Di Maria Francesca Santori

Per quanto indietro possiamo guardare, nel nostro Paese i tempi sono sempre stati difficili. E ci sono sempre stati intellettuali che hanno descritto e commentato la situazione, in tono amaro o drammatico o adirato.
Pensiamo solo all’invettiva di Dante, nel canto sesto del Purgatorio, alla canzone del Petrarca Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno, alla campagna senza argini di cui dice Machiavelli nel capitolo XXV del Principe, alla riflessione manzoniana sulla decadenza morale dell’Italia che troviamo ne I promessi sposi, alla canzone All’Italia del Leopardi, all’Italia degli Scritti corsari di Pier Paolo Pasolini “Paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero”.

Si potrebbe continuare, fino ad arrivare alle riflessioni di scrittori, pensatori, giornalisti, che con lucido spirito critico e allo stesso tempo con passione profonda, analizzano la realtà politica, sociale, culturale dei nostri giorni, sferzando spesso i vizi nazionali più di quanto non esaltino le patrie virtù.
Come non considerare, dunque, che il nostro Paese complesso, diviso, litigioso, ha generato, insieme ai problemi, tanti Uomini Grandi?
Come non considerare che la complessità e la divisione vengono dal nostro essere diversi e variegati e che tuttavia la stessa varietà si è meravigliosamente manifestata nell’arte, nella moda, nella cucina, in tutto ciò che rende l’Italia davvero unica?
Non si tratta quindi di sminuire in alcun modo i tanti problemi che ci affliggono, ma di coltivare il coraggio e la speranza, utili ad affrontarli e a risolverli, facendo memoria delle straordinarie risorse umane e materiali della nostra nazione: la stessa di cui tante volte a ragione ci lamentiamo, da cui proclamiamo talora che vorremmo fuggire verso paradisi di ordine e di senso civico.

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