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VIDEO Coronavirus ospedale San Benedetto, Vescovo Bresciani: “I medici potranno dare una benedizione a nome mio a tutti i pazienti”


DIOCESI- L’ospedale Madonna del Soccorso, da circa due settimane, è diventato una presidio dedicato ai malati da coronavirus. Nel nostro territorio sono attualmente cinquantotto le persone ricoverate, undici pazienti necessitano della terapia intensiva, mentre in quattordici si trovano in terapia semi intensiva. In tutta la provincia ci sono circa 363 persone, di queste 74 sintomatiche. Anche la nostra comunità diocesana in questo momento delicato sta offrendo il proprio contributo, la Caritas con la distribuzione dei pasti a chi ha difficoltà economiche, le molte religiose impegnate a creare mascherine di protezione e i molti laici impegnati nelle parrocchie. Abbiamo raccolto una dichiarazione del vescovo Carlo Bresciani.

Ci troviamo a ridosso delle festività Pasquali, come la Chiesa di San Benedetto in questo momento così difficile, data l’emergenza del Coronavirus, può essere prossima alla comunità?
Questo virus sta facendo emergere molti dubbi su come poter star vicini e confortare questi malati. Ho scritto una lettera ai medici dove dico che loro hanno la facoltà di dare a nome mio la benedizione con un segno di croce sulla fronte, dato che neanche i cappellani possono avvicinarsi ai malati. Poi mi è stato chiesto come è possibile fare qualcosa per i malati in generale, visto che la Pasqua è vicina ed io ero solito fare una visita durante questo periodo, ma che ora non è più possibile fare per motivi sanitari. Ho chiesto inoltre ad alcuni medici di essere dei ministri straordinari, per poter dare la comunione soltanto per il periodo del Coronavirus. Questo è un modo che ha la Chiesa per poter star vicino ai malati, data anche la richiesta di molti di poter ricevere la comunione: un modo semplice per essere vicino ai fedeli. L’Eucarestia è sacramento della carità, e se per carità ci asteniamo dall’eucarestia perché non vogliamo contagiare altri, credo che siamo in una comunione spirituale, ma non sacramentale. L’Eucarestia deve portarci alla carità e la carità è evitare di farci di male sia a noi stessi sia agli altri. È un modo questo di essere vicini ai medici e agli infermieri che stanno portando un peso molto grande e molto rischioso e quindi la mia parola di conforto va a loro e quindi anche tutta la mia benedizione tutta speciale per ciascuno di loro. Altri modi che ha la Chiesa di star vicino non ne abbiamo, anche se lontana, siamo vicini spiritualmente nella preghiera.

Lei avrà sicuramente visto l’ultima diretta di Papa Francesco, quali sono state le sue impressioni e il suo punto di vista a riguardo?
Mi ha impressionato molto il fatto che il Papa abbia meditato su quel passo del vangelo dove gli apostoli sono minacciati da quella tempesta e sembra che Gesù non se ne interessi affatto e che sia addirittura lontano. È vero, sembra questa l’impressione di ciascuno di noi in questo momento di crisi generale e ci domandiamo dove sia il Signore e perché non ci aiuta. Cosa fanno gli apostoli? Loro vanno a svegliare il signore e chiedono aiuto. Lo facciamo anche noi, lo preghiamo. E questa impressione del Papa, solo, a nome di tutto il mondo si rivolge al Signore chiedendogli di venirci incontro, ci accumuna tutti, ha unito tutto il mondo. E’ la chiesa sofferente e che presenta questa voce al Signore e che lui ci ascolti.

Marco Sprecacè: