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Tanto debito, nuovi BtP per un’economia che cambia

Paolo Zucca

Girano numeri di interventi pubblici di entità mai viste per una crisi pandemica che pure non è stata mai vista negli ultimi 100 anni. L’eccezionalità del momento ha fatto saltare ogni certezza salvo l’urgenza di mettere in circolo denaro. Tanto e subito.

Servono circa 8mila miliardi solo per difendere i cittadini e il loro lavoro nei Paesi maggiormente colpiti dall’epidemia. Ne occorreranno altri se il contagio dovesse toccare aree per ora al riparo. Altre migliaia di miliardi saranno indispensabili per dare stimolo all’economia con sgravi, incentivi vari e grandi investimenti. Solo con una robusta ripresa si potranno trovare le risorse per pagare gradualmente i debiti alla loro scadenza. Lo dovrà fare un’economia rinnovata, visto che diversi settori dovranno riconvertirsi e altri avranno spazi di espansione (ambiente, salute, assistenza, alimentazione, tecnologie utili). Lo si vedrà meglio negli indirizzi dei programmi di ricostruzione che muoveranno flussi di denaro importanti. Soprattutto se queste migliaia di miliardi verranno spesi per obiettivi precisi e non generici l’economia potrà assumere un nuovo volto. Anche migliore.

Ora si gestisce l’emergenza. L’apertura al massimo del rubinetto della liquidità per sostenere le spese straordinarie sanitarie, le imprese e i loro lavoratori. Con i prestiti a basso costo, cassa integrazione e sostegni vari si tiene lontano l’incubo della illiquidità (“Non vengo pagato, non posso pagare”).

Viene da domandarsi come verrà reperito tanto denaro. Certo verrà stampato dalle banche centrali, che hanno riserve importanti per garantire che le banconote hanno alle spalle un valore tangibile (oro, valute o altro), per sottoscrivere le obbligazioni emesse dagli Stati. Che cercheranno di raccogliere anche denaro già esistente offrendo obbligazioni ad assicurazioni, banche, fondazioni e anche, per una parte minore, ai cittadini.

A breve verrà chiesto agli italiani, così come in altri Paesi, di sottoscrivere le obbligazioni offerte dal loro Stato. Circa il 3% del grande debito pubblico italiano (2400 miliardi) è già in mano alle famiglie in forma diretta. Ma in forma indiretta (cioè sottoscrivendo fondi comuni) i piccoli investitori ne detengono un’altra parte. La gran parte dei titoli pubblici è in mano ai grandi investitori italiani ed esteri. Le sole banche italiane ne hanno circa 400 miliardi, gli investitori esteri oltre 500 miliardi. La Bce (Banca centrale europea) ha già acquistato titoli italiani e lo farà ancora con vigore. È una garanzia per il buon esito delle aste dei CovidBtP o come verranno chiamati.

Con l’offerta di nuovi titoli pubblici, i Governi faranno altro debito e sfonderanno le soglie di rapporto debito /Pil (Prodotto interno lordo, la ricchezza prodotta) e deficit/Pil. Il debito è quanto uno Stato deve ridare a chi negli anni gli ha prestato denaro; il deficit è la differenza fra entrate e uscite dello Stato in un anno.

Tutti i parametri stanno saltando e il Fondo Monetario Internazionale stima per quest’anno un incremento al 155% del rapporto debito/Pil italiano (150% nel 2021) rispetto al 135% del 2019 che faceva già paura. Nel complesso il debito mondiale, in questo terribile 2020, scivolerà dall’83,3 al 96,4 percento. Rimontare la china non sarà un percorso breve.

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