COLONNELLA – “Nell’amor non c’è paura” (Gv 4,18): è con questa frase dell’evangelista Giovanni che Osvaldo Rossi e Giuseppina Paolini riassumono i loro cinquant’anni di vita matrimoniale. “Se ci si affida al Signore, infatti – affermano i due sposi -, non bisogna temere nulla, perché Egli ci dà la forza per superare ogni difficoltà e, quando un problema non si può risolvere, ci dà la forza per  accettarlo”.  Appartenenti alla parrocchia San Cipriano di Colonnella, li abbiamo incontrati per farci raccontare la loro storia.

Come vi siete conosciuti?
G.: Io sono nata a Colonnella e, come da tradizione, ogni anno partecipavo alla Festa della Madonna del Suffragio che si svolge ogni anno la seconda Domenica di Luglio. Nel 1969, quando avevo appena diciassette anni, invitai alla festa alcune mie colleghe di lavoro le quali portarono anche il fratello ed alcuni amici. Proprio il loro fratello era Osvaldo, quello che poi sarebbe divenuto il mio futuro marito. Fu amore a prima vista!
O.: Io sono originario di Ascoli Piceno. Le mie sorelle, Rosina e Giovanna, mi chiesero di accompagnarle in questo paesino abruzzese per partecipare a questa grande festa popolare. Io avevo appena terminato il Servizio Militare, quindi avevo voglia di un po’ di vita sociale: perciò accettai volentieri e andai insieme a due miei amici. Appena la vidi, davanti al cancello di casa sua, ci guardammo subito intensamente. Ricordo che, dopo la Messa e la processione, nel primo pomeriggio andammo presso la Tenuta D’Ambrosio, dove c’erano le giostre. All’epoca avevo già vent’anni, anzi quasi ventuno, e sapevo come affascinare una ragazza. Passammo tutto il pomeriggio a giocare, scherzare e divertirci. Poi la sera andammo in piazza a vedere il concerto di Iva Zanicchi, ma in realtà non ascoltammo nulla, perché passammo tutto il tempo a guardarci negli occhi! I miei amici e le mie sorelle avevano capito che tra di noi era nata una forte intesa, quindi, quando ci incamminammo verso casa, dopo il concerto e i fuochi d’artificio, ci lasciarono un po’ indietro, così da farci parlare tra di noi in maniera riservata. Perciò, nel salutarla, mi permisi di rubarle un bacio sotto le stelle.

Quindi vi siete subito fidanzati?
G.: Assolutamente no! Sono stata io a prendere in mano la situazione. Se avessi aspettato per lui, campa cavallo! Dopo quel bacio, per alcuni mesi, Osvaldo venne a trovarmi in ogni momento che aveva libero, sempre accompagnato dalle sorelle o dagli amici, ma non trovò mai il coraggio di dichiararsi ufficialmente. Allora un giorno architettai un piano per vedere la sua reazione e mi feci trovare sul cancello di casa a parlare con un altro giovanotto. Appena Osvaldo arrivò e lo vide, mi lanciò uno sguardo di rabbia e gelosia che ancora ricordo. Era proprio quello che desideravo vedere nei suoi occhi! Appena l’altro andò via, mi prese per mano e mi chiese: “Ma allora io cosa vengo a fare qua?! A perdere tempo?!” E finalmente si dichiarò: mi disse che mi amava e che mi voleva tutta per sé. Io fui molto felice!
O.: A dire la verità, entrambi avevamo capito di amarci, ma avevo qualche timore che la sua famiglia non mi accettasse. All’epoca non era come adesso: quando un ragazzo entrava in casa, doveva garantire alla famiglia della sposa una certa stabilità economica, la capacità di provvedere a lei e alla loro futura famiglia. Io, però, ero un semplice soldato che era appena tornato a casa e dovevo ancora trovare un lavoro stabile e ben retribuito. Contavo di avere una posizione lavorativa migliore prima di presentarmi ai suoi, ma la gelosia mi fece saltare tutti i piani! Così quel giorno le chiesi di vedere i suoi genitori, ma potei parlare solo con la madre, perché suo padre lavorava in Svizzera. Dovetti aspettare Gennaio, quando suo padre tornò, per poter fare la festa di fidanzamento, quella ufficiale che si faceva un tempo. Io avevo perso mia madre quando avevo otto anni, quindi nel frattempo mio padre aveva sposato un’altra donna con la quale aveva fatto altri figli. In tutto eravamo otto fratelli. Andammo tutti a pranzo a casa di Giuseppina e le regalai l’anello. La settimana successiva lei con i suoi venne a casa mia. Questa era l’usanza e così facemmo.

