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Il rilancio dell’economia ha bisogno di tanto lavoro

Paolo Zucca

Il rilancio dell’economia ha atteso l’esito delle consultazioni di settembre. Ora l’Esecutivo  ha un mese per sintetizzare e selezionare le attuali 72 pagine di linee guida in più progetti che piacciano alla Commissione Ue. Disponibili sono ben 209 miliardi che fanno dell’Italia il Paese maggiormente beneficiato da prestiti a tassi bassissimi e flussi a fondo perduto. Come era prevedibile, tutti i settori economici hanno iniziato a battere cassa, ognuno intravede le migliori opportunità di ripresa a cominciare dal proprio business.

È forse utile ricordare che il Recovery Fund (Fondo per il rilancio e che ora viene chiamato anche Dispositivo per la ripresa e la resilienza) non vuol dire “soldi a tutti”.

Sono definite grandi macro-aree di intervento: la ripresa economica, la creazione di lavoro, la transizione verde e la spinta al digitale. I diversi settori economici possono certo tirare la coperta dalla propria parte e sostenere, per fare l’esempio dell’immobiliare, che la riqualificazione delle città rispetterà quasi tutti gli obiettivi.

Il Governo dovrà scegliere, probabilmente opponendo qualche “no”, per non vedersi rifiutare progetti con conseguenti critiche degli altri Paesi europei.

“Siamo nella fase dell’interlocuzione informale con l’Europa – ha chiarito il ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, in un’audizione alla Camera –  in modo tale che i nostri progetti avranno già scontato un confronto con la Commissione Europea. Non possiamo permetterci progetti che tornino indietro”. Nelle stesse settimane andrà affinata la Legge di Bilancio 2021 che si dovrà integrare con la spinta del Recovery. Anche nel 2021 verranno sospesi tutti i vincoli di spesa che torneranno non appena la pandemia sarà domata.

Fare presto e bene su tutto,  in particolare nel più sociale dei grandi obiettivi: la creazione di nuovi posti di lavoro. L’Istat misura ogni mese nel tasso di occupazione, di chi cerca lavoro, degli inattivi, di coloro che svolgono attività professionale in forma discontinua o formalmente con partita Iva. Una ripresa dell’economia che non producesse posti di lavoro finirebbe in pochi mesi per ridurre la capacità di acquisto e i consumi interni. Cosa propone il Governo?  Nelle prime indicazioni – lo ha detto il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo –  spingerà la formazione e riqualificazione dei lavoratori, puntando su verde e digitale, lotta al lavoro nero e al caporalato, inclusione dei soggetti più vulnerabili. Sono previste detassazioni per accompagnare i rinnovi contrattuali, forme di salario minimo orario e più spazio ai premi di produttività. In questi mesi di blocco, l’uso abbondante della Cassa integrazione e l’utilizzo limitato dei licenziamenti, hanno frenato le dinamiche naturali del mercato del lavoro. Sono calati a fine giugno soprattutto i lavoratori a termine e gli indipendenti, tiene l’occupazione a tempo indeterminato, resta impressionante il numero degli inattivi e fra questi i giovani. Nel nuovo anno – in assenza di un’accelerazione forte dell’economia – anche i lavoratori  meglio protetti rischieranno di più.

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