Don Guido

DIOCESI– Lo scorso 29 giugno 4 catecumeni hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana e 2 battezzate hanno completato il medesimo percorso. Ma che cosa deve fare un adulto che desidera diventare cristiano? Lo abbiamo chiesto a don Guido Coccia, Responsabile del Servizio per l’Iniziazione Cristiana degli Adulti.

In che modo gli adulti giungono a chiedere i sacramenti dell’iniziazione cristiana?
Le modalità attraverso le quali gli adulti desiderano intraprendere un cammino che li conduca a diventare cristiani sono le più disparate. Qualcuno in maniera molto semplice si è presentato in chiesa e ha chiesto di essere battezzato. Altri si sono avvicinati perché hanno partecipato a una liturgia e sono rimasti colpiti dalla sua bellezza. Altri ancora hanno visto il servizio prestato dalla Chiesa verso i più bisognosi, senza alcuna distinzione di provenienza, etnia o fede e si sono lasciati provocare e interrogare da questa apertura verso gli altri. Ci sono persone che per tradizione appartenevano ad altre religioni e che avendo contatto con alcuni cristiani hanno sentito risvegliare in loro stessi l’esigenza di una vita spirituale più profonda. Altri ancora avevano desiderio di sposarsi in Chiesa e a partire da questo hanno intrapreso un percorso di approfondimento della fede. Dal punto di vista della nazionalità, gran parte dei catecumeni che sono diventati cristiani proviene dall’Albania, un paese in cui per molto tempo è stata impedita per legge qualsiasi forma di manifestazione religiosa, ma questo non ha spento nelle persone il desiderio di Dio.

Quali sono le tappe del catecumenato che porta poi ai riti dell’iniziazione cristiana?
Il catecumenato è di per sé antichissimo. La Chiesa non ha fatto altro che riprendere quel percorso, riproponendolo agli uomini e alle donne di oggi. Ci sono quattro tempi fondamentali. Il percorso nella nostra diocesi si articola in due anni nei quali i catecumeni si preparano a ricevere i sacramenti. Quando si conoscono queste persone, anche a livello informale, si entra in dialogo con loro e in questa fase emerge come Dio li abbia chiamati a diventare cristiani e quale sia la loro risposta. In un primo momento che va da settembre a dicembre con il precatecumenato avviene  la conoscenza di coloro che intendono diventare cristiani e ci si mette in ascolto delle loro storie e della loro vita. Durante il periodo di Avvento avviene il rito dell’ammissione al catecumenato vero e proprio: da “simpatizzanti”, se così si può dire, diventano persone in cammino che accettano di far risuonare la Parola di Dio nella loro vita. Ha inizio la tappa più lunga che dura circa un anno e mezzo e che termina con la quaresima dell’anno successivo. Durante questo periodo accompagniamo i catecumeni nella lettura del Vangelo di Marco, che sin dall’antichità è chiamato il “Vangelo del Catecumeno”. Nel primo anno ai catecumeni si fa un annuncio centrato sulla Storia della Salvezza, sulle figure di Abramo, Mosè e dei profeti, mentre nel secondo anno vengono approfonditi il Credo e il Padre Nostro. Durante la seconda quaresima del catecumeno avviene il rito dell’elezione con il quale la Chiesa accompagna i catecumeni verso il Battesimo che viene amministrato, insieme agli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana, durante la Veglia di Pasqua. I neofiti per circa un mese riflettono a partire dai doni ricevuti attraverso una catechesi mistagogica. In tutto questo percorso i catecumeni sono accompagnati dai padrini e dalle madrine, figure che creano un legame concreto e di continuità fra le comunità parrocchiali e l’intera diocesi.

Concretamente come si svolgono gli incontri?
Il percorso dell’iniziazione cristiana degli adulti è diocesano. Pertanto quando una persona desidera diventare cristiana si rivolge al proprio parroco, il quale lo indirizza poi al nostro servizio. I catecumeni del primo anno si vedono ogni quindici giorni, mentre per quelli del secondo anno l’appuntamento di formazione ha cadenza settimanale. Gli incontri avvengono di lunedì. Una volta terminato il catecumenato i neofiti entrano a far parte della propria comunità parrocchiale, anche se “materialmente” già vi appartengono in quanto, durante le domeniche dell’anno, i catecumeni sono invitati ad ascoltare la Liturgia della Parola. Una volta ascoltata la Parola, il celebrante fa una preghiera su di loro e poi escono dalla chiesa. Non si tratta ovviamente di un atto di esclusione, ma di una pedagogia che ha come caratteristica la gradualità: solo una volta che avranno ricevuto il battesimo avranno occhi nuovi per partecipare pienamente all’Eucaristia.

Che cosa rappresentano i catecumeni per la comunità cristiana?
Sicuramente sono uno stimolo per tutti i fedeli. In un tempo in cui abbiamo l’impressione che sempre più persone si allontanino dalla vita della Chiesa, il Signore non manca di chiamare suoi nuovi figli. La presenza di un catecumeno durante la liturgia domenicale può sicuramente suscitare una prima curiosità e una successiva riflessione in chi è battezzato da tanto tempo: la loro presenza può essere un modo per riscoprire la propria vocazione battesimale.

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