L’allarme viene lanciato dalla Conferenza episcopale messicana (Cem), in una nota firmata dal presidente, mons. Rogelio Cabrera López, arcivescovo di Monterrey, dal segretario generale, mons. Alfonso Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey, e da mons. José Jesús Herrera Quiñones, vescovo di Nuevo Casas Grandes e responsabile della Dimensione episcopale per la vita.
L’iniziativa legislativa mira, tra l’altro, a far sì che le interruzioni di gravidanza siano a carico del Servizio sanitario e dà alcune indicazioni sull’educazione sessuale nelle scuole.
Prosegue la nota: “La Chiesa, che lavora a stretto contatto per soddisfare i bisogni dei poveri, dei malati e delle persone vulnerabili, tocca con mano la realtà di milioni di messicani, che stanno vivendo dolore e confusione nel mezzo della pandemia di Covid-19. Considerando questa situazione che sta attraversando il nostro Paese, avvertiamo il grave pericolo per un’altra iniziativa che divide, polarizza la società e frattura l’istituzione più importante per i messicani, che è la famiglia”.
Allo stesso modo, scrivono i vescovi, “osserviamo che la ‘cultura della morte’ colpisce duramente e ripetutamente il cuore del popolo messicano”. Sulla base di ciò, “esortiamo tutti coloro che hanno potere decisionale in questa iniziativa di riforma legislativa, a garantire il rispetto incondizionato e il bene di ragazze, adolescenti e donne, valorizzando la dignità intrinseca di ogni essere umano dal momento del concepimento e fino alla morte naturale. Ecco perché chiediamo rispetto e, soprattutto, attaccamento alla dignità e ai diritti umani dei messicani in ogni fase della vita e in ogni circostanza”.