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Politica, ritrovare la bussola

Stefano De Martis

Negli ultimi due anni la politica ha riservato continui colpi di scena: eventi improvvisi e almeno apparentemente imprevedibili insieme a repentini capovolgimenti di fronte e inversioni di rotta. Ultima della serie la mossa del leader leghista Salvini che ha proposto alle altre forze politiche di costituire un “comitato di salvezza nazionale” per realizzare alcuni “interventi urgenti comuni” e ridisegnare insieme le regole, in particolare la legge elettorale, prima di tornare alle urne.

Un’idea in sé degna della massima considerazione, ma finora sistematicamente e ostentatamente esclusa da Salvini, anche quando a proporla era stato un suo autorevole compagno di partito, Giancarlo Giorgetti (“Non si governa sulle macerie”, è stato il suo leit motiv degli ultimi mesi immaginando un futuro esecutivo a guida leghista). Così che anche in questo caso è difficile distinguere gli opportunismi tattici, motivati da fattori contingenti (il governo che trema di continuo ma non cade, i sondaggi sull’Emilia Romagna con il candidato del centrosinistra passato avanti, il timore di una legge elettorale sfavorevole, le beghe giudiziarie, ecc.), dalle strategie realmente impegnative per chi le propone. E’ un’ambiguità che non si può imputare soltanto alla Lega ma investe in varia misura anche gli altri partiti. L’effetto concreto è che i continui scossoni, in assenza di un progetto e di una direzione di marcia, non determinano un autentico mutamento. La situazione cambia di continuo eppure è come se tutto restasse uguale. Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, verrebbe quasi da dire.

Eppure non bisogna disperare. Se infatti allarghiamo lo sguardo alla scena pubblica complessiva, alla polis nel senso genuino del termine, i segnali di novità non mancano. Basti pensare al fenomeno delle “sardine” che ha superato anche la prova della manifestazione nazionale a Roma. Se il movimento saprà conservare la sua freschezza originaria evitando cortocircuiti con il sistema dei partiti, potrà rappresentare un catalizzatore di energie e un serbatoio di risorse umane formidabili per il rinnovamento della politica. Ma segnali di novità arrivano anche dal versante delle istituzioni. I 600 sindaci convenuti a Milano da tutta Italia per dire no al razzismo hanno mandato al Paese un messaggio di eccezionale intensità, trasversale rispetto ai partiti e ai territori. E che dire della prima donna alla guida della Corte Costituzionale? Con l’elezione di Marta Cartabia, giurista di livello internazionale, sposata e madre di tre figli, anche i giudici della Consulta hanno voluto far compiere al Paese un passo avanti. Movimenti sociali, istituzioni locali, vertici della Repubblica. L’Italia non è ferma e non è rassegnata, a tutti i livelli. Ha però un enorme bisogno di fare sistema e di mettere in rete tutte le risorse disponibili. Anche quelle di chi, nei partiti, non ha perso del tutto la bussola del bene comune.

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