MARCHE – Agricola o artigianale i consumi sono cresciuti e molte aziende agricole negli ultimi anni ne hanno abbracciato la produzione sfruttando produzioni proprie di orzo e cereali.

Stiamo parlando della birra che nelle Marche, tra le prime regioni cerealicole d’Italia, non manca la qualità tanto che Slow Food di recente, considerando valori identitari, distintività e tutela del territorio, ha menzionato ben 9 etichette nella sua guida delle Birre d’Italia, portandoci sul podio dopo Piemonte e Lombardia. Un successo che tuttavia ora è minacciato dall’esplosione dei costi che ha colpito tutte le filiere. Delle circa 50 realtà marchigiane (tra birrifici artigianali, agricoli e brewpub, locali che producono in casa le proprie bevande, sulle oltre 1000 italiane) ne mancano all’appello una decina che hanno sospeso la produzione in attesa di tempi migliori. I birraioli negli ultimi due anni hanno subito un boom di costi che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana. “In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori di birra artigianale italiana – affermano Coldiretti e il Consorzio – con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite”.

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