(Foto Vatican Media/SIR)

“Ascoltare, camminare e annunciare fino alle periferie”. Così il Papa, ricevendo in udienza i membri del Coordinamento per l’VIII Centenario Francesco ha sintetizzato l’eredità del “poverello di Assisi”, che “davanti al Crocifisso, sente la voce di Gesù che gli dice: ‘Francesco, va’ e ripara la mia casa’”. “E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: riparare la sua casa”, ha ricordato il Papa: “Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il volto di Cristo”. Francesco d’Assisi, inoltre, “è stato un viandante mai fermo, che ha attraversato a piedi innumerevoli borghi e villaggi d’Italia, non facendo mancare la sua vicinanza alla gente e azzerando la distanza tra la Chiesa e il popolo”. “Questa medesima capacità di ‘andare incontro’, piuttosto che di ‘attendere al varco’, è lo stile di una comunità cristiana che sente l’urgenza di farsi prossima piuttosto che ripiegarsi su sé stessa”, la consegna del Pontefice, che ha proseguito a braccio: “Questo ci insegna che chi segue S. Francesco deve imparare ad essere fermo e camminante: fermo nella preghiera, e poi camminare, andare avanti nella testimonianza di Cristo”. Infine, “annunciare fino alle periferie”: “Ciò di cui tutti hanno bisogno – per il Papa – è giustizia, ma anche fiducia. Solo la fede restituisce a un mondo chiuso e individualista il soffio dello Spirito. Con questo supplemento di respiro le grandi sfide presenti, come la pace, la cura della casa comune e un nuovo modello di sviluppo potranno essere affrontate, senza arrendersi ai dati di fatto che sembrano insuperabili”.

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