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FOTO La comunità parrocchiale di Acquaviva Picena ha accolto don Giuseppe Giudici

ACQUAVIVA PICENA – Domenica 17 ottobre ad Acquaviva Picena, alle ore 18:00, è stato celebrato il Rito della immissione nell’incarico pastorale di nuovo parroco di San Niccolò di don Giuseppe Giudici. A presiedere la Celebrazione Eucaristica è stato Sua Eccellenza Monsignor Carlo Bresciani vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto delle Marche, la Messa è stata concelebrata da numerosi sacerdoti della Diocesi e dai frati agostiniani del convento di san Lorenzo di Acquaviva Picena con l’assistenza dei diaconi permanenti. Prima della Celebrazione don Giuseppe è stato accolto in piazza del Forte, sotto la Fortezza Medievale di Acquaviva Picena, dal sindaco Rosetti, dall’amministrazione comunale, dai presidenti delle associazioni acquavivane, dal Comandante Maresciallo dei Carabinieri e dai carabinieri della Stazione di Acquaviva Picena e autorità politiche. Presente alla santa Messa anche il Comandante della Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto. Il nuovo parroco è arrivato in chiesa accompagnato processionalmente dalle Confraternite. Prima della Messa il sindaco di Acquaviva, Rosetti, ha salutato don Giuseppe a nome della cittadinanza.

