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Montelparo, alla scoperta della chiesa di Sant’Antonio da Padova

di Letizia Ferracuti, Archivista Parrocchiale dell’Archivio Storico Micaelico di Montelparo

MONTELPARO – Scopriamo insieme la storia e le caratteristiche della chiesa di Sant’Antonio da Padova in Montelparo.

 

La chiesa

Come attestano i documenti, l’edificio fu consacrato nel 1668.
La fabbrica si presenta di modeste dimensioni, realizzata in pietra arenaria e laterizio con il campanile a vela sul lato destro. Attraverso un portale a tutto sesto, si accede all’interno ad un’unica navata, con il tetto a capriate lignee. Purtroppo oggi tutto il tetto é crollato a causa dei terremoti del 2016 con grave danno dell’altare sottostante. Sia l’ingresso principale che quello secondario, posto sul lato lungo di sinistra, presentano acquasantiere in travertino bianco con lo stemma del vescovo di Montalto Girolamo Codebo’ in carica dal 1645 al 1612 . La chiesa non ha più arredi sacri. L’altare maggiore, il meglio conservato, è dedicato a San Michele Arcangelo, come si evince dalla statua situata sulla sua sommità. Esso, realizzato completamente con la tecnica dello stucco, si compone di elementi dell’architettura classica: due coppie di colonne scanalate con capitelli corinzi, sormontate da un sontuoso architrave decorato con palmette e dotato di due timpani ornati da volute asimmetriche; queste fiancheggiano una cimasa dove due putti sorreggono un timpano spezzato contenente la statua di san Michele. Il santo è raffigurato, come nella stemma del Comune di Montelparo, mentre si erge su tre colli: nella mano destra una lancia, oggi perduta, nella sinistra il modello della cittadina. Gli altari laterali, ugualmente realizzati in stucco, presentano ancora delle tracce di pittura e di doratura ed oggi sono in grave stato di incuria. Entrambi sono composti di due colonne con decorazione fitomorfa che sorreggono una trabeazione ornata da fregi e un frontone con timpano spezzato. Da una visita pastorale del 1749, sappiamo che l’altare di sinistra era dedicato alla Beata Vergine del Carmelo e quello di destra a Sant’Alessio e Santa Chiara. Nel primo si può vedere sulla sommità uno stemma con un leone rampante non identificabile. Nel secondo, su una delle colonne compare una figura di angelo guerriero purtroppo priva del volto; inoltre, all’interno di un cartiglio, emerge la data del 1661, si tratterebbe quindi di un ulteriore intervento promosso dal vescovo Codebò per questa chiesa.

Dipinti murali
Nell’altare maggiore è presente un’immagine della Vergine, assisa su un trono, che regge con una mano il Bambino e con l’altra tiene una rosa. L’immagine, staccata a massello, proviene dalla chiesa di Santa Maria in Polisiana, una chiesa rurale non più esistente che si trovava in contrada Cocciarella di Montelparo. Il trasferimento della sacra immagine fu ordinato dal vescovo Leonardo Cecconi nel 1753. Secondo il Crocetti, il dipinto risalirebbe al XVI secolo. Dopo essere stato ricollocato, l’affresco è stato abbellito con una finta struttura architettonica decorata con trionfi di fiori e girali con due putti che sorreggono un telo dietro il trono della Madonna. Al di sopra del trono affiora il Volto di Cristo patente: evidentemente si tratta di un frammento di una decorazione precedente che raffigurava Cristo uomo dei dolori. Secondo il Crocetti risalirebbe alla seconda metà del XV secolo e sarebbe riferibile al pittore vittorese Fra’ Marino Angeli. Inedite sono le due figure di santi che si vedono sulla cimasa dell’altare di destra. È molto probabile che risalgano al 1661, data che compare sull’altare. Dagli attributi iconografici del giglio e del libro si può riconoscere con certezza Sant’Antonio da Padova; per l’altro, a mio avviso, sussistono dei dubbi, forse si tratta di Santa Chiara.

Carletta Di Blasio: