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Cupra Marittima un tempo era diocesi?

Rubrica Cultura e Territorio

CUPRA MARITTIMA – Per dovere di cronaca riportiamo l’ ipotesi di uno studioso di Cupra Marittima, Giovanni Ciarrocchi. Da sempre impegnato in collaborazione con la Soprintendenza archeologica e l’Archeclub, Ciarrocchi ha scritto, fra i tanti studi e ricostruzioni tecniche effettuate sugli scavi cuprensi, un interessante libro su San Basso. Proprio in un capitolo del libro si parla dell’ipotesi  dell’esistenza addirittura di una Diocesi a Cupra Marittima.

 “L’incertezza nel delineare una ricostruzione storica definitiva della vita del Santo ( S. Basso, nda) e le vicende del suo corpo, c’impone di non sottovalutare, tenendo conto dell’indiscussa importanza cultuale e commerciale della città di Cupra Marittima in età romana, un’ipotesi autoctona della diocesi del vescovo anche se in ogni caso legata alla Provenza: Basso di Nizza – asserisce Ciarrocchi –  Vescovo della diocesi di Cupra Maritima. L’ipotesi prende le mosse da quanto asserito dal Mostardi: “Uno degli animatori della religione cristiana in Cupra Marittima, nella prima metà del III secolo, pare sia stato S. Basso”. Lo studioso prosegue circa la traslazione del corpo di San Basso da Nizza a Cupra  : “Occorre individuare la causa della traslazione: il corpo del santo dopo il martirio è ricondotto nel luogo dove lo stesso Santo aveva fondato una comunità e insediato una diocesi, di cui egli stesso era vescovo”. Ciarrocchi prosegue : “Ad avvalorare l’ipotesi che Cupra sia stata un’antica sede di diocesi, oltre alle dissertazioni e ai pareri d’insigni studiosi ( … seguono nomi sulla nota n. 105), concorre non poco l’interessante documentazione epigrafica e i simboli paleocristiani e i primi martiri attestati nel Piceno fin dal II secolo”. Ma vi sono altri studiosi che propendono per l’ipotesi della Diocesi di Cupra :  Il Cappelletti in “le Chiese d’Italia”, così come riportato dal Mostardi nel volume “Cupra”, in questo modo si esprime: “Città cospicua ed illustre degli antichi secoli era Cupra, decorata dell’onore di cattedra vescovile. Di essa per altro non si trova nessun vescovo, forse perché l’antichità e le vicende dei secoli ce ne involarono la memoria… Io ciò non ostante la volli qui nominare e distinguere come città di antica esistenza, fregiata di tale onore, perché non ho argomenti in contrario all’asserzione del dotto Catalani, il quale tra i vescovadi, aggregati nel VI secolo alla pastorale giurisdizione di Fermo, noverò anche questo di Cupra. E similmente affermò De Minicis nella Orazione, da lui letta in Falerone, la sera del 15 giugno 1843, nella 5^ pagina dell’opuscolo stampato a Fermo”. Una pubblicazione di Mariano Malavolta attinente la chiesa di S. Paolo di Cossignano ripropone la tesi di Cupra diocesi: “….il fatto che i diritti in questione vengano ceduti al di S. Basso non può non suggerire la persistenza di un antico legame fra la pieve cossignanese dell’interno e la pieve cuprense che continuava in qualche modo la vita dell’antichissima diocesi di Cupra, che della plebs de Cosignano era sicuramente matrice.”

Il Capitolo viene concluso così dal Ciarocchi – “Da quanto sopra citato si deduce come la maggior parte degli studiosi, passati e recenti, propendano per l’esistenza della diocesi di Cupra, ma che tale ipotesi, in mancanza di documentazione certa, è destinata a rimanere una pura e mera ipotesi. E’ pur vero che la ricostruzione del passato si concretizza anche attraverso una serie d’intuizioni, d’osservazioni, di sequenze comportamentali codificate nel tempo, alle quali le antiche istituzioni e popolazioni si sono attenute. Questo che per ora vuole essere il campo della presente indagine, è da considerarsi come momento necessario e prologo ad una ricerca sistematica e approfondita di una variegata tipologia di documenti. L’estinzione della diocesi di Cupra, dovuta quasi sicuramente, allo spopolamento dell’area cuprense e della perdita d’importanza della città, ha come conseguenza il suo accorpamento alla diocesi di Fermo, lascia nel territorio un vuoto istituzionale, amministrativo e cultuale non colmato appieno dalla nuova città di riferimento”.

Lasciamo ai posteri l’ardua sentenza, ma sottolineiamo che invece la Diocesi di Treuntum era una realtà e non una ipotesi, tant’è vero che ancora esiste in Vaticano nominalmente.. Essa non faceva parte dell’ager cuprense, cioè di quell’ampio territorio che cadeva sotto la giurisdizione della città romana di “Cupra Maritima” e che terminava sull’Albula, ma la Pieve di San Benedetto Martire, ex San Benedetto in Albula, si, cioè ne faceva parte, sempre secondo Giovanni Ciarrocchi. Una ulteriore conferma della “dipendenza” dell’attuale Pieve di San Benedetto con annesso paese alto dalla Pieve di San Basso e comunque dall’antica giurisdizione della colonia romana, o meglio: città del I secolo dC detta “Civita” a Cupra Marittima la troviamo nel passio o meglio : nel racconto agiografico su San Benedetto Martire che inizia subito definendolo “cittadino di Cupra Maritima”. Il racconto – come tutti sanno – prosegue con l’arrivo via mare del corpo decapitato e della testa del Santo a 4 miglia  a sud e se consideriamo che un miglio nautico corrisponde 1852 metri, la distanza di 4 miglia corrisponde a : Km. 7,408. Il mirabolante racconto va letto in una chiave interpretativa di una “dipendenza” storico-amministrativa da parte di San Benedetto dalla Civita di Cupra, un pò come la leggenda del Minotauro delinea  l’iniziale preponderanza dell’isola di Creta prima della conquista e quindi sottomissione – da parte dei Dori. I miti , come pure i racconti popolari, vanno interpretati ed epurati dalle fantasie a volte favolistiche, ma sono sempre un mix di invenzione e realtà storica che spesso “racconta” le origini e le fondazioni dei popoli.

Tornando all’ipotesi sulla Diocesi di Cupra, c’è da dire che non va fatto il “due più due” ossia ruderi romani, città + insediamento benedettino = Diocesi, perché allora anche Grottammare ne avrebbe i numeri, nella zona della Chiesa di San Martino al Tesino e non è così.

Vero è che nei primi secoli del cristianesimo con l’evangelizzazione, si cercavano dei punti saldi e le diocesi fiorivano come funghi, non erano altro che comunità capeggiate da un Vescovo, ma di solito ne resta traccia. Come mai per quanto concerne Truentum vi è rimasta traccia storica invece di Cupra no? Certo è che è affascinante immergersi in questi meandri antichissimi del nostro passato, che ci narrano una provincia vivace, con insediamenti abitativi preromani, poi colonizzati dai romani, ville a piccolo sul mare, città, pievi, pagi, segno di un territorio fertile, con uno stretto legame con l’elemento mare e infiammato di religiosità e desiderio di spiritualità. Un bel territorio. A nostro avviso la chiave di lettura sono le Pievi, che ci sanno raccontare molto meglio la storia di un luogo.

Restiamo a disposizione per quanti volessero scrivere in merito alla Diocesi di Cupra o di Truentum. E-mail: susanna.faviani@gmail.com oppure scrivere al numero whatsapp  : 371 171 5065.

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.