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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si sono svolti ieri, 9 gennaio 2023, alle ore 15:00, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto, i funerali di Mons. Gervasio Gestori, vescovo della Diocesi Truentina dal 1996 al 2013.
La Santa Messa, trasmessa in diretta dal nostro giornale in collaborazione con “Radio Ascoli in TV” e seguita con commozione e compostezza dalla folta assemblea presente, è stata presieduta dal vescovo diocesano Carlo Bresciani e concelebrata da: il cardinale Edoardo Menichelli, vescovo emerito di Ancona – Osimo; il cardinale Francesco Coccopalmerio, membro del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica di Roma e presidente emerito del Pontificio Consiglio per i testi legislativi; l’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio; l’arcivescovo di Ascoli Piceno Gianpiero Palmieri; il vescovo di Fano – Fossombrone – Cagli – Pergola Gianfranco Trasarti; il vescovo di Senigallia Francesco Manenti; l’arcivescovo emerito di Camerino – San Severino Marche Francesco Giovanni Brugnaro; il vescovo emerito di Fabriano – Matelica Giancarlo Vecerrica; l’arcivescovo emerito di Pesaro Piero Coccia; il vescovo emerito di Senigallia Giuseppe Orlandoni. Presenti anche Mons. Samuele Sangalli, officiale della Congregazione Romana dei Vescovi; Mons. Walter Magni della Diocesi di Milano, vicario episcopale per la Vita Consacrata; Mons. Angelo Pirovano, parroco di Erba e cappellano di Sua Santità.

Presenti alla celebrazione, nei banchi prossimi al feretro, i parenti e gli amici più stretti del vescovo emerito della Diocesi Truentina: i nipoti Elena, Paola e Roberto Gestori; la dott.ssa Giuseppina Massicci e la famiglia Bettoni al completo (il diacono Giovanni, la moglie Cristina Valori, i figli Francesco, Elisabetta e Sara) che hanno condiviso con Gestori non solo l’abitazione, ma anche numerosi momenti di vita; le Suore Francescane dei Sacri Cuori che lo hanno assistito in questi anni, in particolare la madre superiora Amabile, le consorelle Jenith e Rose e altre otto consorelle venute appositamente da Roma. Presenti anche numerosi sindaci dei Comuni della Diocesi, il presidente della Provincia di Ascoli Piceno Sergio Loggi e tutte le massime autorità militari e civili della città di San Benedetto del Tronto, tra cui il primo cittadino Antonio Spazzafumo.

Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia: “Celebriamo in preghiera l’ultimo saluto a S.E. Mons. Gervasio Gestori, mio predecessore su questa cattedra di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Di fronte alla morte, e al dolore da essa provocato, alla Chiesa resta solo la parola della preghiera e del suffragio che, in fondo, è la parola più fondamentale della vita e della vita cristiana in particolare. La preghiera di suffragio, con la quale affidiamo a Dio coloro che sono morti, è l’unica che può essere ancora utile a coloro che ci hanno lasciato.
Lo facciamo credendo fermamente in quanto ci ha detto la prima lettura tratta dal libro della Sapienza: ‘Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio’. Confidiamo e preghiamo perché sia così anche per il vescovo Gervasio. Lo affidiamo alle mani di Dio, perché crediamo quanto con il salmo responsoriale abbiamo pregato: ‘Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono’. Preghiamo, perché il Signore, nella sua misericordia, lo accolga con amore, come un figlio che torna a casa dopo un lungo e faticoso lavoro nella sua vigna accettato liberamente in risposta ad una chiamata che ha dato senso ad una intera vita. Lui solo conosce fino in fondo di cosa è stata plasmata la sua vita, ciò che l’ha abitata nel suo intimo, l’amore che ha ispirato il suo agire.
La nostra vuole essere la preghiera di tutta la Chiesa diocesana, quella Chiesa che lui in vita ha amato e servito con il governo pastorale per molti anni e nella quale ha voluto restare anche dopo aver terminato il suo ministero episcopale.
Con la nostra preghiera in questa celebrazione funebre, vogliamo esprimere il nostro grazie a Dio per i numerosi e preziosi doni che, attraverso il ministero episcopale di mons. Gestori, ha elargito alla nostra Diocesi negli anni del suo governo pastorale. La nostra preghiera di suffragio vuole essere anche una espressione di gratitudine nei suoi confronti per la testimonianza di operoso amore a Dio, al Vangelo e alla Chiesa che ci ha dato e che ci lascia come prezioso patrimonio. Molte, infatti, sono le iniziative pastorali da lui realizzate con grande impegno e dedizione a beneficio della Chiesa Truentina nei 16 anni in cui l’ha retta come vescovo. Per tutto quello che ci ha donato non possiamo che dire grazie a lui e a nostro Signore, fonte e origine di ogni dono.
La Parola di Dio che è ora stata proclamata orienta in questi momenti i nostri pensieri e la nostra preghiera a ravvivare la speranza nel Signore, anche di fronte alla morte. San Paolo ci ha detto che ‘la speranza [in Dio] non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato’ (Rom 5, 5). La Parola di Dio, come sempre, ci orienta e ci sostiene, soprattutto nei momenti di dolore e di oscurità come sono i momenti in cui dobbiamo fare i conti con l’oscurità della morte. Ci invita a lasciarci permeare da quella speranza che non delude e che di fronte alla morte trova fondamento solo nella resurrezione di Cristo; nella morte e resurrezione di Colui che per amore è morto per noi. È la speranza nella quale il vescovo Gervasio ha vissuto e donato la sua vita consacrandola a servizio della Chiesa nel presbiterato, prima, e nell’episcopato, poi.
La fiamma della lampada della fede e della speranza egli l’ha tenuta accesa fino alla fine: Dio l’ha trovato vigilante con la lampada accesa, come ho potuto constatare più volte negli incontri avuti con lui nell’imminenza della sua morte. Le sue ultime parole sono state parole di fede e di incoraggiamento per tutti, come molti sacerdoti, che l’hanno visitato nei suoi ultimi giorni, hanno potuto ascoltare dalla sua viva voce. Parole di fede e di speranza che conserviamo come il suo ultimo grande dono a noi e alla Diocesi che ha servito e amato. Noi le accogliamo così, come un dono, e gli siamo grati per questo suo esempio, per la sua testimonianza di fede anche di fronte alla morte, testimonianza che conserviamo come prezioso ricordo.
Egli ha voluto ricevere gli ultimi sacramenti -unzione degli infermi ed eucaristia- con coscienza vigile nel raccoglimento della fede: lui stesso, ormai ammalato, consapevole della gravità della malattia e dell’avvicinarsi della morte, mi aveva chiesto esplicitamente di poterli ricevere da me mentre era ancora pienamente cosciente. Voleva riceverli e viverli con consapevole atto di fede e di abbandono nelle mani del Signore. Così è stato: li ha ricevuti pregando. Ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita su questa terra nella preghiera, con sereno abbandono in Dio, spesso ricordando la Diocesi e pregando per lei e per i sacerdoti in particolare. È andato con serena fiducia all’incontro finale con Dio.
In un biglietto firmato e scritto di suo pugno il 6 novembre 2022, quando era ormai consapevole della gravità della malattia senza possibilità di rimedio, ha scritto. ‘Ecce venio ad te, dulcissime Domine. Quem amavi, quem quaesivi, quem semper optavi, dulcissime Domine!’ (Ecco vengo a te, dolcissimo Signore. Ti ho amato, ti ho cercato, ti ho sempre desiderato, dolcissimo Signore!).
In questo momento in cui la morte, il mistero e il dolore che la avvolgono, ci colpiscono in modo particolare, rinnoviamo anche noi la fede e la speranza nella resurrezione finale che Gesù ci ha promesso. In questa fede e in questa speranza il vescovo Gervasio ha vissuto e confidato per tutta la sua vita. Possa ora vedere compiuta questa speranza. Possa egli godere della luce del volto di Cristo, di quel Cristo che ha amato e desiderato per tutta la vita servendo il suo corpo che è la Chiesa. Possa ora trovare in Lui la meritata ed eterna pace del Paradiso. La Madonna, che egli ha amato intensamente, lo accompagni a questo incontro. Riposi nella pace di Cristo”.

Bresciani ha poi ricordato gli eventi salienti della vita di Mons. Gestori: “Egli venne a San Benedetto del Tronto nel 1996, nominato vescovo di questa Diocesi da San Giovanni Paolo II. Succedeva a S.E. mons. Giuseppe Chiaretti e rimase suo vescovo fino al gennaio 2014. Milanese di nascita (nacque a Barlassina nel 1936), proveniva dall’incarico di sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, dopo essere stato precedentemente docente di filosofia nel Seminario milanese di Venegono e poi vicerettore del liceo nello stesso seminario. Nel suo ministero episcopale continuò l’opera di unificazione della diocesi, costituita come diocesi di san Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto solo 10 anni prima e ancora bisognosa di crescere ulteriormente nella sua nuova identità ecclesiale.
Mancava ancora di qualche struttura pastorale, completata da lui con l’acquisizione dello stabile di Via Pizzi, ora sede degli Uffici pastorali della Diocesi, del Centro Famiglia e di uno dei Musei sistini della Diocesi, uno della rete di musei diffusa sul territorio diocesano e da lui costituita per preservare e proteggere il prezioso e numeroso patrimonio artistico e culturale delle nostre parrocchie.
Quasi a conclusione dell’opera di unificazione nella nuova Diocesi, allo scopo di tracciare per gli anni futuri il cammino pastorale della stessa, promosse con decisione il primo sinodo diocesano, terminato con la pubblicazione delle norme finali nel 2011.
Tale sinodo resta ancora la guida per gli anni a venire.
Promosse attivamente la carità attraverso il centro diocesano della Caritas sito in via Madonna della Pietà, oggi vero punto indispensabile di riferimento per molti bisognosi sia italiani che stranieri. Ebbe un grande amore alla liturgia che curava con particolare attenzione anche nella sua forma celebrativa.
Al temine del suo governo pastorale, non volle separarsi dalla sua sposa (la Diocesi), come egli stesso ebbe a dire nel 25° anniversario della sua consacrazione episcopale. Scelse di rimanere in Diocesi come emerito, stabilendosi ad Acquaviva Picena da cui, come ancora ebbe a dire, poteva continuare ad ammirare dall’alto San Benedetto del Tronto con il suo porto. Un modo per sentirsi ancora pienamente appartenente a questa Diocesi da lui amata. In attesa della resurrezione ha chiesto di essere sepolto nella nostra Cattedrale ai piedi della Madonna di Lourdes di cui è stato sempre molto devoto, guidando anche molti pellegrinaggi diocesani a quella grotta miracolosa. Sia Maria, patrona della nostra Diocesi sotto il titolo di Madonna di San Giovanni, ad accompagnarlo all’incontro con il Padre celeste alle cui mani affidiamo la sua anima, perché l’accolga con la benevolenza di un Padre verso il figlio che torna a casa. Riposi in pace”.

Al termine della Messa, il vicario generale della Diocesi, don Patrizio Spina, ha letto il testamento spirituale di Mons. Gestori: “Mi presento davanti a Dio pieno di timore per le molte fragilità della mia vita, durante la quale mi sono state affidate gravose responsabilità ecclesiali, ma soprattutto sono fiducioso nella Sua infinita misericordia, perché ha donato anche per me il Figlio Suo come Salvatore. Sono grato a Dio per il grande dono della vita e per i doni della fede, dell’Eucaristia, del sacerdozio e per la grazia del perdono.” Tante le persone che Gestori ha ricordato nel suo testamento spirituale: gli amatissimi genitori, la parrocchia di Barlassina, la Chiesa Ambrosiana, le diverse Comunità che ha servito, il caro Seminario di Milano, la mai dimenticata parrocchia di Melzo, la impegnativa Segreteria della Conferenza Episcopale Italiana ed infine la Diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, che ha definito sua “Sposa carissima” che lo “ha educato ad essere un buon pastore”.

Dopo la benedizione della salma, il feretro è stato portato davanti all’altare di Lourdes per essere sepolto di fianco al primo vescovo di San Benedetto del Tronto, Giuseppe Chiaretti, scomparso poco più di un anno fa. In diverse missive inviate a don Romualdo Scarponi, già vicario generale della Diocesi, Gestori aveva espresso il desiderio di essere sepolto nella Cattedrale della Diocesi Truentina. Una scelta che conferma il senso di appartenenza di Gestori a questa terra e anche la sua devozione e vicinanza alla Madonna di Lourdes, che – come ha ricordato il vescovo Bresciani – era una meta frequente dei viaggi che il vescovo emerito era solito effettuare con i malati della comunità diocesana.

Numerosi i Sindaci che, terminato il rito di sepoltura, si sono avvicinati alla tomba per dire una preghiera e dare un saluto a Gestori. Numerosi anche coloro che hanno lasciato un pensiero nell’apposito quaderno delle dediche. Come ha detto don Vincenzo Catani durante la diretta dei funerali, condotta con il giornalista Marco Sprecacé, la presenza folta di fedeli è la testimonianza di quel legame stretto che Gestori riusciva a creare con le persone,  di cui ricordava quasi sempre il nome e a cui sorrideva sempre.

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