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Grottammare, l’inquietante giallo di Zona Ascolani

Rubrica Cultura e Territorio

GROTTAMMARE – Il quartiere-frazione di Zona Ascolani, collocato a cuscinetto tra San Benedetto del Tronto nord e  Grottammare sud, dista in linea d’aria Km. 2,5 da Grottammare di cui fa parte territorialmente, mentre il quartiere limitrofo San Filippo Neri scandisce il confine con San Benedetto del Tronto. Oggi i due territori vengono genericamente chiamati “Zona Ascolani”, tuttavia di fatto sono due pertinenze distinte. Purtroppo una storia macabra diede il nome a Zona Ascolani, ossia un efferato omicidio avvenuto nella prima metà dell’ 800.  I terreni dove oggi insiste Zona Ascolani appartenevano ad una unica famiglia e nello specifico, un grande appezzamento a due fratelli: Antonio e Giuseppe Ascolani, per l’appunto.

Erano costoro i figli di un certo Serafino , fratello di Luigi Ascolani, già consigliere comunale, deceduto il 27 luglio del 1826. Luigi era stato proprietario di molti terreni ( siamo sempre nell’attuale zona Ascolani) di cui molti amministrati dal fratello Serafino, che in cambio versava al fratello una somma annua, tipo un affitto, un canone. Alla morte del padre, cioè Serafino, Antonio e Giuseppe, due ragazzi, si ritrovarono  però indebitati fino al collo, poiché il genitore non aveva pagato alcune annualità al fratello Luigi, ma i due ragazzi non avevano i soldi per onorare il debito con lo zio.

Per questo motivo tra le due parti si verificarono frequenti litigi, aggravati dal rifiuto di Antonio di sposare una ragazza di buona e ricca famiglia “sponsorizzata” dallo zio Luigi, scegliendo invece di maritarsi con un’altra ragazza di cui si era innamorato. Questo fatto esacerbò lo zio Luigi Ascolani che minacciò di togliere i terreni ai nipoti se non avessero saldato immediatamente i debiti del padre.

Arriviamo a un triste giorno: il 21 marzo del 1829 . Intorno alle ore 22, i due fratelli uccisero in spiaggia lo zio Luigi colpendolo con accetta e roncola, al volto, al collo, in testa e sulle mani. Addirittura venti colpi, inferti, almeno due dei quali mortali! L’ incontro pare sia stato organizzato con un espediente, con la promessa di saldare il debito, invece fu un tranello. Pur a quell’ora tarda  in spiaggia tre ragazzini videro il fatto, allertati dalle grida di Luigi Ascolani: Giovanni Bruni di 13 anni, Pietro De Angelis e Pietro Filaschetti di 10 anni  . I tre diventarono testimoni del processo, che condannò Antonio alla pena di morte per decapitazione e Giuseppe all’ergastolo, poiché era ancora minorenne al momento dell’omicidio. Ovviamente il movente dell’ efferato assassinio fu economico, infatti i ragazzi, messi spalle al muro, prospettarono purtroppo l’eliminazione fisica dello zio come unica soluzione ai loro problemi finanziari.

Appena qualche ora dopo l’omicidio Antonio e Giuseppe furono subito arrestati nelle loro case e condotti immediatamente in carcere. Confermarono l’attrito tra zio e nipoti le dichiarazioni di numerosi conoscenti con i quali i due fratelli avevano lamentato le prepotenze subite dallo zio , così l’accusa di omicidio si aggravò dalla premeditazione. Dopo un anno e mezzo da questo efferato omicidio, il 20 ottobre del 1830Nicola Mecozzi, procuratore fiscale del Tribunale Criminale di Fermo e Ascoli ordinò «Che il Condannato Antonio Ascolani alle ore dieci antimeridiane del giorno Sabato 23 del corrente sia tradotto al Luogo del Supplicio destinato nella Piazza così detta delle Armi nel Comune di S. Benedetto, per ivi subire col taglio della testa la pena contro il medesimo decretata». Si tratta di Piazza Matteotti di San Benedetto del Tronto. A decapitare il 23enne Antonio venne il più grande e famoso boia dello Stato Pontificio, da Roma addirittura Mastro Titta, con 516 “servizi” tra giustiziati e suppliziati nell’arco professionale dal 1796  al 1864 quando verrà sostituito dal nuovo boia Vincenzo Balducci e Papa Pio IX gli concesse la pensione di di 30 scudi mensili a vita. Giuseppe Ascolani, il giovane minorenne condannato all’ergastolo, morì in carcere poco dopo l’omicidio dello zio. Il terreno implicato e causa dell’omicidio, fu ereditato dai cugini degli assassini, cioè i figli di Luigi Ascolani . Per questo motivo all’intera zona è rimasto l’eco del cognome “Ascolani”, ecco dunque perché “Zona Ascolani”. Forse sarebbe bello cambiare il nome a questa frazione, viste le origini! Ai posteri l’ardua sentenza..

In foto: Una immagine satellitare di Zona Ascolani (Grottammare), nello specifico Piazza Carducci vista dall’alto

Susanna Faviani: Giornalista pubblicista dal '98 , ha scritto sul Corriere Adriatico per 10 anni, su l'Osservatore Romano , organo di stampa della Santa Sede per 5 anni e dal 2008 ad oggi scrive su L'Avvenire, quotidiano della CEI. E' Docente di Arte nella scuola secondaria di primo grado di Grottammare.