Nell’omelia il vescovo Monsignor Bresciani ha detto: “Gesù ci insegna il cammino, fatto di diverse tappe, che il Signore ha riservato per ciascuno di noi. Gesù ha vissuto le nostre debolezze, le nostre difficoltà, è stato provato come tutti gli esseri umani e questo ci porta ad avere fiducia in lui, perché la nostra non è fiducia in uno che non conosce i nostri problemi, ma è la fiducia in uno che ci conosce e che ci ama. La nostra preghiera a questo punto non può che essere la stessa che abbiamo ripetuto nel versetto del Salmo responsoriale: “Donaci Signore il Tuo amore, in Te speriamo”. In questa speranza possiamo affrontare il cammino della vita con piena fiducia, questo sia lo spirito con quale don Giuseppe viene a voi e io lo affido a voi, mentre affido voi a lui, perché questo cammino di Chiesa sia guidato dallo Spirito del Signore. Don Giuseppe ama molto il mare, il suo catamarano…Da qui prendo spunto per fare due esempi e che ti lascio, carissimo don Giuseppe, come ispirazione. Tu sai che andando in catamarano non sei il signore del vento, il vento spira, anche il vento dello Spirito spira dove vuole…Però noi abbiamo la vela, dobbiamo essere talmente saggi di saper orientare la vela in modo tale da catturare il soffio del vento e lasciarsi guidare da esso. È una collaborazione stretta che come comunità cristiana siamo chiamati a fare; discernere attentamente dove lo Spirito sta soffiando, ma non basta che ci sia il vento affinché la barca vada, occorre che noi orientiamo le nostre vele e impariamo a catturare il soffio dello Spirito. Questa barca è la Chiesa, l’immagine della barca viene spesso associata alla Chiesa, tu caro don Giuseppe che sai guidare bene il catamarano, dovrai guidarla, ti affido una comunità che è ricca di tradizioni, che viene da tanto lavoro che qui i sacerdoti, che ti hanno preceduto, hanno fatto e che è giusto ricordare, io ricordo solo quelli che ho conosciuto personalmente, ma la gratitudine la portiamo dentro per tutti: per chi ha lavorato, per chi ha costruito, per chi ha aiutato questa comunità nel tempo. Ricordiamo don Alfredo, don Pierluigi, don Dino prima, a cui va la gratitudine, oltre che a tutti i santi sacerdoti che qui hanno lavorato e che qui stanno ancora lavorando. La seconda immagine che prendo sempre da questo tuo amore per il mare e per i pescatori, colgo l’occasione per salutare il Comandante del porto di San Benedetto del Tronto, la barca spesso va al largo e noi siamo chiamati a prendere il largo senza paura. Questa barca che noi siamo chiamati a guidare non possiamo portarla al largo senza un equipaggio, quindi anche il parroco ha bisogno del suo “equipaggio”, non può guidare la comunità parrocchiale da solo. Questo modo di camminare insieme ci dice molto sul nostro “essere Chiesa”, occorre qualcuno che indica la strada, ma occorre che tutta la parrocchia collabori con chi è chiamato a guidare. Ognuno collabora a proprio modo, senza bisogno di dividerci, come ci dice il brano del Vangelo appena letto, tutta la parrocchia, tutti insieme dobbiamo lavorare per la stessa finalità, proprio come su una arca tutti siamo importanti: chi ha il timone, chi getta la rete, chi separa il pesce e tanto altro. don Giuseppe, questo ti dice che tutte le persone della parrocchia son importanti e possono collaborare con te affinché questa bella impresa dell’essere Chiesa si possa realizzare. Parlo a don Giuseppe, ma parlo anche a voi che siete qui stasera perché don Giuseppe da solo la barca non la potrà guidare, avrà bisogno di voi; Gesù ci indica come collaborare insieme, cioè evitando l’arrivismo e il prevaricare gli altri, ma lavorando insieme, diventando servi di tutti, perché chi vuole essere “grande” anche a livello umano non solo come cristiano, deve mettersi a servire, Gesù è stato servitore di tutti, anche degli ultimi, dobbiamo seguire il Suo esempio, cercare insieme di rispondere ai bisogni di tutti, Gesù ha fatto così. Come cristiani non possiamo che essere imitatori di Cristo e quindi agire senza dire: “Ma potrebbe essere diverso?” Quando si è in mare aperto non ci si fa questa domanda, ma si pensa a navigare con il mare che si trova sapendo di non essere mai soli, Cristo ci sarà sempre. Noi non dobbiamo contare solo sulla nostra forza umana perché essa non è sufficiente, la bravura più o meno del parroco, dei parrocchiani che ci auguriamo ci sia, non possono bastare da sole perché la nostra forza è il Signore. Dobbiamo camminare sulla strada di Gesù, lo hanno fatto gli apostoli e così hanno guidato la Chiesa, siamo chiamati a farlo anche noi. Carissimo don Giuseppe, mentre ti affido questa comunità, ti affido anche al Signore, Egli ti sarà sempre vicino. A volte facciamo fatica a capire dove va il vento, dobbiamo prestare molta attenzione, ma l’aiuto del Signore non manca mai. Don Giuseppe, fai tesoro di quello che questa comunità già ha, non perché questa comunità ha tutto, carissimi non avete tutto, nessuno ha tutto, siamo tutti in cammino facendo tesoro di quello che ci viene dal passato, ed è tanto, ecco perché ricordavo con sentimento di gratitudine i sacerdoti che hanno servito questa parrocchia, dobbiamo però avere lo sguardo proiettato verso il futuro. Ieri sera in Cattedrale abbiamo aperto, per volontà di papa Francesco, il tratto diocesano del cammino sinodale che porterà al Sinodo del 2023, il papa ci ha esortato a metterci in cammino verso il futuro e a saper cogliere il bene di questo mondo per farne tesoro. Vi chiedo di pregare per i nostri sacerdoti, abbiamo bisogno della vostra preghiera, del vostro incoraggiamento, della vostra comprensione. Don Giuseppe gode della mia stima, ma il sacerdote è un essere umano come tutti gli altri, con le sue ricchezze, con le sue buone intenzioni, con la sua buona volontà e con i desideri di fare del bene e sicuramente don Giuseppe viene a voi con questo spirito, ma come tutti noi, come tutti voi ha bisogno della comprensione, dobbiamo imparare a comprenderci l’un l’altro perché in questa comprensione possiamo aiutarci reciprocamente a costruire questa Chiesa, sapendo che anche Gesù si è fatto carico delle nostre debolezze, ma non per questo ha smesso di amarci. Dobbiamo imparare ad aiutarci e ad amarci nonostante le debolezze, questo è l’amore di Dio, l’amore di Gesù, questo è essere cristiani, questo è essere Chiesa. Quando imitiamo l’amore di Dio siamo una Chiesa ricca, una Chiesa dove si sente la presenza del Signore. Il mio augurio per voi fratelli di Acquaviva è o stesso augurio che faccio a don Giuseppe: che possiate trovare sempre comprensione e affetto gli uni per gli altri, che possiate aiutarvi reciprocamente camminando insieme sulla via del Signore”.

