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Funerali di Giacomo Straccia, don Dino: “Ho avuto un gigante silenzioso come padre”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si sono svolti ieri, 22 Giugno, alle ore 16:00, presso la Chiesa di San Benedetto Martire, i funerali di Giacomo Straccia, titolare storico dell’azienda di idropulitrici Vaportecnic che avrebbe compiuto 82 il prossimo mese. Venuto a mancare dopo una lunga malattia, Giacomo ha lasciato la moglie Lina e tre figli: oltre al più noto don Dino Straccia, anche Marcello e Maria Emanuela, questi ultimi entrambi sposati e con figli.

La Messa, presieduta dal vescovo Carlo Bresciani, è stata concelebrata da numerosi presbiteri della diocesi accorsi per stare vicino nella preghiera a don Dino. Dopo la Liturgia della Parola, proclamata da due nipoti del defunto, Sara e Lorenzo, la lettura del Vangelo è stata affidata al diacono Domenico Maria Feliciani, collaboratore di don Dino presso le comunità parrocchiali di San Cipriano e San Giovanni Evangelista di Colonnella.

Queste le parole del Vescovo Bresciani durante l’omelia: “Di fronte alla morte si presentano a noi le domande più importanti della vita, perché la morte ci rimanda al senso della vita. La morte non è soltanto un atto finale, bensì ci pone una domanda, anzi la domanda delle domande: Che senso ha la vita? Non è un interrogativo facile, ma certamente non possiamo evitarlo. A questo difficile quesito oggi la Parola di Dio dà una risposta. La prima lettura ci parla di Abramo, che noi chiamiamo il ‘Padre della fede’, e ci dice che era un uomo ricco che possedeva oro, argento, bestiame, ma ad un certo punto Dio gli chiede di mettersi in cammino. Il Signore gli dice: ‘Non fidarti soltanto di quello che hai, come i beni materiali, bensì mettiti in cammino verso una terra, che hai davanti ma che ti è sconosciuta. Fidati della promessa di Dio.’ Dunque la domanda che ci dobbiamo porre è: ‘In chi riponiamo la nostra fiducia?’ Abramo ha posto la sua fiducia in questa promessa del Signore: egli ha affrontato sempre con giustizia e correttezza anche le avversità e il Signore non lo ha abbandonato mai. Forse possiamo leggere anche la vita del nostro fratello Giacomo alla luce di questa fiducia, una fiducia posta non soltanto nella vita, ma nel Signore. Penso, ad esempio, ai sessant’anni di matrimonio e di fedeltà matrimoniale. Ma penso anche ad un’altra delle linee guida fondamentali che oggi la Parola ci dà: ‘Cercare il bene non soltanto per voi stessi, ma tutto quello che volete sia fatto a voi, voi fatelo agli altri.’ È una regola che non ci assicura che la nostra vita sia esente da difficoltà, ma sia un cammino giusto e pacifico. Mi piace pensare che questa sia stata la regola di vita di Giacomo. Infatti, cosa ci resta se non il bene fatto?! Che cosa lasciamo se non il bene fatto?! Dunque non è detto che per il cristiano sia più facile rispondere alle domande della vita, però il cristiano ha una luce che può illuminare il suo cammino: questa luce è la Parola di Dio che ci accompagna lungo la strada della vita.

Dopo la lettura delle preghiere dei fedeli, affidate alla nipote Chiara, si è proceduto con la liturgia Eucaristica ed i riti di Comunione. Al termine della Messa, ha preso la parola don Dino: “Sono molto contento della vostra presenza e ringrazio tutti voi, in particolare il Vescovo ed i confratelli che sono venuti a concelebrare questa Messa. Ringrazio inoltre tutti gli amici intervenuti e in particolare la Corale di Colonnella. Voi forse pensate che il sacerdote non viva il dolore degli altri, perché è abituato a fare i funerali. Vi assicuro che non è così: il sacerdote un po’ prende dal dolore delle persone, ma – come ho sempre detto nelle omelie durante i funerali – quando toccherà a me, non sarà da meno di ora che è toccato a voi. Ed infatti è proprio così. In questo momento è come se una parte di me mi avesse lasciato. Parlo di mio padre, un uomo che ha avuto molta pazienza con un figlio ribelle come me, un uomo fatto a suo modo, con le sue idee e con i suoi modi, ma anche molta pazienza: la sua umiltà, la sua semplicità, la sua incredibile saggezza ed i suoi silenzi mi hanno educato e mi hanno portato ad essere quello che sono oggi. Sono stato fortunato?! Non lo so; so solo che ho avuto un gigante come padre, ma un gigante silenzioso che mi ha educato con le azioni e con l’esempio. Tante volte non andavamo d’accordo e abbiamo avuto delle divergenze, però ricordo perfettamente la grande pazienza che ha mostrato il giorno che io ho deciso di prendere questa strada. Con la massima tranquillità, tu papà, mi ha detto: ‘Fà la cosa migliore per te’. Io gli ho detto: ‘Faccio un’esperienza, parto e vedo come va’. Lui mi ha subito risposto: ‘Tu non tornerai più. Va per la tua strada. È la cosa migliore per te’. Ecco perché oggi dico che, anche se non l’ho meritato, so di aver avuto un gigante come padre: ecco perché ringrazio Dio per avermelo donato.”

A seguire c’è stato il toccante ricordo della nipote Diana: “Questo è un pensiero che noi nipoti abbiamo realizzato per te, nonno Giacomo. È un ultimo saluto per accompagnarti, ma non è un addio, bensì un arrivederci, nella speranza di rivederci davvero un giorno in Paradiso. Carissimo nonno, abbiamo scritto questa lettera un po’ di tempo fa, perché sapevamo che, quando fosse arrivato il momento, non saremmo stati lucidi. Sono tante le cose che vorremmo dirti, ma crediamo che tutti quelli, che oggi sono qui con noi riuniti per salutarti un’ultima volta, sanno già quanto tu sia stato meraviglioso, dedito alla famiglia, disponibile, altruista e giusto con tutti, senza distinzioni. Non esistono parole abbastanza meritevoli per descriverti, sappiamo solo che adesso sei con Gesù, che hai raggiunto la meta che tutti noi desideriamo, la vita eterna. E noi dovremmo essere felici per te, ma è così difficile! Nonno, aiutaci tu ad accettare questa sofferenza, come tante volte nella tua vita hai accettato le difficoltà. Tu ci sei sempre stato per noi, sei la nostra colonna portante e non sappiamo come andare avanti senza di te. Grazie, nonno, per tutto ciò che hai fatto, perché, anche nella malattia, sei stato buono, non ti sei mai mai lamentato e ci ha dato tanta forza, quando invece avremmo dovuto darla noi a te. Tu hai ascoltato le nostre lamentele e i nostri pianti disperati, mentre soffrivi come un martire, ma mai – nemmeno una volta – hai dato disturbo, mai ci hai sgridato e mai ci hai lasciato soli. Sei la dimostrazione che non servono parole per mostrare amore e fedeltà, ma basta uno sguardo. Grazie, nonno, perché adesso abbiamo un esempio da seguire, un vero e proprio santo. Spesso vediamo i santi come anime lontane da noi, perfette; in realtà, i santi sono coloro che amano le proprie croci e le accettano, affidando tutto a Dio, proprio come hai fatto tu, nonno. Tu sei la prova che tutti noi possiamo diventare santi.”

Presenti alla cerimonia, oltre che ai parenti del defunto, anche molti dipendenti dell’azienda familiare e numerosi fedeli delle parrocchie di Colonnella tra i quali anche il primo cittadino, Leandro Pollastrelli.  Straccia – lo ricordiamo – aveva creato l’azienda insieme ai fratelli Gabriele e Giuseppe; quando quest’ultimo era venuto a mancare, aveva preso totalmente in mano l’azienda, ora gestita dal figlio Marcello. Ne è sempre stato la colonna portante, tanto che numerosi sono stati gli operai convenuti per ricordarlo i quali ci hanno raccontato: “Metteva al primo posto sempre gli altri: magari toglieva le cose per sè, ma non le toglieva mai agli altri. Era una persona disponibile ed altruista. Aveva inoltre una fede grandissima: infatti ha partecipato a tantissimi cenacoli, è andato anche a Fatima e, quando vedeva la moglie un po’ giù, la portava in pellegrinaggio. Era una persona molto silenziosa, diceva poche parole ma sempre dense di grande significato. Una persona eccezionale.”

Carletta Di Blasio: