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Ana Fron, Storie di donne immigrate: Lumturi Hoxhaj e il suo amore per l’Italia non ricambiato

 

di Ana Fron
Nel nostro territorio una delle nazionalità maggiormente rappresentate è quella albanese. Conosciamo tutti le ragioni per cui questa gente è emigrata in massa in Italia, ma la vicinanza territoriale e le difficoltà socio economiche non sono le uniche ragioni della migrazione. Come Edlira, si può arrivare per amore, oppure per motivi di sicurezza, come è successo a Suzana e alla sua famiglia. Tuttavia non è raro incontrare giovani che arrivano per motivi di studio ed è proprio questo il caso di Lumturi che vorrei raccontarvi in questa circostanza.
Lumturi Hoxhaj è una giovane donna che si laurea in Economia e Commercio in Albania e, prima di accingersi ad aprire uno studio commerciale, decide di conseguire in Italia un corso di informatica necessario per completare la sua formazione.
Ricevuto un visto di studio, valido per un anno, Lumturi arriva in Calabria nel 1999 e fa conoscenza per la prima volta con la vita oltre i confini. L’esperienza è alquanto positiva ma, nonostante ciò, l’intenzione di Lumturi continua ad essere quella di ritornare nel proprio paese.

Era determinata ad attenersi al suo piano iniziale, eppure alla fine non ha fatto più ritorno in Albania: per quale motivo?
Premetto che la mia è una storia lunga e complicata. All’epoca avevo un fratello in Italia, a Verona, che ad un certo punto si è ammalato. Internato all’ospedale, aveva bisogno di un familiare per ricevere assistenza e a mia madre non è stato concesso il visto. L’unica speranza per lui ero io, così ho chiesto la variazione del visto da studio a lavoro, creandomi la possibilità di poter entrare ed uscire in Italia all’occorrenza.
Quindi ha iniziato a lavorare in Calabria?
No. Non in Calabria. Avevo delle amiche nelle Marche, che mi hanno dato una mano per trovare lavoro qui.
Che tipo di lavoro ha trovato?
Ho accettato il primo lavoro che mi è stato offerto: magazziniere. Per me in quel momento non era importante il tipo di lavoro; mi interessava avere il permesso di soggiorno di lunga durata, che viene concesso solo se hai un impiego stabile, e poter entrare in Italia ogni qualvolta mio fratello avesse avuto necessità. Con il tempo mi sono ambientata bene e mi sono convinta sempre più a stabilirmi qui. A rafforzare tale convinzione è stata una buona offerta di lavoro come addetta amministrativa a Grottammare che mi dava tranquillità e, allo stesso tempo, mi permetteva di stare accanto a mio fratello.

Poi ha messo su famiglia. Ha trovato un compagno italiano?
No. Prima di partire ero già fidanzata in Albania con un ragazzo che ho fatto venire io in Italia. Lui però non è riuscito ad ambientarsi.
Per quale ragione non si è ambientato? Non ha trovato lavoro?
Il mio compagno, poi marito, e poi ex, non ha trovato subito lavoro. Quello che riusciva a rimediare era saltuario e al di sotto delle sue pretese. Inoltre, non conoscendo la lingua, non riusciva nemmeno a socializzare. Il malessere che viveva lo ha indotto a tornare in Albania.
E lei lo ha seguito?
Era appena nato il secondo figlio ed io non volevo rompere l’equilibrio familiare, vivendo divisi. Cosicché, un giorno, sul più bello, siamo tornati in Albania.
Avverto un rammarico da parte sua. Mi sbaglio?
Io stavo bene in Italia. Per me, la vita che conducevo era nettamente superiore a quella che avrei potuto vivere in Albania e, in questo, il tempo mi ha dato ragione. Tornando insieme ai due figli piccoli, ho trovato la sanità pubblica alquanto carente (mancavano persino le medicine); gli asili nido erano sprovvisti di riscaldamento ed erano anche insalubri e tutto questo degrado nei servizi pubblici mi costringeva a ricorrere ai privati, a prezzi molto alti. Dunque, non c’erano condizioni per far crescere bene ed in sicurezza i miei bambini e questo fatto mi ha condotta a prendere la decisione di ritornare in Italia, ad ogni costo. Dopotutto, in Italia avevo fatto grandi sacrifici per crearmi una posizione.
E siete rientrati nuovamente a Grottammare?
Solo io e i due figli. Mio marito è rimasto in Albania e in seguito ci siamo lasciati.
Al suo ritorno ha ritrovato il lavoro?
No, purtroppo ho perso il lavoro in amministrazione, anche se avevo preso solo un’aspettativa prolungata; ma mi sono rimboccata le maniche e ho fatto di tutto e di più; la condizione di mamma con due figli piccoli a carico non mi permetteva di scegliere niente. E questo vale anche tuttora, nonostante la laurea albanese in Economia e Commercio e altri diplomi che ho conseguito in Italia, come impiegata specialista per l’Internazionalizzazione d’Impresa, operatore EDP (Elaborazione Data Processing), assistente familiare, lavoro come collaboratrice domestica.
Conosce anche altre lingue, oltre l’albanese e l’italiano?
Conosco il russo a livello scolastico, conosco il francese e l’inglese livello B2.

Ha un importante curriculum, perché pensa di non essere riuscita a trovare un lavoro più attinente alla sua preparazione?
Io ho avuto un’opportunità, ma l’ho persa per motivi familiari. Forse appena arrivata in Italia, giovane e senza impegni, ero più ambita, professionalmente parlando. Senza figli piccoli, lavoravo fino a tardi. Una volta avuti i figli, è stato come “perdere di valore”. In termini di tempo non riuscivo a dare più tanta disponibilità.
La vita mi ha portato a fare delle scelte; alcune forzate ma, in sostanza, credo di non aver avuto le stesse possibilità dei locali, in quanto la mia laurea non è riconosciuta e non ho potuto partecipare ai concorsi statali.

Ultimamente, ci sono tante offerte di lavoro per ufficio da parte dei privati: ha fatto richiesta?
Si, ma mi rispondono che ho superato la soglia d’età. Anche se sono una cinquantanovenne, sono energica e amo lavorare.
Se potesse esprimere un desiderio per se stessa, quale sarebbe?
Riuscire ad avere un buon lavoro. Mi sarebbe piaciuto aver realizzato il sogno di una carriera lavorativa. Dopotutto ho studiato tanto fin da piccola. Avrei desiderato risparmiare il tempo e la fatica sprecati per ottenere e rinnovare i permessi di soggiorno; anche perché io ho sentito una grande attrazione per questo paese. L’ho sentito mio fin dall’inizio. A differenza di altri stranieri, io mi sono subito ambientata e ho socializzato con chiunque.
Ha avuto problemi con le “regole” e la burocrazia italiana?
Molti. L’ultimo è quello dell’ottenimento della cittadinanza. Pensi, mia figlia al compimento dei diciotto anni ha fatto richiesta e le è stata concessa. A me no.
Con quale motivazione le è stata rifiutata la domanda?
Il motivo è perché non riesco a dimostrare di avere un guadagno annuo che si colloca nel tetto richiesto.
Dunque, ha una figlia non autonoma economicamente, a suo carico, che può essere cittadina italiana, mentre lei no?
Si. È proprio così. È una incoerenza. I soldi della famiglia sono gli stessi, per me e per lei. Inoltre, il criterio economico predomina sull’integrità ed il valore reale della persona.

L’Italia è un paese favoloso con gente ospitale e per bene, ma le innumerevoli problematiche in materia di immigrazione (unite alla burocrazia) sono come un vortice che getta nella sofferenza tanti immigrati.
Le leggi in una società sono importanti, ma devono essere giuste e migliorare la vita delle persone, non creare intralci e difficoltà; altrimenti vengono infrante, con il rischio che portino man mano ad una cultura della trasgressione.
E poi, che grande perdita per lo stato italiano non riconoscere i diplomi conseguiti all’estero! Avere persone immigrate qualificate, per le quali non si è pagato un centesimo, e sprecare la loro competenze lasciandole fare le collaboratrici domestiche!
L’augurio è che presto ci sia un vero cambiamento.

 

Carletta Di Blasio: