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Manovra economica 2020: i punti principali del testo approvato

Stefano De Martis

Una volta dipanata la nebbia delle polemiche e del turbinio di modifiche, a volte rilevanti, a volte veramente “micro”, ci si accorgerà che gli elementi caratterizzanti della manovra economica per il 2020 sono quelli individuati fin dall’inizio: il blocco dell’aumento dell’Iva e l’avvio di una riduzione delle tasse sul lavoro, il cosiddetto “cuneo fiscale”, che partire da luglio comporterà un aumento del netto nelle buste paga. Sono stati stanziati a questo fine 3 miliardi. Ne sarebbero serviti molti di più per un intervento di grande impatto, ma ben 23,1 miliardi sono stati necessari per evitare che scattassero le “clausole di salvaguardia”, un meccanismo previsto per riportare sotto controllo i conti pubblici mediante un aumento automatico dell’Iva in caso di sforamento.

È un fardello che dal 2011 ogni governo scarica sulle gestioni successive e così ha fatto anche la maggioranza giallo-verde. Il Conte 2, a sua volta, ha previsto circa 20 miliardi per il 2021 e circa 27 per il 2022.

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha annunciato per il prossimo anno l’impegno a interrompere questa spirale che limita in partenza i margini di movimento di ogni esecutivo. Staremo a vedere. Per questa volta il governo ha buon gioco nel far valere le difficoltà oggettive in cui ha operato. Si è insediato il 5 settembre e ha dovuto mettere a punto in poche settimane la legge di bilancio con annessi e connessi, facendo i conti anche con i vincoli europei. Per di più si è ritrovato sulle spalle l’eredità del precedente esecutivo, con due misure molto onerose come il reddito di cittadinanza e, soprattutto, quota 100. Inoltre, se il governo Gentiloni ha passato la mano al Conte 1 con un Paese ancora in crescita, sia pure modesta, il Conte 2 ha preso il via in un contesto di prolungata stagnazione economica. Per converso ha potuto beneficiare del risparmio dovuto alla riduzione del fatidico spread (quindi degli interessi che lo Stato paga sui titoli emessi) in conseguenza della fiducia accordata al nuovo corso da parte dei mercati internazionali. Ma questo, onestamente, è un merito dell’esecutivo. Al prossimo giro, sempre ammesso che ci sia (un po’ di scetticismo prudenziale è lecito, visto il quadro politico generale), esso però dovrà dimostrare quel che davvero è capace di fare per il Paese senza potersela prendere con i predecessori.

Questa manovra, in effetti, è criticabile più per quello che non si è stati in grado di fare che per quello che è stato fatto. Delle nuove tasse di cui tanto si è parlato, in realtà è rimasto ben poco, in certi casi quasi nulla. La plastic tax si è fermata a 45 centesimi al chilo e partirà da luglio. La sugar tax (quella sulle bevande gassate) sarà di 10 centesimi al litro e scatterà da ottobre.

La revisione della tassazione sulle auto aziendali non porterà più maggiori introiti ma un ricambio in chiave ecologica del parco veicoli: su quelli più inquinanti si arriverà a pagare fino al 60%, su quelli meno dannosi ci si fermerà al 25%. L’unica vera “stangatina” è sul gioco d’azzardo, ma risulta arduo dolersene…
In materia sociale l’intervento più significativo è l’eliminazione del superticket su visite mediche ed esami clinici a cominciare da settembre. Viene istituito presso il ministero del Lavoro un fondo a carattere strutturale per la disabilità e la non autosufficienza, con finanziamenti crescenti. Solo nel 2021, purtroppo, vedrà la luce il “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”, con una dotazione di un miliardo di euro. In esso confluirà anche il bonus di 400 euro introdotto fin d’ora per il sostegno all’allattamento artificiale da parte delle mamme con particolari patologie. Il bonus bebè annuale per ogni figlio nato o adottato nel 2020 diventa una prestazione “ad accesso universale” sia pure modulata per fasce Isee. Rimodulazione in base al reddito anche per il bonus asili nido. Vengono poi stanziati 300 milioni di euro, fino al 2023, per la costruzione di asili e scuole per l’infanzia soprattutto nelle aree più disagiate.
Nel campo della lotta all’evasione, indicata dal governo come priorità, la legge di bilancio prevede un bonus per chi effettua i pagamenti con bancomat o carte di credito. Ma è nell’apposito decreto fiscale che sono contenute le misure più rilevanti. Il tetto per l’uso del contante scende da 3.000 a 2.000 euro. Viene istituita una sorta di “lotteria degli scontrini” per incentivare la richiesta di ricevute da parte dei clienti. Le pene per gli evasori più gravi arrivano fino a 8 anni di carcere. Nello stesso provvedimento si abbassa dal 22 al 5% l’Iva sugli assorbenti compostabili e lavabili e per l’assicurazione delle auto si stabilisce che rispetto ai veicoli posseduti in una stessa famiglia si applichi la tariffa Rc più favorevole.

Altri interventi in materia economica sono compresi nel cosiddetto “milleproroghe”, il decreto che in origine serviva per reiterare le misure in scadenza prima della fine dell’anno.

È ormai dal 2005 che i governi adottano questo provvedimento, diventato con il tempo sempre più ampio e variegato nei contenuti, al punto che alcuni lo definiscono una sorta di “manovrina” economica aggiuntiva. Nell’ultimo Consiglio dei ministri prima di Natale anche il Conte 2 ha approvato il suo “milleproroghe” ma lo ha fatto con la formula “salvo intese”. Segno che non c’è ancora accordo su molti punti del decreto e che per conoscerne il testo articolato bisognerà attendere altri passaggi politici e finalmente la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.

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