DIOCESI – Nell’ambito della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani venerdì 22 gennaio si è tenuta in modalità streaming l’incontro dal titolo Le considerazioni ecumeniche nell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco, moderato da Luigi Mattioli, responsabile regionale del Rinnovamento nello Spirito.

Nel suo saluto introduttivo Mons. Carlo Bresciani, vescovo della nostra diocesi, ha ricordato che la fratellanza precede qualsiasi distinzione e ci riporta a quella umanità che tutti ci unisce. Alla luce di ciò il dialogo ecumenico si rivela indispensabile per trovare ciò che è comune e per comprendere le diversità: non si dialoga per imporre la propria posizione, ma neppure per rinunciare ad essa, ma per trovare ciò che ci permette di camminare insieme.

Anche Mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti e Amministratore Apostolico della Diocesi di Ascoli, ha preso la parola per un saluto iniziale, definendo la fratellanza come il banco di prova sul quale i cristiani si giocano la loro credibilità. Infatti, nell’immaginario collettivo la fede in Dio è messa in discussione proprio da coloro che nel loro essere credenti non si comportano da fratelli verso gli altri uomini e anzi hanno purtroppo costituito una saldatura fra fede e violenza.

È infine intervenuto don Vincent Ifeme, direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso, che ha tenuto una relazione sul tema scelto e ha fornito alcune chiavi di lettura per avvicinarsi all’enciclica, a partire dalla parabola del buon samaritano, icona biblica che Papa Francesco ha posto come punto di riferimento per l’enciclica Fratelli tutti. Fondamentale insegnamento della parabola è il rovesciamento del concetto di prossimo: il cristiano, alla luce dell’insegnamento di Gesù, è chiamato non a comprendere chi sia il prossimo, ma a farsi prima di tutto lui prossimo verso gli altri, dando vita alla fraternità secondo il progetto di Dio, in maniera tale da giungere ad amare ogni essere umano.

È necessario distinguere fraternità e fratellanza. Il Papa parla di una fraternità dall’alto che dipende dalla figliolanza di tutti gli esseri umani dall’unico Padre, mentre altra cosa è la fratellanza che proviene dal basso, secondo una logica contrattuale tipica dell’illuminismo francese. Allo stesso modo è opportuno distingue vicinanza e prossimità. Infatti secondo l’autorevole Stefano Zamagni è un errore considerare prossimo chi è vicino. Il Papa infatti vuole considerare prossimo anche  l’immigrato o il povero a qualsiasi latitudine del mondo essi si trovino. 

Don Vincent ha sottolineato che, come il Patriarca Bartolomeo è stato l’interlocutore privilegiato per la stesura della Laudato si’, così la Fratelli tutti è la naturale prosecuzione del dialogo con l’imam Al-Tayyb, una delle massime autorità del mondo islamico sunnita col quale il Pontefice ha formaro il 4 febbraio 2019 lo storico Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Ma sono citati anche altri personaggi di estremo rilievo per quanto riguarda il discorso sulla fraternità come l’Arcivescovo Anglicano Desmond Tutu, Martin Luther King e il Mahatma Gandhi. L’enciclica di Papa Francesco ha uno slancio veramente cattolico, non nel senso strettamente confessionale, ma secondo una prospettiva universale che abbraccia ogni uomo e che rimanda proprio all’etimologia della parola.

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