SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Concludiamo oggi la rubrica di racconti su come ragazzi ed animatori hanno vissuto nella loro parrocchia l’estate appena trascorsa, riportando l’esperienza del campo scuola organizzato per i giovanissimi nella parrocchia di San Pio X, guidata da don Ulderico Ceroni. In particolare, incontriamo Laura Pulsoni, un’educatrice di Azione Cattolica.

Così dichiara Laura: “Quando don Ulderico ha chiesto a me, Cristian, Agnese ed Antonio di seguire i ragazzi che abbiamo avuto a catechismo durante l’anno e che presto riceveranno il Sacramento della Confermazione, abbiamo subito accettato poiché è dalla prima elementare che accompagniamo questi giovani e ci faceva piacere stare al loro fianco anche in questa esperienza. Insieme quindi siamo andati a Montedinove per tre giorni, da venerdì 2 a domenica 4 settembre, coinvolgendo 16 ragazzi, ovvero circa la metà del gruppo. Lo slogan di questo campo è stato ‘Ancorati alla Verità’, che non è solo il titolo che abbiamo dato all’esperienza, ma anche un monito per i giovanissimi a riconoscere Cristo nella loro vita e a rimanerGli fedeli.

“Appena arrivati, – racconta Laura – abbiamo consegnato ai ragazzi un diario di bordo su cui poter annotare pensieri, riflessioni e preghiere. Poi abbiamo svolto un’attività molto significativa che vale la pena raccontare: l’abbiamo chiamata ‘Certezze in bottiglia’, per far riflettere i ragazzi su quali fossero le certezze della loro vita, quelle su cui poter sempre contare. Quasi tutti hanno menzionato la famiglia, mentre in pochissimi purtroppo hanno detto la fede. Allora abbiamo utilizzato l’attività per dare un messaggio forte: ognuno di loro aveva associato ad ogni certezza un colore diverso di sabbia e riempito la bottiglia con quel tipo di sabbia; noi abbiamo aggiunto della sabbia bianca – che rappresentava la luce di Cristo – in tutte le bottiglie, come a significare che la fede ha a che fare con tutti gli aspetti della nostra vita, che Cristo è presente in ogni contesto e in ogni esperienza che viviamo. La sera, dopo aver cenato, abbiamo organizzato il cineforum sotto le stelle che è stato talmente apprezzato che siamo stati costretti a replicare anche il giorno successivo!”

“Il sabato – prosegue Laura – abbiamo iniziato la giornata con un passo del Vangelo di Giovanni, quello in cui Gesù viene presentato a Pilato il quale, nella breve conversazione che intercorre tra loro, chiede al Signore cosa sia la Verità. Padre Gabriele Lupi ci ha aiutato a commentare il brano e a rifletterci sopra, facendoci capire che la Verità consiste nel comprendere che la nostra vita ha senso solo quando ci mettiamo in gioco, donandoci agli altri. I ragazzi hanno avuto anche una mezz’oretta di tempo per meditare su quanto detto: si sono messi distanti l’uno dall’altro per un momento di ‘deserto’, ovvero di silenzio e riflessione interiore solitaria. Poi siamo andati a preparare il pranzo: ci tengo a precisare, infatti, che, durante le tre giornate, non abbiamo avuto una cuoca, bensì sono stati i nostri giovani a preparare i pasti ed eseguire le pulizie. Per molti è stata una bella crescita personale. Nel pomeriggio noi educatori abbiamo stimolato i ragazzi a riflettere sulla loro capacità di guardarci dentro e di non far cadere le domande che sentono nel cuore, perché solo così possono ricevere la Luce. A volte le domande fanno paura, soprattutto ai giovani; però è solo cercando le risposte alle domande del cuore che possono avere consapevolezza della loro vita ed andare avanti. Prendendo spunto da questa riflessione, con i ragazzi abbiamo fatto l’esame di coscienza attraverso quattro laboratori a cui abbiamo dato il nome di un verbo: mangiare, guardarsi, camminare, ridere. Per quanto riguarda il primo sul ‘mangiare’, i ragazzi hanno preparato tutti insieme gli ingredienti necessari per realizzare una pizza. La riflessione che ne è seguita è stata che ognuno di noi è unico e speciale, ma solo insieme siamo comunità. In questo senso abbiamo sottolineato l’importanza della Messa domenicale per nutrirci di Cristo, in modo da averlo dentro di noi e poter testimoniare la nostra fede agli altri. Per quanto concerne il ‘guardarsi’, i ragazzi sono entrati, uno per volta, in una stanza in cui hanno potuto ascoltare delle citazioni sul silenzio e successivamente alcune domande sullo stesso tema a cui dovevano rispondere davanti alla telecamera. Per il laboratorio del ‘camminare’ i ragazzi hanno dovuto affrontare una simpatica gincana con alcuni ostacoli, simbolo delle difficoltà che quotidianamente incontriamo lungo il sentiero della vita e che dobbiamo imparare a superare di volta in volta, nella consapevolezza di non essere mai soli lungo il cammino. Per quanto concerne il ‘ridere’, abbiamo riflettuto su quanto sia bello ridere insieme e su come proviamo emozioni diverse a seconda che siamo noi oggetto di risata o che ridiamo degli altri. Sappiamo ridere di noi stessi? Siamo in grado di non prenderci sempre troppo sul serio? Queste sono le domande che abbiamo posto ai ragazzi e alle quali loro hanno risposto con sincerità.”

La domenica, infine, – afferma Laura – dopo la preghiera delle lodi, siamo andati in convento dove i frati hanno confessato i ragazzi e poi insieme abbiamo celebrato la Messa: noi educatori abbiamo letto la Parola, mentre i giovani hanno animato cantando. Dopo aver pranzato insieme, abbiamo concluso la giornata con una preghiera comunitaria ed abbiamo donato ai ragazzi un piccolo ricordo di questa esperienza: un portachiavi a forma di ancora, per ricordare loro il monito di papa Francesco di restare sempre ‘ancorati a Cristo’, perché questo è ‘il segreto di un cuore felice’.”
“Il bello di essere educatori è difficile da raccontare, – conclude Laura – ma resta impresso per sempre nei cuori di chi vive questo tipo di esperienze, perché, prima che essere un servizio nei confronti dei ragazzi e dell’intera comunità, essere educatore è soprattutto un grande regalo verso noi stessi. Le relazioni che nascono, infatti, sono un’autentica ricchezza e il servizio che facciamo é un’esperienza che coinvolge tutta la nostra vita come risposta ad una chiamata. Un’esperienza sempre affascinante, grande, arricchente. È ogni volta la conferma che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.”

 

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