di Irene Giuntella
Si levano da più parti le accuse verso la Commissione Ue per una mancanza di trasparenza nei contratti conclusi con le aziende produttrici di vaccini anti Covid-19. Nelle scorse settimane si sono sollevate critiche contro la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, definita da una eurodeputata “al servizio delle case farmaceutiche”. Tuttavia, occorre ricordare che l’esecutivo europeo non agisce da solo: a firmare i contratti finali sono tutti gli Stati membri. “Il Mediatore europeo ritiene che, dato l’enorme interesse pubblico per la questione, le clausole di trasparenza avrebbero dovuto essere inserite nei contratti”, spiega al Sir una portavoce della mediatrice Ue, Emily O’Reilly. “Tuttavia, è anche importante sottolineare che vi è un comitato direttivo degli Stati membri coinvolti nei negoziati e il contratto finale è firmato da tutti gli Stati membri”. Certamente il tema è delicato: i contagi aumentano, la terza ondata si diffonde sul continente: l’Italia marcia verso la zona rossa. Nel frattempo le campagne vaccinali proseguono a fatica in alcuni Paesi, Italia compresa, mentre in altri accelerano. E sugli stessi vaccini si rischia di marciare a ranghi sparsi in Europa.
Aperte due indagini. Al momento il Mediatore europeo (European Ombudsman, figura istituzionale eletta dal Parlamento Ue per svolgere indagini sulla regolarità o la cattiva gestione dell’amministrazione europea) ha aperto due inchieste sulla trasparenza dei contratti conclusi dalla Commissione con le aziende produttrici di vaccini per il coronavirus. Un’indagine è stata avviata dopo che una Ong ha chiesto di visionare il contratto che la stessa Commissione ha firmato con AstraZeneca e i relativi documenti dei negoziati. Inizialmente la Commissione si era rifiutata di condividere i documenti firmati dall’Ue per l’acquisto dei vaccini e non ha risposto alla richiesta di consultazione dei report negoziali con le aziende farmaceutiche. Bruxelles aveva motivato la sua decisione sostenendo “di tutelare gli interessi commerciali dell’azienda farmaceutica e proteggere la sua procedura di appalto”.Nella sua risposta all’indagine, la Commissione ha osservato di aver pubblicato “versioni modificate”, non complete, di tre contratti (compreso quello di AstraZeneca) e che “spera presto di pubblicare i restanti”e “sta ancora valutando la richiesta del denunciante di accesso pubblico ai documenti relativi ai negoziati”. L’altra inchiesta della mediatrice europea riguarda invece il caso di un eurodeputato che chiedeva “il pubblico accesso al contratto di AstraZeneca (ora pubblicato – ndr) nonché i dettagli sui funzionari degli Stati membri coinvolti nei negoziati sul vaccino”. La Commissione ha recentemente risposto che “non concederà l’accesso alle informazioni relative ai funzionari degli Stati membri per motivi di riservatezza dei dati”. “Analizzeremo la risposta prima di considerare i nostri prossimi passi in questa indagine”, afferma una portavoce della mediatrice Ue. Sulle indagini in corso, dalla Commissione fanno sapere al Sir che “come sempre la Commissione collaborerà pienamente”. Mentre rispetto alle critiche sui contratti “la Commissione è una forte sostenitrice della trasparenza, tuttavia la pubblicazione dei contratti richiede il consenso delle società – ribadisce il portavoce Ue –. Tre società hanno infatti già dato il loro consenso e speriamo che le altre seguano rapidamente”.
Contratti firmati, dialoghi esplorativi. Ad oggi, sono stati autorizzati 3 vaccini sicuri ed efficaci contro il Covid-19 per essere utilizzati nell’Ue, a seguito delle raccomandazioni scientifiche positive e dell’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali.Nel dettaglio, sono stati autorizzati i vaccini delle aziende BioNTech-Pfizer, Moderna e Astrazeneca che prevedono anche l’opzione di decidere di donare il vaccino a Paesi a reddito medio o basso o reindirizzarlo ad altri Paesi Ue.La Commissione ha poi firmato dei contratti con altre aziende, Sanofi-Gsk, Janssen Pharmaceutica Nv (una delle società farmaceutiche Janssen di Johnson&Johnson) e con Cure Vac, per rendere possibile l’acquisto dei loro vaccini da parte degli Stati membri una volta che saranno dimostrati sicuri ed efficaci e la possibilità di donarli anche a Paesi poveri. Infine, sono in corso dialoghi esplorativi con le aziende Novavax e Valenva.Approccio unitario e potere negoziale. “Siamo riusciti a negoziare buone condizioni per quanto riguarda, ad esempio, prezzo, responsabilità, numero di dosi, ecc. Inoltre, sono stati concordati tempi concreti per le consegne dei vaccini”, così un portavoce della Commissione Ue risponde al Sir rispetto alle accuse rivolte all’Ue di fare gli interessi delle Big Pharma. “È proprio l’approccio congiunto della strategia Ue per i vaccini – che significa che tutti i contratti sono stati negoziati congiuntamente e per conto di tutti gli Stati membri – che ha notevolmente aumentato il nostro potere negoziale nei confronti dell’industria farmaceutica. Proprio perché la squadra negoziale (con i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione) rappresenta 460 milioni di cittadini dell’Ue e 27 mercati, possiamo concordare termini e condizioni migliori di quelli che sarebbero stati se ciascun Paese membro avesse negoziato separatamente i contratti”.
L’Italia blocca i vaccini verso l’Australia. In queste ore l’Italia ha deciso di bloccare l’autorizzazione all’esportazione di almeno 250mila dosi di Astrazeneca verso l’Australia, come previsto per le aziende che non abbiano ancora adempiuto e rispettato i tempi per la produzione richiesta dall’Ue. L’Italia è il primo Paese Ue a scegliere questa strada, definita congiuntamente in sede comunitaria. E da Melbourne è partita subito la controffensiva del ministro della Salute Greg Hunt: “l’Australia ha sollevato la questione con la Commissione europea attraverso più canali, e in particolare abbiamo chiesto alla Commissione di rivedere la decisione dell’Italia”.
Visegrad, Sputnik e Israele… Alcuni Paesi, soprattutto quelli Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia), hanno deciso di agire indipendentemente dall’Ue per l’acquisto dei vaccini. L’Ungheria è il primo Paese europeo ad aver autorizzato i vaccini cinese e russo, Sinopharm e Sputnik. Mentre l’Austria strizza l’occhio a Israele: il cancelliere Kurz ha espresso insoddisfazione per l’esclusività dei contratti collettivi Ue e per la lentezza dell’Ema, confermando una visita a Gerusalemme. A questo proposito il portavoce della Commissione afferma: “per l’Ue è fondamentale che i vaccini siano valutati per la loro sicurezza, qualità ed efficacia. La sicurezza dei vaccini è la massima priorità. Pertanto, qualsiasi vaccino deve essere autorizzato a seguito di un parere positivo dell’Ema, prima di poter essere immesso sul mercato europeo”.Secondo le norme farmaceutiche Ue, “gli Stati membri possono somministrare vaccini acquistati al di fuori della strategia dell’Ue sulla base di un’autorizzazione all’uso per emergenza”.Si tratta però di una questione di “competenza e responsabilità nazionale, e la piena responsabilità relativa a tale uso ricade sullo Stato membro”. I Paesi Ue hanno deciso di optare per autorizzazioni centralizzate a livello Ue per l’immissione in commercio dei vaccini per il Covid-19. “Quindi i vaccini coperti dalla nostra strategia devono essere valutati dall’Ema”, ribadisce il portavoce. La Commissione chiarisce: “la decisione degli Stati di concedere l’approvazione all’uso del vaccino Sinopharm o Sputnik non rientra nella strategia Ue”. Intanto nelle ultime ore l’Ema ha comunicato di aver avviato la valutazione del vaccino Sputnik V. La situazione è chiaramente in continua evoluzione, mentre la pressione dei contagi rischia di intralciare la linea unitaria sul fronte sanitario e vaccinale che con fatica era stata costruita tra l’Ue e i 27 nei mesi scorsi.
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