Di Carletta Di Blasio e Alessio Perotti

GROTTAMMARE – “La prossimità della Chiesa e lo stile sinodale“: è stato questo uno dei temi cruciali affrontati durante la sessione inaugurale del X Meeting Nazionale dei Giornalisti che si è aperto giovedì 8 giugno, presso la Sala Convegni dell’Hotel Parco dei Principi di Grottammare, e che ha avuto come tema di fondo il “Giornalismo di prossimità”.
Tre gli ospiti illustri che hanno relazionato sul tema, moderati dal Prof. Giovanni Tridente, docente presso la Pontificia Università della Santa Croce: Thierry Bonaventura, Communication Manager Segreteria Generale del Sinodo; Cristiane Murray, Vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede; Vincenzo Corrado, Direttore UCS, Conferenza Episcopale Italiana.

Ad aprire i lavori è stato Thierry Bonaventura, il quale, dopo aver ricordato che “l’ascolto dei fedeli va fatto in vista dell’eschaton” e che “negli anni si è creato un certo disimpegno dei laici nei confronti dell’annuncio”, ha dichiarato: “Va riscoperto il servizio missionario, come ci suggerisce la Lumen Gentium al Cap. 2. Va favorito il cammino insieme basato sul ‘sensus fidei’“. In tal senso – ha aggiunto Bonaventura – “era necessario l’esercizio della sinodalità. Molti sono usciti dalla solitudine e dalla privatizzazione della fede. C’è un effetto di riconciliazione e ricongiunzione. Si passa da un io a un noi ecclesiale. Tre sono le parole sinodali: comunione, partecipazione e missione. Comunione in termini di accoglienza ed ospitalità. Missione possibile da parte di tutti. Partecipazione è l’aspetto concreto”.
Essere Chiesa sinodale significa essere Chiesa in uscita e che si scopre anche vulnerabile – ha concluso Bonaventura -. Per poterla realizzare è necessaria una samaritanizzazione dei rapporti: sostenere e infondere speranza, non escludere o giudicare; non offrire soluzioni affrettate e precipitose, bensì incontrare l’altro per condividere”. Bonaventura ha infine parlato anche dell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento che darà l’avvio alla seconda fase del Sinodo, sottolieando come molti processi siano già stati avviati localmente, senza attendere le decisioni dal Vaticano.

È stata poi la volta di Vincenzo Corrado, che da Settembre 2019 è Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). “Il cammino sinodale italiano – ha affermato Corrado – si intreccia col sinodo universale. Questo cammino è diviso in tre parti: una fase narrativa – che si sta concludendo insieme con l’anno pastorale -, una fase di discernimento e una fase sapienziale“. In merito alla fase narrativa, che è stata aperta a tutte le persone, “l’ascolto è passato attraverso tanta creatività – ha spiegato Corrado – e durante questo primo lungo momento di ascolto sono state delineate quelle che sono le priorità. Abbiamo scoperto che le istanze sollevate non sono isolate. Il sinodo è, infatti, crocevia fondamentale in un periodo epocale e dobbiamo quindi raccoglierne gli stimoli. Abbiamo colto un’esigenza di ritorno alle origini soprattutto in merito alla comunicazione ecclesiale che deve generare comunione: l’annuncio del Vangelo deve provocare una reazione, è fondamentale quindi svecchiare il linguaggio per centrare questo obiettivo; è inoltre necessario evitare di raccontare solo noi stessi, il nostro parlare deve essere dialogico”.

Ultima ad intervenire sul tema Cristiane Murray. La Vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede ha illustrato come il Sinodo sia un’esperienza partita dal Messaggio del Santo Padre per la 55° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali nell’Ottobre del 2021, in cui Papa Francesco ci ricorda che “l’ascolto parte dal cuore“. “In tal senso – ha affermato Murray – il Sinodo è una grazia, vissuta internamente alla Sala Stampa e verso l’esterno. Tutto, non solo l’aspetto professionale, ma anche quello di fede, è stato condiviso. La verità viene alimentata nella quotidianità con l’ascolto reciproco, senza nessuna gerarchia. La professionalità, infatti, non va mai disgiunta dalla fede e dalla spiritualità”.
“Tutti hanno espresso il timore che il cammino sinodale si fermi – ha concluso Murray –, invece deve essere continuo, perché l’ascolto promuove la comunione“.

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