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Vescovo Bresciani: “Quanti defunti fanno parte della nostra storia personale, anche se non sono parenti!”

DIOCESI – “La liturgia ci invita oggi a fermarci per fare memoria di tutti coloro che ci hanno preceduto nella vita su questa terra. Una memoria nella fede e nella comunione ecclesiale. Una memoria che i cimiteri aiutano a tenere viva o a recuperare in quanto essi sono i custodi di un tratto significativo della storia da cui tutti noi proveniamo”.

Con queste parole ieri, giovedì 2 novembre, il Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto la propria riflessione in occasione della commemorazione di tutti i defunti.

Vescovo Bresciani: “Nei cimiteri, infatti, noi incontriamo non solo la memoria dei nostri cari defunti, ma anche quella di tanti altri -conosciuti e sconosciuti- che in qualche modo hanno fatto la storia delle nostre comunità.
L’incontro con le loro tombe ridesta tratti della nostra vita, ricordi nostalgici, relazioni attraversate… ricordi umani che intessono la nostra identità. Quanti defunti fanno parte della nostra storia personale, anche se non sono parenti! Cosa che è bene non trascurare facilmente e che è importante insegnare a vivere alle nuove generazioni, portando anche esse al cimitero e insegnando loro a pregare per i defunti. È importante per tutti che non si dimentichino le proprie radici familiari, ma anche quelle comunitarie.
Non a caso la Chiesa chiama questa giornata commemorazione di tutti i defunti: che significa fare memoria insieme, una memoria vissuta comunitariamente, che abbraccia tutti i defunti. Siamo una comunità che insieme ricorda quanti vi hanno fatto parte e che in tanti modi l’hanno costruita e l’hanno tenuta viva. Si tratta di un debito di riconoscenza comune che aiuta a risanare la memoria, sempre tentata di distrazioni e di dimenticanze. Nella comunità e con la comunità viviamo una memoria grata e, quando avessimo la sensazione che non possa essere una memoria grata, affidiamo a Dio il giudizio ultimo che noi non possiamo esprimere a causa delle insufficienza della conoscenza di quel mistero che è ogni persona umana.
Questo ci porta ad un ulteriore aspetto che connota questa nostra commemorazione dei defunti: intendo dire che la viviamo come atto di fede. Fede che con la morte del corpo non tutto è finito, ma la vita continua nel mistero di Dio. Per questo preghiamo per i defunti e la preghiera ha senso solo se non tutto è finito. Non ha senso pregare per il nulla, la nostra stessa fede cristiana non ha senso se tutto finisse nel nulla, se tutto si riducesse a un solo pugno di polvere da disperdere nel vento o nel mare, magari dopo che il corpo è stato cremato, perché non ne resti alcuna memoria. Noi facciamo memoria dei defunti raccomandandoli a Dio. Lo facciamo ogni giorno nella santa messa quando preghiamo: “Ricordati anche dei nostri fratelli e sorelle che si sono addormentati nella speranza della resurrezione e, nella tua misericordia, di tutti i defunti: ammettili alla luce del tuo volto” (Preghiera Eucaristica II). Per questo facciamo celebrare la santa messa di suffragio per i defunti. Con un atto di amore li affidiamo a Dio, perché la loro vita continui in Lui. Carissimi, insegniamo ai nostri ragazzi a fare così e avremo così anche chi farà memoria di noi e pregherà per noi.
Dicevamo che la commemorazione di tutti i defunti è un atto di fede in una vita che non è finita con la morte corporale. Ma questo non è tutto. Noi viviamo in questa fede qualcosa di ancora più grande e che ci immerge ancora più profondamente nel mistero dell’amore di Dio, quell’amore che ha resuscitato Gesù da morte nel suo vero corpo e che ha promesso che in Lui risorgeremo anche noi insieme a tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede. Per questo la nostra memoria è carica di speranza di vita e si nutre della promessa che Gesù ha fatto: “io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Gesù, infatti, ha detto: “Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in Lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 40).
Questa sera facciamoci una domanda: Dove va la nostra vita? Si tratta di una domanda che, siamo sinceri, in qualche modo è nel profondo di ciascuno di noi. Nella fede che stiamo celebrando nella santa messa non possiamo che rispondere: va verso l’incontro finale con il Dio della vita e non della morte, con quel Dio che ci ridarà la vita di risorti in Lui nell’ultimo giorno, giorno in cui ci ritroveremo tutti nella gioia di una vita che non avrà mai più fine.
Questa sera preghiamo in modo particolare, perché di questa vita vengano fatti partecipi tutti i defunti e noi insieme con loro. È questa la speranza che ci sorregge nel nostro cammino in questa vita. Speranza che viviamo per noi e per tutti coloro che ci hanno preceduto”.

Redazione: