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Covid, adesso la Germania adesso ha paura

I nuovi casi su 100mila abitanti sono saliti a 255, il numero assoluto ha superato le 50mila persone positive in un giorno (+58% rispetto alla settimana scorsa). Oltre 2.800 i posti occupati in terapia intensiva: ne restano liberi 3.227. I decessi sono saliti del 35% in una settimana (nelle ultime 24 ore 235 i decessi). Numeri federali che fanno paura. Con notevoli differenze tra i Länder. La Baviera ha dichiarato lo stato di calamità, perché le terapie intensive lì sono ormai quasi sature. Anche Sassonia e Turingia sono sotto pressione.

Il 67,3% dei tedeschi ha la cosiddetta “immunizzazione di base”, cioè due dosi, mentre è iniziata la somministrazione della terza dose agli over 70 e agli immunodepressi. Per gli under30, che sono i più contagiati in questo avvio di quarta ondata, la Commissione permanente per i vaccini (Stiko), ha dichiarato il 10 novembre che è opportuno vaccinare solo con Bio-Ntech e Pfizer perché in quella fascia d’età il vaccino Moderna può scatenare pericolose infiammazioni del muscolo cardiaco e del pericardio.

In queste settimane di esplosione dei contagi la regola d’oro del pass sanitario con le 3g, “guariti, vaccinati testati”, che in tedesco suona “genesen, geimpft, getestet”, necessario per accedere al luogo di lavoro, ristoranti e spazi ricreativi, in alcuni Länder si è ridotta a due sole “g”: vaccinati e guariti sono coloro che si ammalano meno gravemente, quindi più liberi di muoversi. La Sassonia, per esempio, vieta ora ai non vaccinati e non guariti l’accesso al ristorante e alle attività del tempo libero.
La logica: chi non ha mai contratto il virus e non si è lasciato vaccinare è l’elemento pericoloso rispetto al fatto che rischia di contrarre la malattia nella forma più acuta.
Intervistato sul quotidiano Die Zeit pochi giorni fa, il dottor Heinrich Groesdonk, responsabile della terapia intensiva presso l’Helios Klinikum di Erfurt (Turingia), raccontava: “poco è cambiato per noi rispetto all’inverno di un anno fa”. Metà dei ricoveri sono di pazienti non vaccinati, alcuni intubati, altri addirittura in regime di respirazione extracorporea (Ecmo). Ci sono però anche vaccinati in terapia intensiva: anziani che non hanno ancora ricevuto la terza dose o persone con diabete, obesità o asma.

In questo contesto si è aperto il dibattito sulla obbligatorietà della vaccinazione per alcune categorie di persone (per sanitari e insegnanti, ad esempio), ma diverse sono le voci contrarie, a partire dalla Associazione delle professioni infermieristiche o anche l’Associazione federale dei fornitori privati di servizi sociali o la Fondazione che protegge i diritti dei pazienti (Deutsche bundestiftung Patientenschutz): affermano che molto più utile ed efficace sarebbe l’obbligo quotidiano di test per chi lavora o visita gli anziani nelle case di riposo. Ne è convinto anche il dottor Groesdonk, che teme le diserzioni del personale sanitario contrario alla vaccinazione: “non possiamo permettercelo. Abbiamo bisogno di ogni infermiere o infermiera che riusciamo a trovare”.

Il dottor Groesdonk ritiene cruciale “testare di più e spezzare le catene di trasmissione”. Fino a poche settimane fa i test erano completamente gratuiti in Germania. “Penso che sia dannoso che i test ora siano a pagamento”, dichiarava il dottore di Erfurt.
“Perché solo se il maggior numero possibile di persone viene sottoposto a test, anche al minimo sospetto, possiamo interrompere la trasmissione e quindi anche evitare che più malati finiscano da noi”.
Dalle notizie che riporta la stampa tedesca, il ministro federale per la sanità starebbe valutando la reintroduzione di test gratuiti dalla prossima settimana.

Mentre prosegue la campagna vaccinale, l’accademia Leopoldina, prestigiosa istituzione scientifica, in un comunicato del 10 novembre ha evidenziato anche la necessità che la ricerca si concentri sullo sviluppo di “principi attivi specifici contro Sars-CoV-2”, che saranno particolarmente importanti “se il virus diventasse endemico, dopo che la pandemia si sarà placata”. Il Covid infatti potrà continuare a circolare in parti della popolazione, anche vaccinata ma senza aver sviluppato un’adeguata protezione immunitaria. Farmaci facilmente reperibili, dicono dall’accademia, saranno utili anche in “una prospettiva globale”, nelle regioni del mondo “in cui la popolazione non ha un accesso adeguato ai vaccini e alle infrastrutture mediche”.

Nella vicina Austria l’incidenza a sette giorni è addirittura schizzata a 713 casi su 100mila abitanti: 11.398 nuovi contagi nel giro di 24 ore, il numero più alto in assoluto per il Paese.
Grande la differenza di approccio politico e di numeri tra Oberösterreich (1173 casi su 100mila abitanti) e Vienna (445 casi su 100mila abitanti), per citare i due estremi.
Nelle regioni meridionali, dalla settimana scorsa il pass è obbligatorio sul posto di lavoro – mentre ristoranti e luoghi di svago sono esclusi per i non vaccinati – e questo, riferisce l’agenzia austriaca Apa, ha portato a una triplicazione del numero di dosi somministrate. Lo sforzo delle autorità austriache è anche quello di sostituire sempre più i test rapidi con più sicuri test antigenici, oltre che spingere con i pass per la campagna vaccinale.

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