A distanza di un anno dall’abbandono delle forze internazionali e dall’instaurazione del governo talebano in Afghanistan, Emergency conta più di 16.000 ammissioni negli ospedali di Kabul, Lashkar-gah, Anabah e oltre 90.000 visite in oltre 40 posti di primo soccorso; 3.000 ammissioni solo a Kabul, dove ancora per più del 90% si è trattato di vittime di guerra. Questi i numeri dei centri ospedalieri dell’associazione “in un Paese che si trova ora vicino al collasso con più di 23 milioni di afghani a rischio di grave insicurezza alimentare, una crisi economica devastante, l’aumento della povertà, del bisogno di servizi essenziali e della criminalità”. Ma Emergency “rimane e continua il suo lavoro di cura per tutti”.

Emergency, con i suoi 3 ospedali, un centro di maternità e oltre 40 posti di primo soccorso e centri di salute primaria, ha continuato a lavorare per assistere i feriti, e dopo il 15 agosto, giorno della presa del potere da parte dei talebani, è rimasta in Afghanistan testimoniando la grave situazione in cui versa il Paese. “Oggi l’Afghanistan è colpito da una crisi economica senza precedenti che affama la popolazione a causa di oltre 40 anni di guerra, dei devastanti effetti del cambiamento climatico e disastri naturali, dell’isolamento e delle sanzioni internazionali, del congelamento delle riserve afgane all’estero e della conseguente crisi bancaria e finanziaria, dell’inflazione con l’aumento di circa il 50% dei prezzi di cereali e carburante”, scrive in una nota l’ong.

Secondo Unama, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, almeno il 59% della popolazione necessita oggi di assistenza umanitaria, 6 milioni di persone in più rispetto all’inizio del 2021. Un aumento della povertà che Emergency testimonia dall’osservatorio dei suoi ospedali e cliniche di primo soccorso e salute primaria nelle province dell’Helmand, di Kabul e del Panshir.

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