(Foto Siciliani – Gennari/SIR)

Diana Papa

È sempre difficile iniziare un cammino nel deserto soprattutto quando mancano dei punti fermi che orientano i passi. Eppure l’esperienza del deserto spesso accompagna la nostra esistenza, anche se, a volte, facciamo fatica a gestirla. Distratti e attratti contemporaneamente da molti fuochi fatui disseminati ovunque, spesso ci addentriamo in terreni sconosciuti, senza avere una meta da raggiungere. Viviamo l’ebbrezza della libertà senza limiti, dove tutto è possibile, dove ogni passo è guidato dal proprio io.
Carichi di zavorra che appesantisce il nostro cammino, spesso non riusciamo a vedere l’orizzonte della vita: tutto sembra indefinito e le quotidiane sicurezze che ci creiamo, non ci aiutano a cercare, anche quando l’itinerario è delineato.Solo se ascoltiamo nel profondo di noi stessi il bisogno di liberarci completamente di tutto ciò che rallenta il nostro incedere e che non permette di scoprire il senso della nostra vita, allora sorgono spontanee delle domande: chi sono? dove sono? che senso ha la mia vita?
Basterebbe far memoria della bellezza dell’essere umano tanto amato dal Signore, per tacitare le voci che ci distraggono e che non ci permettono di scoprire che costantemente viviamo alla presenza di Dio, anche quando non ne siamo consapevoli.
In questo percorso altalenante, la Chiesa ci offre il tempo quaresimale, per riscoprirci creature nelle mani del Signore.Egli continua ad alitare sulla nostra vita e ci dona la forza per portare il Suo amore nelle situazioni concrete di ogni giorno. Mentre sperimentiamo il suo amore, impariamo ad ascoltare la chiamata del Figlio suo. Lungo il cammino ci rendiamo conto che, per seguire Gesù, occorre un granellino di fede, una dose di abbandono e di fiducia in Dio, una carica di consapevolezza di essere in compagnia del Risorto che ci aiuta a vivere il Vangelo. Scopriamo nel tragitto che le tante idee vaganti nella nostra mente spesso sono inconsistenti e che bisogna trovare la sintesi dei nostri desideri intorno al disegno del Signore, l’unico che resta saldo (cfr. Pro 19,21) e che ci indica la strada da seguire, per essere felici.
Prima o poi ognuno è chiamato ad attraversare il deserto, per decidere che cosa fare della propria vita. Che cosa comporta il cammino?
Esso, che non è solo un luogo geografico, è il tempo vissuto in un spazio esistenziale dove ognuno è chiamato a misurarsi con ciò che è veramente importante nella propria vita. Liberi di tutto, si può giungere alla scelta di spogliazione di ciò che non è necessario, perché emerga quello che è veramente vitale per l’esistenza.
Oggi spinti dal bisogno di apparire, di essere in prima pagina, di colpire, di essere costantemente connessi, rischiamo di perdere l’esperienza tangibile della vita. Senza voler demonizzare i social, solo la distanza reale tra persone ci permette di sentire l’odore dell’altro, la sua presenza, avvertire le sensazioni, sperimentare l’intimità fatta di sguardi, di silenzi, di dono, di reciprocità, per vivere nell’arco della giornata esperienze veramente umane.
Ormai ci siamo addentrati nel tempo forte della Quaresima e Dio ci attende con la sua Parola, con la sua presenza, con le sue visite di gioia e di dolore… Egli ci parla sempre!È il momento favorevole per rimetterci in carreggiata e riscoprire le coordinate su cui camminare, senza essere travolti dal chiasso o risucchiati da tante voci che ci distolgono dal cammino autentico che ci attende.
Lungo la via, scopriamo di essere avvolti da una Presenza che ci aspetta da sempre e che non è in competizione con l’umanità. Mettendoci in relazione con il Mistero, sperimentiamo la bellezza del dono della vita ricevuto da Dio, avvertiamo il bisogno di invocarlo, chiediamo a Gesù di insegnarci a pregare alla presenza del Padre suo, per divenire compagni di viaggio di tutti coloro che incontriamo.
Durante il cammino il deserto ci invita a fare verità su noi stessi e sugli altri senza pregiudizi, senza convinzioni e critiche, per verificare la capacità di ascolto, di accoglienza, di dono.Nel deserto, mentre sperimentiamo la cura del Signore che sussurra al cuore: “non temere, ti ho chiamato per nome”, nello stesso tempo siamo invitati da Lui a guardarci dentro, per scoprire che oggi possiamo essere, per le donne e per gli uomini del nostro tempo, delle oasi di pace intrise di umanità.

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