DIOCESI – “San Giuseppe da Copertino, protettore degli studenti, diceva che gli uomini a volte contemplano la natura per la sua bellezza, ma non contemplano Colui che l’ha creata! Per non essere stolti, dunque, bisognerebbe che le meraviglie della natura fossero per noi come degli occhiali, ovvero degli strumenti che ci permettano di vedere meglio il loro creatore, il nostro Dio. San Francesco se n’era accorto! È per tale ragione che ha scritto il Cantico delle Creature, nel quale alza la sua lode di ringraziamento al Signore. Molti ritengono che San Francesco fosse un santo originale. Ma cosa significa essere originali? Ce lo spiega Antoni Gaudì, l’artista che ha progettato la Sagrada Familia a Barcellona e molti altri palazzi della città della Catalogna. Egli, che è stato definito l’architetto di Dio e che di originalità si intendeva parecchio, affermava che essere originali significa rifarsi all’origine: è per questo motivo che la sua architettura parte dalla contemplazione della bellezza del Creato”. È con queste parole di fra’ Roberto Brunelli che si è aperto l’incontro organizzato dall’Ufficio di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto in occasione della festa liturgica di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. L’appuntamento, avvenuto mercoledì 4 ottobre, alle ore 11:30, presso il Parco Carol Woytila in San Benedetto del Tronto, ha registrato la partecipazione degli studenti delle classi quarte del Liceo Scientifico Benedetto Rosetti, accompagnati da alcuni docenti di Religione e di Arte.
Durante l’incontro, condotto dal direttore Franco Veccia e dalla dott.ssa Mariella Marchegiani dell’Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato, è stato presentato il messaggio che Papa Francesco ha scritto per celebrare il Tempo del Creato, dal 1° settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Custodia del Creato, al 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, un intero mese dedicato dalle Chiese cristiane alla riflessione sul nostro rapporto con la “casa comune”. Il tema proposto per quest’anno è “Che scorrano la giustizia e la pace”, un titolo ispirato alla frase del profeta Amos “Come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne” (5,24), che rivela il desiderio di Dio per noi: che regni la giustizia, essenziale per la nostra vita come l’acqua lo è per la nostra sopravvivenza.

Al centro dell’incontro la testimonianza di quattro illustri ospiti che hanno raccontato brevemente la loro esperienza di conversione ecologica.

Il primo a rompere il ghiaccio è stato Marco Nardi, presidente del CAI Val Vibrata – Monti Gemelli, il quale ha affermato: “Io sono un alpinista. Ho scalato le montagne più alte del mondo, attratto dalla bellezza della natura che ogni volta mi sorprende, la bellezza di quel mistero che mi circonda, la bellezza di un luogo non addomesticato, totalmente naturale. Invito tutti voi ragazzi ad andare in montagna, per vivere quei momenti meravigliosi in cui si è sospesi tra la terra e il cielo e in cui si percepisce davvero un grande senso di libertà”.

Sono poi intervenuti don Giuseppe Giudici, direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale del Mare, e l’armatore Antonio Fanesi che hanno raccontato di come i pescatori sambenedettesi da cinque anni a questa parte abbiano iniziato un’opera di ripulitura del mare dalla plastica.
Fanesi, in particolare, ha detto: “Noi pratichiamo una pesca d’altura e per anni abbiamo visto montagne di rifiuti in acqua. Nel 2018 allora abbiamo iniziato a raccogliere questi rifiuti e a portarli a terra, perché abbiamo compreso che, se li lasciamo in mare, inquiniamo la nostra fonte di vita. Invito allora voi ragazzi a non pensare di essere proprietari del mondo, ma solo inquilini di passaggio. Per tale ragione siamo tutti chiamati ad accudirlo e rispettarlo. Perciò viaggiate, leggete e proteggete il mondo che vi circonda. Siate altruisti!“.
Don Giuseppe Giudici ha sottolineato come questa esperienza, che inizialmente riguardava solo qualche imbarcazione, è divenuta poi operativa per tutta la flotta sambenedettese: “Questa esperienza è stata possibile solo grazie alla grande sinergia tra enti, associazioni ed istituzioni civili, militari e religiose. All’inizio infatti anche i nostri pescatori, come tutti, rigettavano in mare i rifiuti per evitare le spese di smaltimento a terra. Poi, però, c’è stata questa conversione e, sul modello San Benedetto del Tronto, è nata la legge ‘Salva mare’. Papa Francesco ha più volte citato i pescatori sambenedettesi nei suoi discorsi e in vari testi, come esempio virtuoso di cura del Creato“.

