GROTTAMMARE – Appena rientrato dagli studi televisivi “Fabrizio Frizzi” di Roma, in cui sono state registrate le puntate della trasmissione “L’Eredità” che lo hanno visto protagonista, abbiamo incontrato il giovane talento marchigiano Christian Rosati, 18 anni compiuti da pochi mesi, che si è distinto nel noto pre-serale di Raiuno, per cultura, umiltà e simpatia.

Ci racconti qualcosa di lei.
Sono originario di San Benedetto del Tronto, ma risiedo a Grottammare. Ho nel cuore entrambe le città, perché sono testimoni dei miei momenti più belli. Mia madre Marika è ragioniera presso una concessionaria e mio padre Gianluca è un imprenditore nel settore della pittura edile. Ho un fratello maggiore, Nicholas, che frequenta la Facoltà di Economia all’Università degli Studi di Milano – Bicocca. Io frequento la classe 5°B del Liceo Scientifico “Benedetto Rosetti” di San Benedetto del Tronto e, a breve, dovrò affrontare l’esame di maturità.

Come le è venuto in mente di partecipare al programma delle Rete Ammiraglia?
Questa è proprio una bella domanda, perché è legata ad una bella storia. Due mesi fa è venuto a mancare il mio nonno materno ed abbiamo chiesto a mia nonna Fiorella di venire ad abitare da noi per qualche settimana, così da farle pesare meno la mancanza del nonno. Durante il tempo che abbiamo trascorso insieme, lei ha proseguito con le sue consuete abitudini, costringendomi a modificare le mie! In genere, nel tardo pomeriggio, io sto studiando; lei, invece, a quell’ora, guarda il programma “L’Eredità”. In una delle tante giornate passate insieme, mi ha detto che aveva visto tanti giovani partecipare alla trasmissione e che quindi avrei potuto provare anch’io. Per farla contenta ho deciso di provare, anche perché non mi costava nulla renderla felice!

Come sono avvenute le selezioni per entrare nel programma?
Ad aprile ho compilato il modulo di iscrizione e qualche giorno dopo sono stato contattato per ulteriori informazioni personali, come la scuola frequentata, le passioni, le attività svolte nel tempo libero. Successivamente, il 3 maggio, sono stato raggiunto via Skype da un collaboratore del programma per simulare una puntata della trasmissione: mi sono state rivolte alcune domande di cultura generale, suppongo per verificare la mia spigliatezza di fronte alle telecamere. Qualche giorno dopo sono stato avvisato telefonicamente che il 13 maggio sarei dovuto essere a Roma per partecipare alla trasmissione.

Da chi si è fatto accompagnare a Roma?
Sono arrivato a Roma in pullman con mia madre. Sinceramente non pensavo che sarei rimasto più giorni in trasmissione, quindi ho deciso di andare il venerdì, così da poter trascorrere il fine settimana con mia madre e poi tornare a casa. Poi, però, ci hanno detto che per regolamento i familiari non possono partecipare al programma, quindi mia madre è rimasta con alcuni amici romani, mentre io sono andato in trasmissione da solo. Quando poi ci siamo resi conto che sarei dovuto restare più giorni, mia madre è dovuta comunque tornare a casa per impegni di lavoro, mentre io sono rimasto a Roma da solo.

Come è stato l’impatto con i professionisti della trasmissione Rai?
È stato più che positivo. Tanti sono i professionisti che lavorano nel settore, ma si dividono principalmente in due categorie: una è quella della produzione televisiva della Rai, l’altra è quella dei lavoratori dell’azienda Banijay che si occupa dei casting. Tutti sono stati molto gentili con me: oltre che professionali e precisi, sono stati anche accoglienti e ci hanno detto più volte che il loro intento era quello di farci divertire, così da lasciare nella nostra mente un bel ricordo di quelle giornate. In particolare il conduttore Flavio Insinna mi ha inizialmente molto emozionato, ma poi si è dimostrato un grande professionista davanti alle telecamere, preparato e competente, ma anche molto affabile dietro le quinte, sempre occupato a curarsi di noi concorrenti e a metterci a nostro agio. Ovviamente, mentre stavo registrando, nonostante il contesto accogliente e sereno, la tensione era comunque alle stelle e non ero affatto calmo! Ma, tutto sommato, credo di aver fatto del mio meglio.

