Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

C’era anche una bambina di 2 anni tra i 43 naufraghi a Capo Ponente di Lampedusa: la piccola, però, è morta nel trasporto sulla motovedetta della Capitaneria di Porto che la stava trasportando verso Molo Favaloro. È lei l’unica vittima accertata, ma sarebbero almeno otto i dispersi, tra cui altri due bambini. Erano in 53, partiti dalla Tunisia su un barchino di ferro. A poca distanza dalla costa di Lampedusa la carretta è affondata. In più gruppi, uomini, donne e bambini, hanno raggiunto gli scogli, mettendosi in salvo. Ad accorgersi della tragedia è stato un ispettore dell’ufficio Immigrazione che ha subito fatto scattare l’allarme.

Ricerche senza esito

Le ricerche dei dispersi del naufragio di ieri sera davanti a Lampedusa, effettuate durante la notte, finora non hanno dato alcun esito. Non ci sono tracce, dunque, degli otto migranti, fra cui due bambini, che, a dire dei superstiti, sarebbero dispersi nelle acque antistanti Capo Ponente. I due velivoli della guardia di finanza e della guardia costiera, utilizzati durante la notte,  sono rientrati alla base, mentre in mare ci sono invece ancora due motovedette: la Cp 327 della Capitaneria e la V836 delle Fiamme Gialle.

Altri sbarchi

Un peschereccio con a bordo 400 migranti circa è attraccato ieri sera, lunedì 20 novembre, al molo commerciale di Lampedusa. Ad agganciarlo e scortarlo, garantendo la sicurezza di tutte le persone a bordo, sono state le unità di soccorso della Guardia costiera. Subito dopo è avvenuto lo sbarco di donne, bambini e uomini che sono stati poi trasferiti all’hotspot. Salgono così ad 11, per un totale di oltre 800 persone, gli sbarchi di ieri sulla maggiore delle isole Pelagie.

La zattera del Mediterraneo

“Poteva essere una strage di portata più grande, ma Lampedusa continua ad essere la zattera nel Mediterraneo che salva vite umane, mentre l’Europa sta a guardare o al massimo critica. L’Italia non può essere lasciata sola a gestire questo dramma umanitario, quante vite innocenti dobbiamo ancora sacrificare per far sì che qualcosa si muova?”. Lo ha detto il sindaco delle isole Pelagie, Filippo Mannino, in merito al naufragio di Capo Ponente. “Ringrazio le forze dell’ordine, i medici e i miei concittadini, in particolare i pescatori, per l’instancabile lavoro che svolgono nel salvare queste persone” ha concluso Mannino.

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