DIOCESI
– Nel pomeriggio di domenica 15 agosto, Solennità dell’Assunzione di Maria in Cielo, il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Santa Messa presso la Cattedrale della Madonna della Marina. Ha concelebrato con lui il Vicario Generale e Parroco della Cattedrale don Patrizio Spina. Riportiamo di seguito il testo dell’omelia tenuuta dal Vescovo Carlo.

«In qualche modo tutti guardiamo al futuro e proiettiamo su di esso le nostre attese e i nostri desideri migliori. Ma tutti facciamo esperienza che il nostro futuro non è nelle nostre mani, se non in maniera alquanto limitata. Lo sguardo al futuro è segnato da una sua incertezza costitutiva. Nessuno di noi è certo del domani e non solo a causa della pandemia, ma tutti desideriamo che il futuro sia positivo, che sia promettente di bene. Desideriamo la vita e non la morte. Eppure il nostro desiderio di vita si scontra con una barriera sicura e per noi insuperabile: la morte.

La solennità dell’Assunta, che oggi celebriamo, è uno spiraglio di luce abbagliante sull’oscurità del futuro della nostra vita, uno spiraglio di luce che il Signore ci dona per sostenerci nella fatica del nostro cammino e per superare le oscurità che potrebbero bloccarlo o deviarlo su strade senza uscita.

Dio con l’assunzione al cielo di Maria dà una risposta alle nostre domande sul nostro futuro. Ci dice che il futuro è di Dio e Dio è il Dio della vita. È lui che dà vita alla polvere di cui siamo fatti; è lui che ridarà vita alla polvere del nostro corpo. In Maria questo lui l’ha fatto prima che il suo corpo diventasse polvere. A lei la vita oltre la morte è stata subito donata in quanto, come madre di Gesù, il Figlio di Dio, è dopo di Gesù la primizia della creazione. Ma ciò che è stato donato a lei in modo speciale, è quanto Dio vuol donare a ciascuno di noi. Se a lei è stata donata, significa che la vita oltre la morte è nelle possibilità di Dio. Non potrebbe essere diversamente, se lui è Dio. Ma se l’ha donata a lei, la può donare anche a noi. Ed è questo che lui nel suo amore vuole per ognuno di noi.

Tutto quello che noi viviamo su questa terra, lo viviamo nel nostro corpo. Incominciamo a vivere su questa terra quando incomincia a vivere il nostro corpo. Esso partecipa di tutte le nostre avventure e disavventure, delle nostre gioie e dei nostri dolori, delle nostre fatiche e delle nostre conquiste. È vero che è polvere e in polvere ritornerà, ma è polvere in cui abita uno spirito divino, il soffio che gli dà vita, soffio di vita che viene da Dio, non può venire dalla polvere. Con la solennità dell’Assunta Dio ci dice che darà ancora una volta vita questa polvere chiamandola a partecipare alla sua vita immortale.

Per noi, ora, è arduo farci una immagine di tutto questo, se non nella fede e a partire dalla resurrezione di Gesù e dalla Assunzione al cielo di Maria, sua madre, perché tutto ciò sfugge alla nostra esperienza immediata. Noi non abbiamo accesso all’esperienza della resurrezione se non in Gesù e in Maria, attraverso la testimonianza degli apostoli. Ma se Dio c’è, se egli si è manifestato in Gesù, come noi fermamente crediamo, egli non può che essere il Dio della vita e non della morte. I suoi progetti non possono che essere progetti di vita e non di morte, poiché i suoi sono progetti di amore per la vita di ogni essere umano da lui creato con amore e da lui chiamato ad amare come lui ama.

Si tratta di un progetto di amore che riguarda tutti gli uomini e tutto l’uomo, quindi anche il suo corpo. Il destino del nostro corpo non è la sua eterna dissoluzione, un semplice ed eterno ritorno alla polvere. Il nostro destino è la vita che Dio ridarà, quella vita che solo lui può dare a questa polvere, di cui siamo fatti, rendendola partecipe della sua eterna vita divina. Quella stessa eterna vita divina che ha donato a Maria, assurgendola al cielo in corpo e anima, che significa, nella sua interezza umana.

Questa è sempre stata la fede cristiana, celebrata dalla Chiesa sempre in modo solenne ancora prima che venisse proclamato il dogma della Assunzione al cielo di Maria. Cattedrali di molte Diocesi nel mondo, infatti, sono dedicate da secoli e secoli all’Assunta e ciò manifesta la grande fede del popolo cristiano; è grande segno di amore a Maria, ma anche e soprattutto grande segno di fede su quello che è il destino della vita umana, la meta verso cui siamo orientati nel nostro cammino di fede.

Il nostro corpo, fatto di cellule e organi, è certamente degno di grande cura, e ciò oggi lo facciamo con attenzione, almeno nel nostro contesto occidentale, anche se non senza qualche segno di esagerazione. Non dobbiamo mai dimenticare, tuttavia, che esso ha una dignità che va la di là delle sue condizioni materiali o biologiche, di salute o di malattia. La sua dignità ultima sta nel suo destino alla vita eterna verso la quale noi camminiamo e che potremo godere solo a seconda di come noi viviamo nel nostro corpo, in dipendenza di quello che di bene o di male viviamo ora nel nostro corpo e attraverso il nostro corpo.  

Se viviamo nel nostro corpo come Maria, la donna dell’eterno sì a Dio vissuto in ogni condizione di vita, anche noi risorgeremo nel nostro corpo e con il nostro corpo per la gloria. Ma sappiamo che non c’è solo la resurrezione per la gloria, purtroppo c’è un’altra possibilità che dipende da noi evitare con la grazia di Dio.

Noi preghiamo perché Maria ci aiuti a raggiungere la resurrezione per la gloria e chiediamo con umile devozione la sua intercessione di madre affinché ci accompagni nel nostro cammino di fede, ogni giorno della nostra vita fino all’ora della nostra morte. Questo le  chiediamo oggi e ogni volta che recitiamo la preghiera a lei rivolta dell’Ave Maria confidando nel suo materno amore per ciascuno di noi. E così sia!».

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