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A tu per tu con la Preside dell’IPSIA “Guastaferro”, Marina Marziale

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Continua la nostra serie di interviste ai dirigenti scolastici del territorio che ci stanno descrivendo le difficoltà e le opportunità legate alla didattica a distanza, metodo resosi necessario a seguito dell’emergenza covid 19. Oggi ci presenta la situazione del suo istituto la Preside Marina Marziale che dirige l’IPSIA “Guastaferro”.

Quante sono le persone che attualmente lavorano a scuola?
Dall’inizio dell’emergenza il numero delle persone presenti a scuola è via via scemato: la sicurezza dei lavoratori è un bene imprescindibile, quindi abbiamo progressivamente ridotto sia il personale di segreteria che gli assistenti tecnici e i collaboratori scolastici, coerentemente con quanto veniva indicato a livello ministeriale. Oggi nessuno di noi è presente fisicamente a scuola, ma tutta la scuola lavora: da casa i docenti con la didattica a distanza, il personale amministrativo in modalità agile, smistando posta, gestendo pratiche e portando avanti quanto di supporto alla didattica. Animatore digitale e assistenti tecnici del settore elettronico si stanno occupando di sperimentare le diverse piattaforme e supportare i docenti nella didattica a distanza. Ovviamente, in caso di esigenze non procrastinabili, siamo presenti a scuola, in non più di due unità alla volta.

Secondo lei gli istituti professionali, come quello che lei dirige, risentiranno maggiormente della sospensione delle lezioni?
Sicuramente le difficoltà sono maggiori che per altre tipologie di scuola e questo per due motivazioni: il tipo di percorso che viene svolto nel nostro istituto si avvale in modo determinante della pratica laboratoriale, anche per veicolare concetti teorici che hanno un risvolto tecnico-pratico. In questo momento svolgere pratica di laboratorio è diventato più complesso, anche se non impossibile (alcuni docenti svolgono esperienze in videoconferenza che i ragazzi replicano contemporaneamente nelle loro case). La seconda motivazione è legata agli strumenti tecnologici che non tutti i nostri alunni possiedono o che si trovano a dover condividere con fratelli e sorelle. Ciò, unito alle difficoltà di connessione, crea quel famoso digital devide che stiamo comunque cercando di superare con tutte le nostre risorse e il nostro impegno.

Da quello che le riferiscono i docenti, i ragazzi stanno rispondendo positivamente alla didattica a distanza?
In questa situazione drammatica, un elemento che emerge chiaramente e con forza è la voglia dei nostri ragazzi di esserci. I docenti mi riferiscono, e io stessa entrando nella classi virtuali (in videoconferenza) lo percepisco, che partecipazione e attenzione sono alte. L’interazione che vivono grazie alle classi virtuali che abbiamo creato, è indispensabile per mantenere i legami visivi, uditivi emotivi. E questo si riflette in una risposta estremamente positiva che gratifica e conforta la nostra comunità scolastica. Sono davvero tanti i commenti positivi dei docenti, di fronte alla risposta seria e propositiva dei nostri alunni. Ci sono, vogliono imparare, andare avanti e lo dicono sia a parole che attraverso la loro costante presenza, con responsabilità e determinazione, anche quando i problemi tecnici mettono a dura prova il loro impegno.

Il suo istituto era pronto ad affrontare la didattica a distanza grazie a una precedente digitalizzazione della didattica?
Nessuno si poteva dire pronto ad affrontare una sfida come quella che stiamo vivendo, Ma la Scuola vive di sfide e così, partendo da alcune buone pratiche dei docenti già abituati all’uso del digitale, con il supporto dei tecnici presenti nel nostro istituto e del mio personale e costante apporto, abbiamo creato un sistema di didattica a distanza, che dopo un primo inevitabile rodaggio, funziona e procede regolarmente. Ogni giorno i docenti svolgono le loro lezioni in videoconferenza, propongono test e compiti sfidanti, supportano con chiarimenti, esercizi, consigli. E ogni giorno nel pomeriggio io stessa accolgo nella mia aula virtuale tutti i miei docenti che desiderano discutere, confrontarsi, porre domande e trovare insieme risposte. Una grande comunità di pratica dove chi è più esperto supporta i colleghi in un processo di apprendimento continuo.

Cosa si sente di dire agli studenti di quinto superiore che quest’anno dovranno affrontare l’esame di stato?
Di essere sereni. I loro docenti li stanno accompagnando in un intenso processo di maturazione personale e professionale, costruendo soft skills essenziali per lo studio come per il mondo del lavoro. E sono proprio quelle soft skills che, tra l’altro, permettono di ripartire dopo ogni crisi. Noi oggi stiamo andando in quella direzione: sviluppiamo all’interno delle nostre aule virtuali, competenze essenziali che consentiranno loro, ne sono certa, di affrontare a testa alta e con soddisfazione, qualsiasi esame la vita presenterà loro, a cominciare da quello di Stato. #andròtuttobene!

Nicola Rosetti: