SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In questo periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza i docenti sono stati coinvolti in quella che è stata chiamata “didattica a distanza” e che è stata realizzata grazie alle moderne tecnologie. In questa esperienza nuova per tutti hanno avuto modo di cimentarsi anche i docenti di Religione Cattolica. Abbiamo chiesto alla Professoressa Michela Musarra, docente di Religione Cattolica presso il Liceo Scientifico “Benedetto Rosetti”, cosa è stata per lei la didattica a distanza.

La didattica a distanza e il conseguente uso di tecnologie sono stati per lei una novità assoluta o già praticava una didattica di tipo digitale?
La didattica a distanza è stata solo in parte una novità nel mio modo di operare. Gli studenti erano già abituati a ragionare sui “saperi“, interagendo con la docente e producendo degli elaborati multimediali. Ho sempre creduto che la scuola sia una comunità educante e quindi in questo momento così particolare per la nostra società, ho sentito particolarmente forte il dover continuare sia pur virtualmente ad alimentare questa comunità. Per me la didattica a distanza non è stato solo l’espletamento di un adempimento, sia pur doveroso, ma vi ho intravisto la possibilità di mantenere i contatti con i miei studenti, cercando di trasformare un disagio per una situazione così inaspettata e dolorosa in un opportunità.

Cosa ha proposto ai suoi studenti in questi mesi?
Per prima cosa ho rimodulato la mia programmazione, mettendo in conto un ampio spazio da dedicare all’ ascolto. Le nostre lezioni anche in presenza sono sempre iniziate con una domanda:“Come state?”, perché per me interessarmi dei loro vissuti è prioritario rispetto a tutto, convinta che c’è apprendimento se c’è relazione. Ovviamente in questa situazione avere a disposizione già dall’inizio dell’anno i miei recapiti telefonici e mail ha fornito agli studenti la possibilità di condividere molte situazioni. Nello specifico poi ho utilizzato in particolare la “Flipped classroom“ metodologia che i ragazzi avevano già utilizzato nelle attività in presenza. Gli studenti hanno realizzato video, presentazioni in power-point, racconti per immagini ecc. riguardo vari argomenti. Ad esempio nelle classi prime gli studenti hanno approfondito La Bibbia, la figura di Gesù di Nazareth da un punto di vista storico e “Il senso della vita”; le classi seconde la figura di Paolo di Tarso, ”i giovani e la pace”, “i giovani e la violenza”; le classi terze la figura Di Francesco d’Assisi, le dipendenze (i D.C.A. e gli Hikikomori), “Diversità e integrazione”; le classi quarte: Testimoni di Gesù di Nazareth : padre Pino Puglisi e l’ amore, il commercio “equo e solidale“; le classi quinte : “La condizione della donna “, Testimoni di Gesù di Nazareth: don Peppe Diana, “Custodi e non padroni del Creato”.

Come hanno risposto?
Gli studenti hanno risposto con puntualità e hanno evidenziato molta maturità e senso di responsabilità nella stragrande maggioranza dei casi. Anche dove c’è stata un ritardo nella consegna questa è stata ampiamente compensata dalla qualità di quanto prodotto. I ragazzi hanno veramente lavorato con molta serietà e sensibilità. Aver lavorato su argomenti in apparenza distanti dalla situazione odierna ha fornito l’opportunità di ragionare sul “presente”.

Nel confronto con gli studenti durante questi mesi che cosa è emerso?
Chiaramente sono emerse tutte le fragilità a volte accentuate da pregresse situazioni personali e familiari. L’isolamento sociale non ha agevolato sicuramente la vita degli adolescenti, che hanno dovuto reinventarsi una nuova dimensione e un nuovo modo di gestire il proprio tempo.

Quali sono stati i loro sentimenti, le loro emozioni e le loro paure per una situazione così inedita?
Il mondo degli adolescenti è un mondo composito, tante sono le emozioni, le paure i sentimenti che lo attraversano. Certamente le paure più evidenti sono state quelle della malattia, della morte, spesso rivolte ai propri cari, specie se più avanti con gli anni, in particolare i nonni. Già negli ultimi giorni “in presenza” questo turbamento era presente. Con il passare dei giorni questa dimensione si è fatta via via più corposa, ma interessante è stata la risposta dei miei allievi che hanno individuato nell’adempimento del proprio dovere la forma più nobile per gestire questa situazione .

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