Dopo quanto tempo vi siete sposati? Dove?
G.: Io fortunatamente avevo due sorelle, tra loro gemelle, più piccole di me e, con il pretesto di farle uscire, spesso andavo fuori con Osvaldo. Ovviamente sempre in loro compagnia! Ricordo che una volta andammo a Colle San Marco e sulla strada del ritorno rimanemmo coinvolti in un incidente a causa del manto stradale ghiacciato Nulla di grave, ringraziando Dio, ma fu necessario chiamare i Carabinieri e un meccanico. Perdemmo molto tempo e tornammo a casa alle 20:30, un orario che per mia madre era inaccettabile, in quanto fuori era già buio. Al contrario di voi giovani di oggi, noi non avevamo i cellulari con cui avvisare per un ritardo e ricordo che, appena arrivai a casa, fui accolta con due sberle. Anche se mi sembrò ingiusto, le presi senza fiatare. All’epoca i genitori erano molto più rigidi di oggi e noi figli non potevamo muoverci liberamente. Ricordo che, anche dopo fidanzati, non potevo uscire limitatamente con Osvaldo e sempre in compagnia di qualcuno. Ogni volta che veniva in casa, c’era sempre mia madre a controllarci!
O.: Per questo motivo, appena trovai un lavoro sicuro come metalmeccanico, comprai una Cinquecento di seconda mano per poter andare a trovare Giuseppina tutte le volte che volevo ed iniziai a mettere da parte il denaro necessario per sposarci. Nell’arco di quattro anni, quando lei aveva 21 anni ed io 25, nel 1973 finalmente ci sposammo nella chiesa San Cipriano di Colonnella.

Quali sono stati i momenti più difficili della vostra vita matrimoniale?
G. e O.: Ne potremmo dire tanti, in quanto a volte ci sono state difficoltà economiche, altre volte problemi di salute, altre volte ancora qualche gelosia. Riteniamo, però, di non poterci proprio lamentare! Abbiamo infatti affrontato ogni difficoltà con forza, coraggio e determinazione e siamo sempre riusciti a superare gli ostacoli che di volta in volta si sono presentati lungo il nostro cammino. Il Signore inoltre ci ha ricolmato di così tante grazie, che saremmo davvero degli ingrati, se non ci ritenessimo soddisfatti della nostra vita insieme.

Quali invece i momenti più belli?
O.: Probabilmente il momento più bello che abbiamo vissuto noi due come coppia è accaduto quest’anno, quando, in occasione del nostro cinquantesimo anniversario di matrimonio, abbiamo ricevuto in regalo due biglietti per andare in crociera. Quando ci siamo sposati, abbiamo fatto una breve luna di miele, qui in Italia, spostandoci con la nostra auto. Negli anni non abbiamo mai viaggiato per mete lontane. Quest’anno, invece, abbiamo finalmente realizzato un piccolo sogno ed vissuto momenti indimenticabili, non solo nei luoghi che abbiamo visitato, ma anche durante la festa che amici e parenti ci hanno fatto e a Messa, quando il parroco don Dino Straccia ci ha letto la lettera di benedizione che papa Francesco ci ha inviato. Tante emozioni e tutte intese.
G.: Per quanto riguarda invece la vita familiare, i momenti più belli sono senza dubbio legati alla nascita dei nostri tre figli: Andrea, Denise e Davide. Nonostante far crescere tre figli non sia stata una passeggiata, oggi siamo veramente orgogliosi. Abbiamo fatto molti sacrifici per loro. Quando ero dipendente, nonostante prendessi uno stipendio molto alto, ho deciso di licenziarmi ed aprire un borsettificio per conto proprio, per avere la possibilità di lavorare in casa e seguire i nostri ragazzi. Anche quando sono diventati un po’ più grandi, non sempre è stato facile crescerli: finché sono stati con noi, abbiamo cercato di insegnare loro i nostri valori, compresa la fede. Poi da adulti ognuno ha preso la sua strada. Vederli ora realizzati e felici dei percorsi che hanno scelto, è per noi motivo di grande gioia. Un discorso a parte meritano poi i nipoti: Alessandro, Emanuele, Filippo ed Eleonora. Essere nonni è un’altra grande grazia!