Il vescovo emerito della Diocesi Sua Eccellenza Monsignor Gervasio Gestori ha inviato un messaggio di saluto a don Giuseppe: “Carissimo don Giuseppe, nella serena obbedienza al vescovo Carlo vieni come parroco in questa antica e gloriosa comunità di Acquaviva ancora tanto ricca di cultura cristiana e di fedeltà alla Chiesa. I fedeli ti accolgono affettuosamente con gioia desiderosi di poter approfondire il loro cammino di vita cristiana e sicuri di trovare in te un pastore sincero e un padre sempre disponibile all’ascolto e all’accompagnamento. Abbi fiducia nella bontà dei tuoi parrocchiani e sii sicuro che non mancherà la collaborazione di tante persone generose. Mi dispiace moltissimo di non poter essere presente al’inizio del tuo ministero, perché impegnato nella Diocesi di Milano nella celebrazione della Cresima, anche di un mio nipote, ma sii sicuro del mio ricordo nella preghiera e della mia vicinanza spirituale. Benvenuto tra noi acquavivani e un forte abraccio nel Signore, auguri di cuore”.

Anche il Consiglio Pastorale a nome della comunità parrocchiale ha salutato don Giuseppe: “Caro don Peppe, poco più di due anni fa ci trovammo ad accogliere il nuovo parroco con queste parole: “È difficile accettare il cambiamento”, oggi ci troviamo di nuovo a ripetere queste parole, ma in questo momento siamo chiamati a vivere questa nuova esperienza come una chiamata a rinnovarci e a guardare verso nuove direzioni per un rinnovato slancio spirituale e pastorale di tutta la comunità che era già iniziato con don Pierluigi e che continuerà con te. Il nostro è un paese molto legato alle tradizioni, per noi la figura del parroco è sempre stata vista come un punto di riferimento. Da oggi questa è la tua casa e noi la tua famiglia. Da oggi cammineremo insieme. Il nostro cammino si presenta come un percorso lungo una ripida salita verso la cima di una montagna, una strada difficile, ma insieme faticheremo, insieme lavoreremo e impareremo a conoscerci. Camminare insieme è un esercizio bellissimo, ma faticoso, non è semplice, bisogna essere uniti; noi ci impegneremo quotidianamente a collaborare con te e tu ci insegnerai ad essere parte viva della Chiesa e non semplici uditori. Iniziamo questo cammino con la preghiera per il parroco, del beato Paolo VI, perché chi ben comincia è a metà dell’opera: “Signore, ti ringrazio di averci dato un uomo, non un angelo come pastore delle nostre anime. Illuminalo con la tua luce, assistilo con la tua grazia, sostienilo con la tua forza. Fa’ che l’insuccesso non lo avvilisca e il successo non lo renda superbo. Rendici docili alla sua voce. Fa’ che sia per noi amico, maestro, medico e padre. Dagli idee chiare, concrete, possibili; a lui la forza per attuarle, a noi la generosità nella collaborazione. Fa’ che ci guidi con l’amore, con l’esempio, con la parola, con le opere. Fa’ che in lui vediamo, stimiamo e amiamo Te. Che non si perda nessuna delle anime che gli hai affidato. Salvaci insieme con lui”.
Come segno di benvenuto vogliamo farti un dono speciale, simbolo del tuo ministero e del colore dello Spirito Santo che durante questo cammino non ci abbandonerà e accompagniamo questo dono con un pensiero concreto per te. Benvenuto don Peppe!”.

Patrizia Neroni: