SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è conclusa martedì 3 maggio, con un incontro alle ore 21:00 con i vari collaboratori parrocchiali, la visita pastorale del vescovo Carlo Bresciani nella Parrocchia Cristo Re di Porto d’Ascoli in San Benedetto del Tronto, guidata dal parroco don Gian Luca Rosati.
Queste le parole con cui il vescovo Bresciani ha saluto la comunità di Cristo Re durante l’ultima Messa da lui presieduta nella Parrocchia, quella del mattino alle ore 9:00: “Il brano del Vangelo di oggi approfondisce il rapporto tra Gesù e i discepoli, in particolare Filippo. Gesù dice loro: ‘Io sono la via, la verità e la vita.’ Subito dopo Filippo fa una semplice richiesta: ‘Signore, mostraci il Padre.’ Questa domanda di Filippo, apparentemente innocua, evade quello che Gesù sta cercando di far capire ai suoi discepoli. È come se Filippo volesse scavalcare Gesù, come se gli stesse dicendo di lasciar stare tutte quelle chiacchiere inutili e di arrivare subito al punto, come se le due cose fossero separate e disgiunte. Allora il Signore spiega loro proprio il contrario, ovvero che arriveremo al Padre solo se seguiremo la via che Gesù stesso ci indica. Quante volte anche a noi capita di fare come Filippo! Oggi il Vangelo ci ricorda che l’unico che ci rivela veramente il Padre è Gesù. ‘Io sono la via’ significa che Gesù ci indica quale strada dobbiamo seguire per arrivare al Padre. Ecco la via di Cristo: ‘Sono venuto per servire, non per essere servito.’ ‘Io sono la verità’ significa che la mia Parola è Parola di Verità, quindi è fedele ed è la Verità di un Dio che passa attraverso la croce. ‘Io sono la vita‘ significa che Gesù ci indica una strada che conduce alla vita vera, quella che ci porta via dalle illusioni e ci rende davvero felici. Con le sue parole è come se oggi Gesù, con un linguaggio più moderno, ci stesse dicendo: ‘Credi a me!’ Ma questo ‘Credi!’ dobbiamo capirlo bene perché è ricco di profondità. Non significa solo che sia sufficiente credere che Gesù sia esistito! È necessario credere che la strada che ci ha indicato porti al Padre; credere che dobbiamo passare per la croce, anche se essa non è la fine ultima della vita, bensì il passaggio verso la vita vera; credere che arriviamo al Padre attraverso le azioni che compiamo.

Dunque quali sono le nostre opere? Sono opere di violenza e di divisione oppure di carità e di perdono? Siamo capaci di comprendere i fratelli, di costruire relazione positive? Questa è la fede che salva. Questa è la fede che diventa storia. Noi cristiani non perdiamo mai la speranza, perché abbiamo questa via che ci guida e sulla quale troviamo Uno, Gesù, che ci rinfranca proprio come fa con Filippo che poi diventa martire e testimone autentico. Preghiamo dunque il Signore, affinché ci accompagni sempre e ci renda suoi testimoni in questo mondo.”
Grandi la gioia e la gratitudine del parroco don Gian Luca Rosati al termine della visita pastorale: “«Quando i due personaggi furon veduti spuntar nella strada, tutta la gente che c’era andò verso di loro; e in pochi momenti n’accorse da ogni parte, camminando loro ai fianchi chi poteva, e gli altri dietro, alla rinfusa. Il curato badava a dire: “via, indietro, ritiratevi; ma! ma!” Federigo gli diceva: “lasciateli fare,” e andava avanti, ora alzando la mano a benedir la gente, ora abbassandola ad accarezzare i ragazzi che gli venivan tra’ piedi. Così arrivarono alla casa, e c’entrarono: la folla rimase ammontata al di fuori”» (Alessandro Manzoni, I Promessi sposi, capitolo XXIV). Qualche giorno fa ho chiesto aiuto al mio amico Alessandro per introdurre la Visita Pastorale e così oggi prendo in prestito le sue parole per dire che è stato un vero e proprio evento di popolo.