Come si è preparato a livello culturale?
Sinceramente, avendo saputo con poco preavviso di essere stato scelto per partecipare alla trasmissione, non ho avuto il tempo per potermi preparare ulteriormente. Credo inoltre che nel gioco, un po’ come nella vita, oltre all’impegno, ci voglia anche un po’ di fortuna. Nel programma, per come è organizzato il gioco, è importante dimostrarsi sicuri di se stessi. I concorrenti, infatti, decidono di mandare in sfida l’avversario che, secondo loro, è più emozionato e quindi più debole. Perciò è stato molto importante anche mostrarmi sicuro di me: su questo un po’ ho cercato di prepararmi. Per il resto, invece, ovvero per quanto concerne le conoscenze di cultura generale, devo ringraziare il Liceo Rosetti e i suoi docenti che in questi cinque anni mi hanno trasmesso un grande entusiasmo verso lo studio e mi hanno permesso di vivere esperienze stimolanti e altamente formative. Il merito, pertanto, va condiviso con loro.

Com’è stata questa esperienza?
Bellissima. Prima di tutto a livello formativo, ma anche come esperienza di divertimento. Non ho mai voluto partecipare con la pretesa di vincere qualcosa. Quello che è arrivato è stata una grande sorpresa, ma certamente non preventivata. E sono felice di aver partecipato, rendendo così felice ed orgogliosa anche mia nonna.

Cosa farà con il montepremi vinto?
In realtà non si vince denaro, bensì monete d’oro. Tolte le tasse, quel che resta va trasformato in denaro e questo non è il momento buono per farlo! Credo che sicuramente userò quel gruzzoletto per i miei studi futuri. Inoltre, una piccola parte vorrei usarla per far del bene, anche se ancora devo decidere in che maniera.

Quali sono le sue passioni e i suoi sogni?
Prima di tutto la musica, cantata, ballata e suonata! Ho frequentato la scuola di danza moderna e di tip tap. Inoltre, fin da piccolo, mi sono appassionato allo studio del pianoforte. Ho fatto parte di un duo insieme ad un mio amico delle elementari, poi qualche anno fa ci siamo separati per motivi di studio. Da poco ho ripreso a suonare in una band con altri tre amici. Mi piace molto anche cantare, tanto che, oltre a suonare il pianoforte, nel gruppo sono anche cantante. Partecipo inoltre al coro della Scuola. Il mio vero sogno è quello di entrare nel mondo dello spettacolo come showman. Mi piacerebbe diventare il Fiorello del futuro. Ho sempre provato gusto ad esibirmi e so di potermi giocare alcune carte in questo settore professionale, ma so anche che si tratta di un sogno difficile da realizzare, quindi non voglio fossilizzarmi su questo sogno e magari sprecare altre occasioni che la vita mi propone. Perciò, appena superato l’esame di maturità, mi iscriverò alla Facoltà di Medicina di Pavia, per poi specializzarmi in Oftalmologia, perché mi piacerebbe diventare un oculista. Fin da piccolo, infatti, quando andavo dall’oculista, ero molto attratto dagli attrezzi che usava e mi è rimasta questa grande curiosità. Ho infine altre due passioni. La prima è quella per la scrittura: ho scritto 7 canzoni, ma ne ho pubblicato solo due su Spotify. La seconda è la cucina: nel tempo libero mi piace fare dolci, in particolare la cheese-cake.

Quale messaggio vuole dare ai lettori?
Vorrei dire di non avere paura di niente. Lo dico, ad esempio, agli studenti che dovranno affrontare l’esame di maturità o a chi, per varie ragioni, si trova dover sostenere una prova. Credo che la paura derivi dalla consapevolezza di non aver fatto il massimo; al contrario, la sicurezza viene da noi stessi, dalla convinzione di essere pronti, di aver fatto il massimo per raggiungere l’obiettivo. Se abbiamo fatto del nostro meglio e ci siamo impegnati, dunque, perché avere paura?! Più in generale lo dico a tutti i lettori. Vedo spesso come molti studenti si facciano prendere dall’ansia da prestazione, sia negli studi sia nella vita. In entrambi gli ambiti c’è molta pressione: nella vita per raggiungere il successo o comunque obiettivi troppo alti; negli studi magari il voto alto di una verifica. Molti miei coetanei pensano sempre di non essere abbastanza: io credo, invece, che ognuno debba accettare i propri limiti – e magari cercare di migliorarsi –  ma credo anche che uno debba soprattutto concentrarsi su quello che sa fare e formarsi sempre di più in quelle discipline, dove magari trova anche piacere e divertimento. La fragilità di molti miei coetanei, secondo me, deriva dall’esagerato valore che danno al giudizio altrui, che spesso li preoccupa e molte volte li condiziona. Fortunatamente io ho un carattere molto aperto che mi aiuta a tirare fuori le miei fragilità e a lavorarci. In questo la fede personale e il fatto di viverla anche attivamente nella comunità di appartenenza mi aiuta molto. Consiglio quindi a tutti i giovani di cercare la strada per la felicità nelle piccole cose di tutti i giorni, che spesso ci rivelano i grandi valori della vita.

 

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