A seguire è stata la volta di Tonino Capriotti, Vicesindaco del Comune di San Benedetto del Tronto, il quale ha portato la sua testimonianza di amministratore, illustrando le politiche messe in atto per sensibilizzare i cittadini alla cura del Creato e lanciando un monito agli studenti presenti: “Vi auguro di essere sempre protagonisti di buone pratiche ecologiche ed ambientali. Non occorre molto: basta fare la raccolta differenziata e rispettare ciò che ci circonda in ogni momento della giornata. Quando, ad esempio, venite a pranzo qui al parco, non lasciate i rifiuti a terra, bensì buttateli negli appositi cestini per la raccolta. È solo un piccolo gesto, ma di grande aiuto. Se ognuno di noi contribuisse a in tal senso, il parco sarebbe sempre in buone condizioni e fruibile da tutti e saremmo tutti più felici!”.

Ultimi ad intervenire Pietro Colucci, presidente del quartiere Sant’Antonio (o presidente dell’Associazione Parco Antoniani Eventi che si occupa della cura del parco Woytila?), e William Kaine, l’artista che ha realizzato uno dei murales presenti all’interno del parco Woytila.
Queste le parole del presidente Colucci: “”Nella nostra associazione ci sono tutti volontari. Questo è un aspetto che teniamo a sottolineare perché riteniamo sia importante che ciascuno contribuisca a tenere pulito questo mondo di cui facciamo parte“.
L’artista Kaine ha invece spiegato il significato del suo dipinto: “L’opera è nata con il preciso intento di sensibilizzare gli ospiti del parco alla cura dell’ambiente e all’inclusione. Ho raffigurato una donna di colore, una sorta di Madre Natura, di fianco ad una città, che potrebbe essere la nostra San Benedetto, ma anche ogni città del mondo, che si trova sopra ad una balena che rappresenta il nostro pianeta, non un pezzo di roccia come siamo abituati a considerarlo, bensì vivo, in movimento. Se muore il nostro pianeta, moriamo anche noi. Dietro c’è una fenice, simbolo di rinascita: tutti infatti ci auguriamo che, attraverso una nostra conversione ecologica, il nostro pianeta possa rinascere a vita nuova“.

L’incontro si è concluso con un’azione concreta: la piantumazione di un albero di gelso. Prima di procedere con questo gesto dall’alto valore simbolico, è stata letta la lettera scritta dallo scienziato Stefano Mancuso, Direttore LINV, dal dott. Carlo Petrini, Presidente Slow Food
e da Mons. Domenico Pompili, Vescovo di Verona, per lanciare il progetto “Un albero in più”. Nella lettera (che potete trovare integralmente sul sito della Comunità Laudato si’: https://comunitalaudatosi.org/un-albero-in-piu/), si afferma: “È urgente affiancare a questi processi di graduale conversione ecologica, azioni che portino rapidamente ad un abbassamento dei livelli di CO2. Una di queste azioni è molto semplice ed è alla portata di ognuno di noi. Per questo lanciamo qui un appello a piantare alberi. Milioni, miliardi di alberi. Possiamo farlo oggi, subito: non inciderebbe sui nostri stili di vita, avrebbe costi irrisori rispetto a qualunque altra alternativa e funzionerebbe sicuramente”.

Mons. Carlo Bresciani, giunto sul finire dell’evento, ha salutato così gli studenti presenti: “In questo momento Papa Francesco sta pubblicando un documento che si intitola ‘Laudate Dominum’. Si tratta di un documento sull’ecologia, un aggiornamento dell’enciclica ‘Luadato si’, in cui si parla di ecologia integrale. Cosa significa questa espressione? Significa che abbiamo bisogno di un’ecologia che pensi agli alberi, alla terra, all’uomo che vive su questa terra. Noi siamo abituati a prendere le cose a pezzi: ad esempio, constatiamo che il terreno produce molto, quindi intensifichiamo la sua produzione, senza tener conto di tutto quello che questa nostra azione comporti. Quello che ci viene detto in questo documento è che, invece, siamo chiamati ad avere una visione olistica, ovvero una visione che metta insieme le parti per capire il tutto. Il Pontefice ci sta dicendo che Dio ha pensato il tutto, non a singole parti. Quando noi non pensiamo al tutto, non solo roviniamo quello che Dio ha pensato per noi, ma facciamo anche del male a noi stessi, perché noi viviamo dell’aria, delle piante, di quello che la terra produce, quindi siamo parte di questo tutto. Questo è il cammino che Dio ha pensato per il bene dell’umanità. Questa è la saggezza a cui noi uomini, tutti, siamo chiamati: imparare a tenere insieme il tutto. Questa sarà la nostra ricchezza”.

 

 

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