X

FOTO Il popolo Sambenedettese in preghiera per la Pace con i profughi dell’Ucraina, vescovo Bresciani: “Preghiamo per gli oppressori affinché si convertano”

DIOCESI – Si è svolta Giovedì 10 Marzo, alle ore 21:15, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina, una Veglia di preghiera per la Pace, preparata dalla Consulta Laicale e promossa da numerose realtà associative della nostra Diocesi: Azione Cattolica Italiana, Agesci, C.N.G.E.I., Caritas Diocesana, Centro Famiglia, Comunione e Liberazione, Compagnia dei Tipi Loschi, Centro Sportivo Italiano, Cursillos di cristianità, Equipe Notre Dame, Fides Vita, Movimento dei Focolari, Gloriosa Trinità, Gruppi del Vangelo, Il Mattino, Rinnovamento nello Spirito Santo, S.O.S. Missionario, U.n.i.t.a.l.s.i. Presenti, nelle prime file, alcuni profughi già giunti dall’Ucraina che sono stati accolti dalla Caritas Diocesana.

Il momento di preghiera, che è stato presieduto dal vescovo Carlo Bresciani ed ha visto una partecipazione numerosa e composta dei fedeli, si è aperto con il ricordo delle parole che papa Francesco ha pronunciato nell’Angelus di Domenica scorsa, 7 Marzo, quando ha rivolto un appello per la pace in Ucraina ed ha chiesto a tutti i fedeli del mondo di pregare per la pace. Dopo l’atto penitenziale, la veglia è proseguita con tre letture significative della Parola di Dio: la storia di Caino ed Abele tratta dalla Genesi, la lettera di San Giacomo Apostolo sulle guerre e le liti dei cristiani, il passo del capitolo 5 del Vangelo di Matteo in cui Gesù ammonisce i discepoli, esortandoli a riconciliarsi con i fratelli prima di presentare un’offerta all’altare.

Dopo la lettura di alcuni passi dell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco, ecco le riflessioni del vescovo Bresciani: “Le letture che abbiamo appena ascoltato ci hanno indicato quale deve essere il contenuto della nostra preghiera di stasera, ovvero il Padre Nostro. Questa espressione – Padre Nostro – ci indica che la nostra fraternità è fondata proprio sul fatto che abbiamo un unico padre che ci rende tutti fratelli. Questo è il fondamento unico della pace. Questa preghiera restituisce una grande dignità a ciascuno di noi per la nostra caratteristica di essere figli di Dio. Al tempo stesso restituisce una grande dignità anche all’altro per il fatto di essere mio fratello, quindi anch’egli figlio di Dio. Se dunque siamo tutti figli di Dio, perché la guerra? Siamo sconvolti che questa sia una guerra tra due popoli cristiani, che sia una guerra di cristiani verso altri cristiani. Questa è una ferita profonda per tutti noi. È infatti una follia essere costretti a spararsi l’un l’altro. È una follia sparare sui civili. È una follia costringere un giovane a combattere una guerra che non vuole.”

Noi allora – ha proseguito il vescovo Carlo – preghiamo per coloro che stanno difendendo a caro prezzo la loro libertà. Ma, al tempo stesso, preghiamo anche per gli oppressori, non perché li riteniamo dalla parte giusta, ma affinché si convertano. Preghiamo per i feriti, tutti, perché ci sono mamme che piangono da una parte e dall’altra. Dunque ci chiediamo: ‘Cosa possiamo fare noi?’ Noi non possiamo fermare la guerra, però possiamo lenire – per quanto possibile – la sofferenza di chi arriverà da noi, dei rifugiati, dei profughi. È lodevole e commovente constatare la solidarietà che è scattata in questi giorni. Certamente è poco quello che riusciamo a fare e ci sentiamo impotenti nel non poter cambiare i cuori. Ma anche se non possiamo cambiare degli altri, sicuramente possiamo cambiare noi stessi. La guerra è l’incarnazione del male e si genera quando abbiamo voglia di sopraffazione, di dominio o di vendetta. Togliamo allora dai nostri cuori ogni spirito del male! Cambiamo i nostri cuori e diventiamo veri operatori di pace dentro le nostre relazioni. Se non possiamo cambiare gli altri, possiamo comunque cambiare noi stessi. Allora guardiamoci con occhi diversi, senza rivalità, e costruiamo la pace ogni giorno.

Dopo le parole del vescovo Carlo e qualche minuto di riflessione silenziosa, ecco il momento culminante della veglia: la supplica per la pace e la preghiera del Padre Nostro, a cui è seguita la preghiera accorata e coinvolgente di una giovane profuga ucraina e una preghiera mariana.

Al termine della veglia si è ricordato quanto sia importante per l’accoglienza dei profughi in arrivo il raccordo con le istituzioni, la prefettura e la Asl in quanto è obbligatoria la registrazione di ogni singolo cittadino ucraino proveniente dai territori bellici, lo screening sanitario e il rilascio della certificazione idonea ad ottenere l’assistenza sanitaria.

Carletta Di Blasio: