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Direttore Pompei: “Quando le ‘Cassandre’ gracidano, si avvicinano tempi bui”

Di Pietro Pompei

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La storia è maestra. Esse profetizzavano il vero, ma non venivano credute; e poiché mi rivesto talvolta di tali panni, spero di non essere tacciato di portare iella, come quella poveretta che predisse la distruzione di Troia.

E’ da molto tempo che da queste righe vado predicando su una povertà nascosta che va aumentando nello scorrere del tempo, e di cui si ha vergogna; ora, finalmente, ci si è accorti a livello nazionale e la notizia per essere credibile doveva venire dalle notizie dei TG. D’altronde che c’era da aspettarsi, quando da tempo la disoccupazione è galoppante, la cassa integrazione fa il fiato grosso e i prezzi continuano ad aumentare? Allora si è ricorsi al contentino della legge Biagi con il lavoro flessibile e saltuario quasi panacea per la disoccupazione che, nonostante tutto, è continuata, aggravata dalla crisi delle industrie e dell’artigianato, ciò non bastasse è arrivata la mazzata della Pandemia  a mettere in crisi anche le multinazionali con continui licenziamenti. Si è andati avanti con acconti sugli stipendi e se non si dà una calmierata ai prezzi dei prodotti di prima necessità, la povertà diventerà miseria. Ancora una volta tutto questo pesa sulla vita familiare ed è motivo spesso di litigi e causa di disgregazione. In un mondo, come il nostro, sollecitato da una pubblicità che ti entra pure nelle narici,  non c’è spazio per una dignitosa povertà. E se da una parte c’è l’ennesima rinuncia, dall’altra ti buttano in faccia sprechi per futili cose e sfilate a beffeggiare il buon senso e le necessità.

È dura tornare indietro, è rimasta  la voglia che si sta trasformando in voracità se si tien conto di come si sono riempiti i bar e i ristoranti appena, al seguito delle vaccinazioni, si son tolte certe limitazioni. E ora stiamo tornando in giallo!!! È stato sempre duro se in una elegia di Massimiano si legge: “Dura satis miseris memoratio prisca bonorum” (è abbastanza duro per gli sventurati il ricordo dell’antica prosperità).

In passato un nostro  capo del governo suggerì alle  casalinghe di girare per i negozi alla ricerca dei prezzi più bassi per riempire la borsa della spesa; così quello che si risparmiava sui prodotti si spendeva in tempo e in energia! “ Le chiacchière fa j pedocchie; e lu pa’ rrembie la panze”. Non credo sia necessaria la traduzione per comprendere la saggezza di questo detto popolare. Si parla e si sparla troppo nei nostri tempi, credendo ancora ad un popolo fatto di ingenui!  Il problema della povertà, anche se spesso nascosta, è serio e va affrontato senza tanti orpelli. Purtroppo ci siamo permessi molte cose oltre le nostre possibilità e ,certo, non saranno richieste per quelli che stanno peggio, a farci tornare indietro. Gli scioperi selvaggi o di altro genere, non sono il prodotto del capriccio di pochi o l’ennesimo disturbo contro un governo che non si condivide. C’è un grande disagio e talvolta la disperazione porta ad atti inconsulti e perfino a sfidare la legge. Su questo occorre riflettere e non cercare cause aleatorie. Fanno male le opposizioni a soffiare sul fuoco e ancor più gli estremisti ad aggiungere scorrettezze e falsità. Tuttavia, nonostante le sbandierate promesse di riduzione, tutto continua a lievitare. Stenta pure a funzionare   la raffica dei super sconti ad infiorare tutte le vetrine dei negozi che restano spesso deserti. Non so se c’è da piangere o ridere. D’altronde tra il pianto e il ridere il passo è breve. Allora potrebbe accadere ciò che il papa Sisto V temeva: “ Quando un popolo in difficoltà economica , reagisce ridendo a nuove richieste di oneri, allora bisogna fare attenzione, perché potrebbe diventare pericoloso”.

Redazione: