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Vescovo Bresciani: “Maria è la prima testimone della veridicità delle promesse di Cristo”

 

 

DIOCESI – “C’è una domanda che passa per la testa di ciascuno di noi e che di fatto non possiamo non farci di fronte al tempo della vita che scorre veloce: che ne sarà di noi? Che ne sarà di me?” Con queste parole si è aperta l’melia che il vescovo Carlo Bresciani ha pronunciato in occasione della solennità dell’Assunzione di Maria.

Vescovo Bresciani: “Ci viene presentato spesso il progresso che abbiamo raggiunto negli ultimi decenni, vengono esaltate le conquiste della scienza e della tecnica, il tempo medio della vita si è allungato e le nostre società occidentali hanno un tasso di longevità sempre più elevato. Non possiamo che esserne contenti. Ma resta ineludibile la domanda: che ne sarà di me? Progresso, scienza, aumentata longevità non danno una risposta alla domanda, o per lo meno non danno una risposta soddisfacente al nostro desiderio di vita. Detto in maniera molto sintetica: non sono in grado di penetrare oltre la morte.

La nostra esperienza è quella che tutto ciò che viene costruito dal progresso, dalla scienza e dalla tecnica, anche quando fosse buono, è destinato ad essere superato e quindi a finire, sostituito da altro auspicabilmente migliore. Nulla è eterno in questo mondo, proprio per questo nasce la domanda: che ne sarà del tutto? Ma soprattutto, ripeto, cosa per ciascuno di noi molto più importante: che ne sarà di me?
La solennità odierna dell’Assunta dà una risposta alla domanda che ci poniamo: una risposta che viene dalla fede e che trova fondamento in ciò che Dio ha rivelato in Gesù e sulla esperienza che gli apostoli hanno fatto con lui. Si tratta della resurrezione di Gesù e del fatto che la sua resurrezione rivela il destino di ogni vita umana dopo la morte.

Ce lo ha ricordato san Paolo nella seconda lettura: ‘prima Cristo, poi coloro che sono di Cristo’(1Cor 15, 23). Maria è certamente tra coloro che sono di Cristo ed è stata la prima dopo Cristo a partecipare pienamente alla sua vita di risorto, essendo stata, dopo la morte, assunta in cielo con il suo corpo. Ciò che noi oggi celebriamo in Maria, è ciò che sarà di noi quando anche noi saremo chiamati a partecipare alla resurrezione di Cristo. Questo è il destino che Dio ci ha riservato. Maria è la prima testimone della veridicità delle promesse di Cristo, quindi la prima testimone della fede e lo è perché anche noi crediamo che, quanto in lei si è compiuto, un giorno sarà compiuto anche per noi.
Ovviamente noi non ne abbiamo una esperienza allo stesso modo nel quale l’hanno avuta gli apostoli: il nostro è un atto di fede sulla parola di Gesù, sulla esperienza che ne hanno fatto gli apostoli e sulla testimonianza che ci hanno lasciato di ciò che loro hanno vissuto. Infatti, così si esprime l’apostolo Giovanni: ‘ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo’ (1Gv 1,1-3).
Su questa testimonianza si è fondata la Chiesa. È la testimonianza che ha guidato la fede delle generazioni dei credenti e dei santi.
L’orizzonte della nostra vita non si chiude in questo mondo, noi stiamo vivendo solo una tappa della nostra vita, tappa alla quale non possiamo non essere legati, ma quando chiudiamo il suo orizzonte, quando lo restringiamo a ciò esperimentiamo nell’immediatezza, noi togliamo respiro alla vita, la quale ha bisogno di un respiro di eternità, che non è altro che il respiro del Dio della vita. L’assunzione di Maria vergine al cielo rappresenta il compimento della creazione, quel compimento che Dio ha pensato per ognuno di noi, un compimento che passa attraverso la nostra vita nel corpo, ma ha la sua meta finale nella piena ed eterna comunione in Dio. Un anelito di eternità percorre ciascuno di noi: un anelito che ci rammenta che la nostra origine è da Dio; un anelito che ci orienta al nostro compimento in Dio.
Il salmo 41 ci fa pregare: ‘La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente; quando verrò e vedrò il volto di Dio?’. Era il desiderio, coltivato per tutta la vita dal pio israelita, di salire a Gerusalemme e incontrare Dio nel suo tempio santo, ma più profondamente il salmo esprime il desiderio di ogni essere umano di dare compimento alla propria vita e la consapevolezza che questo compimento non può che essere nel Dio vivente. È questo compimento che oggi noi celebriamo come già avvenuto pienamente in Maria; un compimento che non è solo di uno spirito disincarnato, ma coinvolge tutta la sua umanità. Infatti crediamo che Maria è stata assunta in cielo in corpo e anima. Si tratta di una espressione per dire: ‘in tutta la sua realtà di donna’.

Diciamo ‘Maria è stata assunta’: intendiamo dire che l’assunzione non è opera di Maria, ma di Dio. È Dio che l’ha assunta in cielo. Il compimento della vita umana può essere solo opera di Dio. Per questo noi oggi lodiamo Dio per le grandi opere che ha compiuto in Maria, ma veneriamo con profonda devozione Maria, perché ha permesso a Dio di compiere in lei queste grandi opere.
Abbiamo richiamato all’inizio la domanda: ‘che ne sarà di me?’ Alla luce dell’assunzione di Maria possiamo rispondere:di me sarà come è stato di Maria, se permetterò a Dio di compiere in me la sua opera e di portarla a compimento’.

Affinché così avvenga, noi chiediamo a Maria che interceda per noi la benevolenza e la misericordia di Dio Padre, cosa di cui abbiamo molto bisogno, perché siamo peccatori e non immacolati come Maria.”

 

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Carletta Di Blasio: