SAN BENEDETTO DEL TRONTO  Mentre ci prepariamo a festeggiare il nostro Santo Patrono nonché Eponimo della nostra città, mi piace ripercorrere alcuni fatti poco noti della vita, del culto del Nostro Santo Martire a cominciare da un mio ipotetico rinvenimento di diversi anni fa, prima dell’ultimo ennesimo terribile terremoto che ha lasciato a Norcia gravissime ferite sulle quali ancora gli abitanti del luogo tornano ogni anno a piangere i loro morti.

A guardare le carte geografiche e non solo d’Italia, il nome di Benedetto lo troviamo diffuso un po’ dovunque ad indicare paesi e luoghi diversi. Molti fanno riferimento al più noto S.Benedetto da Norcia, fondatore di Monasteri e famoso per la sua ampia attività. Altri riguardano Santi locali come il nostro Martire o come il diacono Benedetto, discepolo di S.Emidio, Vescovo di Ascoli Piceno, il cui martirio si mescola con la storia della strada Salaria. Il mio scritto potrebbe esaurirsi qui se nel visitare il Duomo di Norcia, prima dell’ennesimo terremo e distruzione, intitolato a S.Maria Argentea, costruito nel 1560 e rifatto dopo i terremoti del 1703 e 1730, non mi fossi imbattuto nel primo altare a sinistra sotto uno stupendo Crocifisso di scuola tedesca del tardo Quattrocento, in un pannello raffigurante un soldato, adagiato su cuscini con in mano la palma del martirio e con sopra scritto:” Corpus S.Benedicti M.”. La coincidenza con il nostro Martire non poteva sfuggire a chi come me da anni va alla ricerca di notizie sul nostro Benedetto. Sul pannello poi è raffigurata una elegante ampolla ad indicare la conservazione di una zolla di terra intrisa di sangue. E il martirio di un soldato, alla stregua dei “cives” normalmente consisteva in una decapitazione.

Mille pensieri si sono affollati nella mia mente alla ricerca di una spiegazione plausibile. Ho cercato notizie in loco, ma sembra che  il dipinto non abbia suscitato a Norcia lo stesso  giusto interesse per la bella tela della Madonna con i SS.Feliciano, Eutizio, Santolo e Spes  del Pomarancio o per quella di S.Vincenzo Ferrer del Paldini, oppure dello stupendo affresco della Madonna con Bambino, S.Benedetto e S.Scolastica del Dusquesnoy.

Sono corso a cercar notizie, dato il luogo, ad una possibile venerazione del nostro Martire, portata, come qualche storico volle supporre da un ipotetico monastero sorto sul nostro colle e che avrebbe lasciato al Pievano il titolo anche di Abate. Ma noi sappiamo che nessun Monastero ci fu da noi, come diffusamente argomenta il nostro Liburdi. I Farfensi ci girarono intorno come si può leggere nel “Chronicon”.”Benedicti (S.). monasterium  in comitatu Firmano; Benedicti (S.) monasterium de Ripa, fino a Porto D’Ascoli:” …et de castello Sculcula medietatem cum portione ecclesia Sancti Arontii”. (Chronicon Farfense,II 111,25).
Tra le tante ipotesi, una mi è sembrata possibile e suggestiva: “Una devozione del nostro Martire, portata tra le montagne dai nostri pescivendoli”. Sappiamo con certezza che i nostri commercianti di pesce si portavano lungo la Salaria fin nelle zone interne della montagna come le Piane di Castelluccio, con viaggi  di più giorni e il più delle volte si facevano accompagnare dalle mogli con il resto della famiglia. Nell’attraversare i paesi facevano sosta presso le famiglie amiche, alle quali affidavano i bambini più piccoli che poi riprendevano nel viaggio di ritorno. Ancor oggi abbiamo testimonianza di amicizie che perdurano nel tempo, con una vicendevole ospitalità. Molte famiglie poi si  imparentavano. Quel dipinto del S.Benedicti M. sembra proprio prelevato dal coperchio di una cassapanca, posta su un carro a mo’ di dispensa e che erano soliti dipingere, per portarsi dietro la propria identità. La scritta, poi, posta al di sopra a mo’ di didascalia, non ci deve fuorviare. Quel “corpus” sta per “imago”, altrimenti avremmo trovato il termine “sepulcrus”, oppure, la scritta “hic iacet”.

La devozione per il nostro Martire, in particolare per le sue virtù taumaturgiche, era radicata tra la nostra gente presso la quale era diffusissimo il nome di Benedetto.

La mia non è storia, ma una personale interpretazione di un rinvenimento, sarei grato se qualcuno volesse aggiungere notizie che volentieri ospiteremo.

Quel “Soldato”, dormiente nella morte dei giusti, come si può vedere dalle foto qui riportate, posto nel Duomo di Norcia, mi ha proprio suggestionato. Nulla ha a che vedere con il “gemellaggio” tra Norcia e la nostra città, fatto solo sull’identità dei nomi.

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