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Vescovo Carlo: La preghiera è l’unica cosa che può giovare ai nostri defunti

DIOCESI – Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria dei cari defunti il Vescovo Carlo ha presieduto la Santa Messa nel cimitero di via delle Conquiste. Hanno concelebrato con lui i parroci della Città. Moltissimi i fedeli che hanno preso parte alla liturgia presso la Cappella del cimitero. La Santa Messa è stata preceduta dalla recita del Rosario, guidata da don Gianni Capriotti, parroco della Madonna del Suffragio.

Nell’omelia il Vescovo Carlo ha affermato: «Il ricordo mesto di tutti i defunti, che con la celebrazione eucaristica vogliamo raccomandare alla misericordia di Dio, ci porta a una meditazione sulla morte. È sempre difficile meditare sulla morte, soprattutto quando ci tocca negli affetti più cari ed è il momento in cui essa ci sembra più incomprensibile e, per certi aspetti, ingiusta. Siamo protesi alla vita e la morte sembra porsi come ostacolo al desiderio più vivo che portiamo dentro di noi. Ma essa è presente e si impone entrando con irruenza, e non di rado inaspettata e improvvisa, con il suo carico di dolore e di vuoto che lascia dietro di sé.

Oggi la Chiesa, facendoci fare memoria di tutti i defunti, ci riporta alla mente le dolorose separazioni che la morte ha imposto alle nostre vite, gli affetti interrotti e la nostalgia di relazioni ormai impossibili. Ma la memoria di tutti i defunti non ha lo scopo di riaprire dolori che il tempo ha in parte risanato, bensì quello di aiutarci a vivere tutto questo alla luce di Dio e, in questa luce, recuperare alcuni sentimenti e alcuni atteggiamenti doverosi verso di Lui e verso i nostri defunti, verso tutti, anche verso coloro con i quali non abbiamo intrattenuto particolari rapporti di conoscenza o di altro genere.

Il primo atteggiamento che viviamo in questa santa messa è di gratitudine: a Dio che ci ha donato l’affetto, la compagnia e la vicinanza di coloro che ci hanno preceduto e ci hanno amato. Ogni vita viene da lui e, se è vero che a lui ritorna, lo fa dopo aver vissuto e donato tanto. Quindi la gratitudine va anche a loro: la nostalgia e il dolore della separazione non possono farci dimenticare quanta gratitudine dobbiamo loro, quanto bene abbiamo da loro ricevuto. In questa celebrazione, vogliamo rendere grazie a Dio per tutto questo e lo facciamo attraverso la voce e l’opera di Gesù Cristo che si offre al Padre nell’eucaristia.

Il secondo atteggiamento, che scaturisce dalla gratitudine di cui abbiamo detto, è quello del suffragio: unirci nella preghiera che raccomanda a Dio la misericordia verso di loro. Tutti abbiamo bisogno della misericordia di Dio, perché tutti, in una maniera o nell’altra, ci confessiamo peccatori. Siamo Chiesa che implora la misericordia di Dio, non solo per noi stessi, ma per tutti, perché quello che Dio vuole è la salvezza di tutti. La preghiera vale più di ogni altra cosa, perché essa sale a Dio attraverso Gesù, giunge fino al suo cuore ed è l’unica che può giovare ai nostri defunti. Per questo siamo qui in preghiera, per questo, consci della nostra povertà, affidiamo la nostra preghiera a Gesù, perché sia lui a presentarla al Padre.

Il terzo atteggiamento deriva dall’accogliere l’esempio di bene che i nostri defunti ci hanno lasciato. Siamo qui in virtù del bene da loro compiuto nei confronti nostri e nei confronti del mondo. Conserviamo un grato ricordo di loro per questo bene da loro donato e di cui noi godiamo. Per questo abbiamo un grato ricordo di loro. Ma noi, che ricordo vogliamo lasciare di noi? Non basta lasciare beni materiali ai nostri figli, se non avremo lasciato loro anche motivi per vivere e per vivere bene. I beni materiali dovremo comunque lasciarli, ma lasceremo un mondo almeno un po’ migliore?

Il quarto atteggiamento che la Chiesa vuole aiutarci a vivere con questo ricordo di tutti i defunti è un atteggiamento di fede che certamente è quello più importante. Se la morte naturalmente ci rattrista e ci mette di fronte al mistero della vita, la Chiesa, forte della Parola di Dio rivelata in Gesù Cristo, ci ricorda che la nostra vita non è destinata al nulla, ma ad un incontro con Dio dalle cui mani proviene e a cui ritorna. Non è una vita che finisce, ma che entra in una forma nuova di vita, quella con Dio e sarà per l’eternità. Preghiamo per i morti, ed ha senso farlo solo se essi non sono caduti nel nulla, ma sono ancora nella vita e nelle mani di Dio. La vita non è tolta, ma trasformata e nella preghiera continuiamo in Dio una relazione di amore con loro, viviamo un felice scambio di doni: a loro la nostra preghiera di invocazione della misericordia di Dio, a noi la loro preghiera di intercessione per noi presso il Padre. Uno scambio di comunione profonda che ha il sapore di una fraternità spirituale che la morte non interrompe, ma che in Gesù si approfondisce, va oltre il tempo e lo spazio e si nutre dell’amore che lo Spirito santo ha infuso nei cuori dei fedeli.

Insieme con i nostri cari defunti, anche noi aspettiamo e invochiamo il tempo di Dio, il tempo in cui egli renderà giustizia a tutti coloro che hanno vissuto nella fede e hanno donato la propria vita per amore, resistendo al male con il bene a imitazione del Signore Gesù. Insieme con loro confidiamo nella promessa che Gesù ci ha fatto: quella di una beatitudine eterna per coloro che lo hanno seguito nella via del Vangelo.

Per questo, mentre questa sera commemoriamo i nostri defunti, rinnoviamo la nostra fede in lui e fiduciosi li affidiamo alle sue mani di misericordia. Quella stessa misericordia della quale anche noi ci sentiamo profondamente bisognosi».

Nicola Rosetti: