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A tu per tu con il Dott. Marcello Monti, Presidente della Croce Verde di Martinsicuro

MARTINSICURO – “I volontari non devono sentirsi né vittime né eroi. Non c’è mai un’associazione che raggiunga il massimo delle aspettative, perché a volte mancano gli strumenti, altre volte le persone, altre volte ancora manca lo spirito. Perciò, quando tutto sembra andare bene e si compiono dei bei servizi, non bisogna sentirsi degli eroi, bensì tenere alta la guardia e bassa la testa, perché arriveranno anche i momenti negativi; allo stesso modo, quando si ha carenza di mezzi o di sostegno, non bisogna scoraggiarsi, sentirsi vittime di un sistema ingiusto e magari lasciarsi travolgere dalla rabbia o dall’ansia, perché arriveranno soluzioni inattese ed in qualche modo ogni cosa si risolverà. È importantissimo nella nostra attività di volontariato possedere equilibrio e speranza. C’è una frase che ripeto in continuazione ai miei collaboratori: La Croce Verde è una società di cui il principale azionista è la Provvidenza.” Inizia così la lunga chiacchierata con il Dott. Marcello Monti, colonnellese, laureato in Medicina e Chirurgia,  odontoiatra, Presidente della Croce Verde di Martinsicuro al nono mandato triennale consecutivo, quindi da ben 27 anni, già Presidente A.N.P.A.S. (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) della Regione Abruzzo per ben 19 anni, attualmente anche Assessore con delega al Sociale presso il Comune di Martinsicuro, ruolo quest’ultimo che – dice lui stesso – “rivesto volentieri perché in sinergia con gli altri incarichi ricoperti, visto che l’obiettivo è sempre lo stesso, cioè l’azione verso i più deboli.”

Quanti siete in Croce Verde e quali servizi svolgete solitamente?
“Siamo circa 200 volontari e siamo operativi, 24 ore su 24, quindi giorno e notte, con il servizio del 118. Ci sono poi altre attività di Protezione Civile che vengono programmate, a seconda delle necessità. Prima della pandemia, ad esempio, eravamo soliti erogare 12.000 servizi all’anno. Per servizio intendo l’uscita con un automezzo per compiere un’attività: ad esempio, prevenire oppure risolvere problemi legati ad eventi atmosferici avversi (come liberare la strada da frane o i sottopassi allagati dall’acqua); accompagnare – chi lo richiedesse – a particolari destinazioni, come le strutture per anziani, i centri diurni per i disabili, gli ospedali per pazienti bisognosi di terapie continuative e programmate.”

Cosa è cambiato, dall’inizio della diffusione della pandemia fino ad ora, nello svolgimento dei vostri servizi?
“Purtroppo sono cambiate tantissime cose. Prima di tutto alcuni volontari hanno sospeso il loro servizio per non rischiare il contagio e magari la trasmissione del virus ai propri familiari che hanno patologie a rischio. Altri, invece, e per la precisione 40 di loro, hanno continuato a dedicare agli altri  il loro tempo durante il lockdown: stoici e resilienti, hanno permesso alla nostra associazione di continuare ad erogare servizi importanti in un momento davvero difficile.

Oltre al personale, durante il lungo periodo di confinamento, a cavallo tra l’inverno e la primavera scorsi, sono cambiati anche i servizi da svolgere. Le destinazioni a cui eravamo soliti accompagnare alcuni pazienti, ad esempio, sono state temporaneamente chiuse, quindi non abbiamo effettuato questo genere di mansione, bensì siamo stati costretti ad eseguirne altre. Prima di tutto voglio menzionare le attività quotidiane: ogni giorno abbiamo impiegato 4 volontari nella sorveglianza del territorio, 1 al Distretto Sanitario di base ed altri 4 all’Ufficio Postale di Martinsicuro per il controllo della temperatura, per un totale rispettivamente di 136, 45 e 15 servizi. Poi ci siamo occupati anche di alcune attività con cadenza settimanale: il controllo del mercato con l’operato di 6 volontari ogni volta; la diffusione, nei giorni festivi, di messaggi di pubblica utilità attraverso la fonica, con l’impiego di 27 volontari; la distribuzione di cibo, avvenuta ogni venerdì, a circa 100 famiglie indigenti, grazie al Banco Alimentare. Infine ci sono anche alcuni servizi svolti all’occorrenza per aiutare le istituzioni al meglio, come ad esempio la sanificazione di luoghi sensibili (ufficio postale, banche, comune, parrocchie, distretti sanitari), la consegna delle mascherine nelle abitazioni dei residenti, la consegna a domicilio nel teramano dei tablet che le scuole hanno fornito agli studenti. Tutto quanto è stato svolto, ovviamente, senza tralasciare il servizio primario di pronto intervento del 118 e quello di trasporto dei pazienti in dialisi, che sono stati sempre operativi con l’impiego di circa 40 volontari. “

Cosa vi aspettate per il prossimo futuro, vista la piega che la pandemia sta prendendo?
“Siamo pronti ad ogni evenienza. Per quanto concerne i mezzi, attualmente possiamo contare su 23 automezzi, 5 ambulanze, 1 cucina da campo, 1 camion con gru per le attività di protezione civile, oltre ad automobili e pullmini per il trasporto dei disabili. Ma la nostra forza risiede soprattutto nelle risorse umane, cioè i nostri volontari. Anzi, colgo l’occasione per ringraziarli per il tempo e la pazienza che regalano alla Croce Verde. Ci tengo a precisare che hanno tutti ottenuto la certificazione da istruttori abilitati dalla A.s.l., dopo aver frequentato un corso per acquisire le nozioni di base necessarie per poter effettuare la nostra attività di volontariato. Inoltre, uniscono alla loro preparazione e professionalità, anche un grande cuore, indispensabile per chi – come noi – ha a che fare con persone che hanno un problema e che hanno quindi bisogno di sentirsi principalmente accolte ed aiutate.”

Non ho potuto fare a meno di notare, all’ingresso della vostra sede, la lapide di marmo con l’iscrizione della frase Non abbiate paura. Perché avete scelto di caratterizzare in maniera così forte la vostra associazione?
“È quello che ho pensato anch’io per lungo tempo. Infatti mi era venuta l’idea di scrivere questa frase qui nella sede molto tempo prima, però – proprio perché la nostra è un’associazione laica – avevo soprasseduto. Avevo avuto il timore di darle un’impronta troppo precisa e magari suscitare le critiche di qualcuno. Poi una notte ho sognato San Giovanni Paolo II, a cui io personalmente associo questo enunciato. È vero che nel Vangelo è la frase più ripetuta di Gesù risorto, ma io ricordo la bellissima omelia fatta dal nostro papa che, all’epoca, mi ha dato coraggio, forza e speranza. Ho un ricordo molto vivido di quel discorso! E anche del sogno che ho fatto! Lui arriva lungo la Statale, all’altezza dell’incrocio che porta a casa mia. Io vado a prenderlo, lo faccio salire sulla mia automobile con la guida a destra, alla maniera inglese, e lui quindi si accomoda alla mia sinistra. Giunti al semaforo, incontriamo una coppia di amici dei miei genitori. Io mi fermo e chiedo loro se riconoscono la persona che è con me; ma lui, all’improvviso, mi mette la mano sul ginocchio, come per trattenermi e mettermi fretta, e mi dice: Andiamo, dai, perché dobbiamo fare quella cosa che tu sai. Con quel sogno ho capito che San Giovanni Paolo II era accanto a me. Appena mi sono svegliato, ho deciso di proporre la realizzazione del progetto al Consiglio della Croce Verde il quale ha accolto con gioia la mia proposta.  Di lì a poco un mio amico marmista ha realizzato la lapide gratuitamente. All’epoca è venuto don Marco Farina a benedire la nostra sede: abbiamo preso una barella a farci da altare ed abbiamo detto Messa. È stato un momento bellissimo! Del resto io sono cattolico, ho anche frequentato il seminario, quindi la mia formazione è cristiana ed il mio legame con la fede è molto stretto. Per questo motivo spesso i sacerdoti vengono a trovarci o ci accompagnano nei nostri campi. Ricordo che una volta, quando è giunto ad un nostro campo, don Anselmo mi ha chiesto cosa facessimo nella nostra associazione ed io ho risposto che noi facciamo quello che fanno i preti: l’unica differenza è che i preti dedicano agli altri l’intera giornata, l’intera vita, mentre noi dedichiamo solo il nostro tempo libero. Lui mi ha risposto: Iddio vi ricompenserà: su questa terra e anche nell’altra. Io ci credo. Io credo.”

Che messaggio vuole dare ai nostri lettori?
“Non sono un uomo da grandi discorsi, ma una cosa voglio dirla. Tutti dovremmo dedicare un po’ del nostro tempo agli altri. Prima o poi, infatti, nell’arco della nostra vita, in difficoltà ci troviamo tutti. Se facciamo parte di un gruppo, qualcuno ci può dare una mano. Se, invece, gestiamo la nostra vita da soli, chiusi nella nostra famiglia, ogni cosa diventa più difficile. La nostra associazione è una forma di fare gruppo del tutto particolare, caratterizzata da mutua collegialità e mutua assicurazione. Noi crediamo che, prima o poi, avremo tutti bisogno l’uno dell’altro, quindi dedichiamo il nostro tempo libero ai fratelli, sapendo che in futuro potremmo essere anche noi fruitori del tempo degli altri.

Poi per noi credenti c’è anche una motivazione in più: per noi è naturale spendere parte della nostra vita per gli altri. Noi, infatti, abbiamo come faro la Parola del Signore che, alle mie orecchie, suona così: “Ogni volta che farete una di queste cose a un mio fratello, l’avrete fatta a me.

Carletta Di Blasio: