cambiare, ma al massimo valorizzare. Penso, ad esempio, alla bella rete di collaborazione tra il nostro Istituto e altri Enti che è motivo di vanto per noi e che va ancor di più potenziata e messa in luce. Cercherò inoltre di migliorare la internazionalizzazione dei progetti nella quale credo molto. Anche nell’Istituto precedente che ho diretto mi sono molto impegnato affinché le forze messe in campo venissero valorizzate con progetti di respiro internazionale che prevedevano attività all’estero. Al Buscemi questo aspetto è ancor più importante, perché il tipo di studi e di lavoro lo studente è chiamato a svolgere prevede un coinvolgimento dell’ambito turistico e della ristorazione che ben si coniuga con esperienze e progetti all’estero.
Per quanto riguarda invece l’indirizzo di Biotecnologie, è tutto ancora da costruire. Abbiamo tante idee che vorremmo realizzare, non appena si sarà formata una classe per tale indirizzo. (Chi volesse maggiori informazioni può consultare l’Opuscolo Alberghiero e Bioteconologie 2024).

Mi hanno riferito che lei è un grande appassionato di sport, che è un giornalista pubblicista da diversi anni e che le due cose sono anche collegate tra loro. È vero?
Sono appassionato di pallavolo, basket e calcio, ma la mia grande passione è il ciclismo. L’atleta che resterà per sempre nel mio cuore è “Il Pirata”, ovvero Marco Pantani, uno scalatore puro eccezionale, per me il più grande campione di sempre, una vera leggenda di cui andrebbe riabilitata la memoria.
Per quanto riguarda la professione di giornalista, sono stato addetto stampa di eventi sportivi a livello internazionale, legati soprattutto al beach volley e al basket femminile. A Roseto il basket in particolare è una “religione” e quindi mi sono divertito veramente tanto.

Da giovane ha anche diretto una rivista locale. Come è stata questa esperienza e cosa si sente di dire sul mondo della comunicazione che conosce da vicino?
È stata un’esperienza bellissima che ricordo con molto piacere! Per quattro anni sono stato editore e direttore della rivista “Lo strillone”, che usciva nei Comuni di Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Mosciano Sant’Angelo e Notaresco.
Devo dire in estrema sincerità che oggi il mondo della comunicazione è cambiato moltissimo e richiede quindi una preparazione ancora maggiore. Mi sento quindi di dire a tutti i colleghi giornalisti di studiare e prepararsi sempre prima di realizzare un’intervista o scrivere un articolo, di controllare le fonti e di mantenere alta l’etica professionale. Spesso sottovalutiamo il potere dell’informazione e le conseguenze a cui una notizia falsa o tendenziosa può condurre. L’unica arma per difenderci dalle strumentalizzazioni è quella di riportare una notizia o esprimere un giudizio solo quando si hanno tutti gli elementi per poterlo fare. Lo stesso vale per i lettori. Siamo tutti chiamati a leggere molto, a confrontare le informazioni e ad assicurarci che le notizie lette siano attendibili prima di diffonderle a nostra volta. La democrazia, infatti, è una forma di governo meravigliosa, ma richiede che le persone siano preparate, altrimenti non funziona. Questo discorso vale per tutti, ma soprattutto per i giovani, in particolar modo per gli studenti.

Qual è il suo rapporto con la fede?
Da bambino ero molto attivo nella mia parrocchia, poi con l’adolescenza ho perso quel rapporto privilegiato con l’aspetto spirituale dell’esistenza. Ora, da adulto, posso dire di essere credente, ma non di quelli che vanno tutte le Domeniche a Messa. Credo che di questo mio allontanamento sia responsabile soprattutto io stesso; ma, poiché è capitato e continua a capitare anche ad altri fedeli, ritengo che in minima parte sia responsabilità anche della Chiesa, che forse non ha saputo veicolare il messaggio cristiano con coerenza e ardore.

Cosa potrebbe fare la Chiesa dunque per tornare ad essere bella nel senso etimologico del termine, ovvero nel senso di avere la capacità di attrarre?
Credo di non essere la persona più adatta a dare suggerimenti in tal senso, ma mi sento di dire che la Chiesa potrebbe tornare a stare un po’ di più in mezzo alla gente.

Carletta Di Blasio: