DIOCESI – Prosegue il nostro viaggio alla scoperta degli Uffici Pastorali Diocesani. In occasione del secondo incontro di formazione per i nuovi ministri straordinari dell’Eucaristia che si terrà questa sera, lunedì 19 dicembre, alle ore 21,00 presso la Chiesa di S. Pio X abbiamo incontriamo don Ulderico Ceroni, teologo liturgista, per diversi anni docente presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Mater Gratiae di Ascoli Piceno, attualmente parroco della parrocchia San Pio X di San Benedetto del Tronto e direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Da cosa nasce l’esigenza di un Ufficio Liturgico Diocesano?
La Sacrosanctum Concilium, promulgata da papa Paolo VI nel 1963, contiene i principi essenziali per la riforma liturgica della Chiesa Cattolica dopo la chiusura del Concilio Vaticano II. In essa si afferma che la liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia. Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore (SC, n. 10). I pastori d’anime curino con zelo e con pazienza la formazione liturgica, come pure la partecipazione attiva dei fedeli, sia interna che esterna, secondo la loro età, condizione, genere di vita e cultura religiosa. Assolveranno così uno dei principali doveri del fedele dispensatore dei misteri di Dio. E in questo campo cerchino di guidare il loro gregge non solo con la parola ma anche con l’esempio (SC, n. 19). Il Vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge: da lui deriva e dipende in certo modo la vita dei suoi fedeli in Cristo. Perciò tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al Vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi presbiteri e ministri (SC, n. 41). Parimenti sia costituita nelle singole diocesi la commissione di sacra liturgia allo scopo di promuovere, sotto la guida del vescovo, l’apostolato liturgico (SC, n. 45). I vescovi perciò sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e nello stesso tempo organizzatori, promotori e custodi della vita liturgica nella Chiesa loro affidata. Mettano perciò in opera ogni loro sforzo, perché i fedeli, per mezzo della eucaristia, conoscano sempre più profondamente e vivano il mistero pasquale, per formare un corpo più intimamente compatto, nell’unità della carità di Cristo (Decreto Conciliare Christus Dominus, n. 10). È da tutto questo che nasce l’esigenza di un Ufficio Liturgico Diocesano che abbia le seguenti caratteristiche: sia pienamente informato sullo stato e sull’attività liturgico-pastorale della Diocesi; attui diligentemente le direttive emanate dalla competente autorità in materia liturgica e si tenga informato sugli studi e le iniziative che si svolgono altrove in ambito liturgico; proponga e promuova iniziative di ogni genere che possano contribuire al progresso della vita liturgica, specialmente per dare risposte e strumenti ai sacerdoti che già lavoravano nella vigna del Signore; suggerisca, per i singoli casi o per tutta la Diocesi, le opportune e progressive tappe dell’azione liturgico-pastorale; chiami persone idonee per aiutare i sacerdoti nella sempre maggiore conoscenza della prassi liturgica, predisponendo mezzi e sussidi adeguati; provveda che le iniziative nella Diocesi, volte a promuovere la liturgia, procedano d’accordo e con il reciproco aiuto di altri gruppi secondo quanto previsto per la Commissione Liturgica istituita presso la Conferenza Episcopale.

Di cosa si occupa dunque l’Ufficio Liturgico Diocesano?
A partire dalle solenni espressioni della Costituzione Conciliare sulla Sacra liturgia e dalle numerose indicazioni date dal magistero negli ultimi anni, l’Ufficio Liturgico Diocesano ha per finalità la guida e la promozione della vita e della pratica liturgica all’interno della Diocesi operando con i sacerdoti, i diaconi, i ministri, gli operatori pastorali e tutto il popolo di Dio, in coordinamento e d’intesa con gli altri Uffici diocesani. A tale scopo esso promuove la conoscenza della liturgia e la formazione allo spirito liturgico, favorisce la conoscenza dei documenti liturgici della Chiesa e cura la presentazione dei nuovi libri liturgici, orienta a una corretta pratica della liturgia secondo le vigenti norme della Chiesa, traccia le linee guida per lo svolgimento dei corsi per la formazione agli incarichi liturgici dei fedeli laici.

Attraverso quali iniziative avviene tutto questo? E, in particolare, quali proposte sono previste per questo anno pastorale in corso?
Negli anni scorsi abbiamo istituito dei corsi per la formazione dei fotografi, dei fioristi, dei cantori e dei lettori. Quest’anno, invece  abbiamo pensato di effettuare incontri mensili per i nuovi Ministri dell’Eucaristia e per coloro che dovranno rinnovare il mandato nel giorno di Pentecoste. Stasera in particolare, alle ore 21:00, presso la Chiesa di San Pio X, si terrà il secondo incontro a loro dedicato, durante il quale la prof.ssa Francesca Benigni approfondirà il tema dei ministeri nella Chiesa.

La liturgia ha una dimensione teandrica, ovvero allo stesso tempo divina e umana. Cosa significa? E come si può recuperare una dimensione più «umana» della liturgia?
Benché la sacra liturgia sia principalmente culto della maestà divina, tuttavia presenta anche un grande valore pedagogico per il popolo credente. Nella liturgia, infatti, Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il suo Vangelo; il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera (SC, n. 33). Perciò la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati nell’unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente tutto in tutti (SC, n. 48).

Quale messaggio vuole dare ai sacerdoti, agli operatori liturgici e a tutti i fedeli in merito alla liturgia?
Riprendo le parole della Sacrosanctum Concilium per esortare i confratelli affinché i riti splendano per nobile semplicità, siano trasparenti per il fatto della loro brevità e senza inutili ripetizioni, siano adattati alla capacità di comprensione dei fedeli né abbiano bisogno generalmente di molte spiegazioni (SC, n. 34). Si auspica inoltre una certa uniformità dei riti e della cura degli altari, cosicché ogni fedele, in qualsiasi parrocchia e in qualsiasi parte del mondo, si riconosca parte della grande famiglia della Chiesa e fratello in Cristo con gli altri oranti.

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