Qual è il vostro rapporto con la parrocchia e con la fede?
O.: Il nostro legame con la parrocchia di Colonnella e anche con i sacerdoti che negli anni si sono succeduti, è sempre stato molto stretto. A tal proposito voglio raccontare un fatto: la casa, in cui noi abitiamo, un tempo apparteneva alla Curia. Dove noi abbiamo le camere da letto, c’era lo studio in cui don Emidio Ciabattoni ci accolse per firmare i documenti per il nostro matrimonio. All’inizio andammo ad abitare in un appartamentino in affitto a Porto d’Ascoli. Quando mia moglie con il lavoro iniziò ad allargarsi, andammo in cerca di un locale per poter svolgere l’attività di pelletteria e il parroco ci propose di andare in affitto nel locale sottostante al suo appartamento, visto che non era utilizzato e che per lui poteva essere una piccola fonte di reddito per aiutare l’economia della Parrocchia. Noi accettammo volentieri. Quando successivamente don Emidio morì, giunse don Marcello Di Girolami, il quale, al contrario del suo predecessore, aveva bisogno di alcuni locali per poter svolgere le attività di oratorio e catechismo, quindi ci avvisò delle sue intenzioni, precisando che avrebbe atteso tutto il tempo necessario per farci trovare una soluzione alternativa. Quando la trovammo, la acquistammo, ma non ci trasferimmo mai lì: in accordo con il parroco, infatti, decidemmo di fare una permuta. Perciò noi prendemmo quella che, fino a quel momento, era stata la casa parrocchiale, compreso il locale in cui mia moglie svolgeva la sua attività, e don Marcello prese la casa che avevamo appena comprato, quella che ancora oggi è l’attuale casa parrocchiale.
G.: Il legame con la parrocchia e con la fede è sempre stato molto stretto. Già il fatto che ci siamo conosciuti alla festa della Madonna del Suffragio la dice lunga! Ci siamo trovati bene anche con i vari sacerdoti che negli anni hanno accompagnato e guidato la nostra comunità. Per quanto riguarda la fede, in particolare, posso dire che essa è il faro che illumina la rotta sia con il mare calmo sia quando è in tempesta. Senza di essa, si rischia grosso. Con quella Luce, invece, ci si affida completamente al Signore e si riesce a raggiungere ogni meta che si desidera.

Dunque un consiglio per le giovani coppie di sposi già lo avete dato! Volete aggiungere altro?
G. e O.: Sì, la fede aiuta ad illuminarci, a discernere le situazioni; ma poi siamo noi che dobbiamo agire! Perciò ci rivolgiamo direttamente agli sposi. Quando vivete un momento di difficoltà, non affacciatevi alla finestra a guardare il giardino del vicino: in quel momento lo troverete più verde e rigoglioso del vostro! Al contrario, parlate con vostro marito o vostra moglie e cercate di capire cosa non va. Se avete sposato quella persona, vuole dire che qualcosa di buono in lei avete trovato. Perché ora non vi va più bene? Cosa potete fare per far tornare il sereno nella coppia? E, quando la sera andate a letto, allungate un piede per toccare quello di vostro marito o di vostra moglie, magari facendo finta che sia stato per sbaglio, ma avvicinatevi e cercate di fare la pace. Non fate mai passare la notte senza aver chiarito ogni cosa.

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