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Le provviste di un tempo. In attesa della paura dell’inverno

RUBRICA – “In mid summer” direbbero gli inglesi, cioè “a metà dell’estate” .. Shakespeare vi ha fatto una straordinaria commedia nel 1595: “Sogno di una notte di mezza estate” che narra di amori folli e irrazionali.. In campagna in questo periodo da noi nelle basse Marche era semplicemente l’ora di pensare al prossimo inverno e all’oscurità, alla fame della brutta stagione, quella in cui le giornate sono corte e si fa sera già alle 15,30-16. Il mondo di un tempo, che era diviso tra marinai, pescatori e contadini, provvedeva alle risorse, provviste per l’inverno, in un’epoca in cui non esistevano i congelatori ne i supermercati, ovviamente. Se la massaia in campagna fino ai primi del ‘900 in estate era indaffaratissima tra le  conserve di verdure, frutta e pomodori, la moglie del pescatore non era da meno. Certo più difficile era conservare il pesce piuttosto che le verdure. Ma in questo periodo caldissimo dell’anno non si pensava solo al cibo ma anche al riscaldamento invernale. Anticamente ogni anno che ci si approssimava all’inverno era un’angoscia, infatti la vita era scandita dai ritmi della natura e se una annata non era prodiga di raccolto, se c’era stata siccità, se non si trovava legna era un problema, ma lo era davvero. Quest’anno anche noi siamo angosciati : c’è la guerra nell’Est Europa, una cappa di preoccupazione e sofferenza per chi soffre e per i deceduti, ma anche per le nefaste conseguenze relative all’aumento del costo del gas, dell’elettricità, degli alimenti, di tutto. Molte persone sono doppiamente angosciate perché lo stipendio si consuma solo per pagare cose e restare senza soldi già a metà mese, attingendo ai piccoli risparmi che ogni famiglia riesce a raggranellare. Per quanto potrà durare una situazione così? Ecco che questo inverno ci fa paura per molti motivi e quindi aumentano le dispense di provviste nelle case e oggi si riempiono i congelatori. Si spera che le provviste aiutino a risparmiare un po’ in un tempo difficile quanto drammatico non solo a livello europeo, ma mondiale. La gente non può far altro, se non essere impotente e di certo a soffrire di questi aumenti di caro vita sono le persone normali e i poveri, non di certo i ricchi. Ma tornando alle nostre provviste, in campagna si provvedeva alle bottiglie di salsa di pomodoro, passati o a pezzettini, atti ad essere utilizzati per la preparazione dei sughi e condimenti invernali…Poi abbiamo i contorni: melanzane , zucchine, olive sott’olio, peperoni, pesche sciroppate, marmellate, destinate a completare i pranzi domenicali e le colazioni invernali. Il contadino sapeva preparare anche i formaggi, come pure olio e vino, tutto era conservato in una apposita stanza. Un tempo si preparavano perfino le salsicce sottolio, grassissime ! La farina era conservata in grossi sacchi, come pure il riso dentro le bottiglie.

La vergara deteneva la chiave della dispensa e questo è un potere antico che in un certo senso, ancora oggi la “donna di casa” conserva. Solitamente nelle famiglie di vecchio stampo i figli chiedono ancora oggi il permesso alla madre di poter attingere al frigorifero per uno spuntino, per prendere uno yogurt oppure alla dispensa per un biscotto e via discorrendo. Nelle case dei pescatori l’impegno era quello di conservare del pesce che un tempo era ritenuto di poco valore, economico, che invece oggi è il migliore per la qualità! Questo era un compito soprattutto degli uomini fin dal V sec. d.C.: preparare le alici o acciughe sotto sale, che consisteva in alternare pesce eviscerato con sale grosso, con un coperchio di legno pressato da un peso, entro botticelle di legno di quercia rovere, oggi sostituite con barattoloni di vetro a bocca larga. Una curiosità : le alici e le acciughe sono la stessa cosa, ossia l’ Engraulis encrasicolus. Se sono conservate sott’olio e sono sfilettate di solito si chiamano “Alici”, se invece il pesce è intero e sotto sale si definiscono : “Acciughe”.

Diverse dalle alici sono le sarde e sardine, cioè le Sardina pilchardus, se sono consumate fresche di solito si chiamano “sarde”, se sott’olio, “sardine” ..È un pesce simile alle alici ma diverso. Come riconoscerle? Le alici sono tutte lisce come dei tubicini e più piccole, le sarde sono leggermente bombate inferiormente. Le aringhe infine – sono ancora un altro tipo di pesce, il Clupea harengus, più grandi chiare, con retinatura squame evidente.

Concludiamo questa carrellata di ricordi delle provviste di un tempo con un augurio: quello di affrontare il prossimo inverno in Pace e con un po’ più di serenità  e che ciò accada in tutto il mondo.

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.