Mi ha sempre colpito in questa comunità parrocchiale il sentirsi appartenenti al popolo di Dio e il vivere da popolo di Dio. Questo forte spirito di appartenenza alla Chiesa è stato impresso alla comunità dai pastori che negli anni i vescovi hanno mandato come parroci e vice-parroci. Don Marino, don Pio, i vice-parroci e tanti uomini e donne di buona volontà, che si sono impegnati nell’evangelizzazione e nell’apostolato, hanno costruito una comunità, radunando un popolo che in questa, come in tante altre occasioni, ha manifestato al vescovo Carlo la sua gioia nel vederlo camminare per le vie della Parrocchia, nell’accoglierlo nelle case, nel pregare e celebrare con lui, nel vivere semplici momenti conviviali e di festa. Mi restano nel cuore i tanti incontri e in particolare lo sguardo lieto e luminoso degli anziani, che abbiamo visitato nelle loro case, e l’allegria dei bambini della Scuola dell’Infanzia delle Suore del Divino Amore!

Anche Rosario Brucciolo, presidente dell’Azione Cattolica Parrocchiale, è dello stesso avviso: “A conclusione della visita pastorale possiamo essere davvero grati al Signore per averci fatto vivere momenti bellissimi. In particolare, l’ultima sera della sua visita, il vescovo Carlo ha incontrato nella nostra parrocchia i gruppi che rappresentano l’ossatura della Parrocchia stessa: Unitalsi, San Vincenzo, Oratorio, Catechisti, Lettori, Corali, Gruppo Padre Pio, Ministri, signore che si prendono cura della chiesa. L’occasione è stata propizia per approfondire il brano del Vangelo del giorno in cui Gesù dice: ‘Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto…….. chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò’. Il vescovo ha sottolineato che la Verità non è solo per i presbiteri, bensì è per tutti gli uomini: in quanto battezzati, infatti, apparteniamo alla Chiesa, perché tutti noi siamo Chiesa, siamo Parrocchia e ognuno deve fare la propria parte. Tocca ad ognuno di noi, in ogni luogo e non solo in chiesa, farsi membro della comunità, aiutare e coadiuvare il parroco nelle varie attività di misericordia e evangelizzazione. La Chiesa non è agenzia di servizi né deve sembrare tale, è una comunità di Fede che accompagna i Sacramenti. La pandemia e la società individualista hanno generato distanze e lacerato rapporti, spetta alla a noi come comunità ricreare armonia in collaborazione continua tra i vari membri e gruppi della parrocchia. Alle diverse considerazioni e riflessioni che sono state esposte da alcuni dei presenti il vescovo ha lasciato utili e profondi suggerimenti. Gli adolescenti e i giovani hanno bisogno di relazioni e utilizzare i social network per tale scopo non è altro che pura illusione: essi, infatti, hanno bisogno di relazioni dirette, a tu per tu; hanno bisogno di sentirsi importanti. Farsi carico di questo è un impegno per tutti i membri della comunità, non solo del parroco, che comunque è chiamato a fare discernimento e a realizzare proposte di campi scuola, oratori, … Molto toccante è stata poi la riflessione di Emanuele, un ragazzo di II media, che ha parlato della pandemia e della DAD: a lui il vescovo ha dato un forte incoraggiamento per un celere ritorno alla normalità e soprattutto un invito a vivere anche lui l’oratorio e la parrocchia. Proprio sfruttando lo stimolo del giovane Emanuele e di una catechista di vecchia data, il vescovo ci ha esortato a vivere il Catechismo alla maniera di Don Bosco, ossia con passione, dedizione e preghiera. Citando proprio il Santo, ha detto: ‘Per insegnare bene ai ragazzi il catechismo e la vita, occorre voler bene loro’.

In conclusione il vescovo Carlo ha esortato tutti noi ad impegnarci nel collaborare insieme, pienamente consapevoli del fatto che non tutti fanno tutto, ma tutti insieme si fa tutto, tenendo conto anche del fatto che il senso dell’essere cristiano è proprio quello di comunicare, attraverso le piccole cose della vita, la fede in Cristo. Per il cristiano insegnare significa testimoniare.

 

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