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Iran: Amnesty, tifosa di calcio che si è data fuoco per protesta “un fatto sconvolgente”

“È un fatto sconvolgente, che rivela l’impatto dell’agghiacciante disprezzo delle autorità iraniane per le donne. Il ‘reato’ di Sahar è stato quello di essere una donna in un Paese dove questo significa essere discriminate per legge nel modo più orribile in ogni aspetto della vita, persino nello sport”: così Philip Luther, direttore delle ricerche di Amnesty International sul Medio Oriente e sull’Africa del Nord, commenta la vicenda di Sahar Khodayari, la ragazza 29enne che si era data fuoco in Iran dopo essere stata convocata in tribunale per rispondere dell’accusa di essere entrata illegalmente in uno stadio di calcio. Sahar è morta il 9 settembre in ospedale per le gravi ustioni riportate.
Nel marzo 2019 Sahar aveva tentato di entrare nello stadio “Azadi” di Teheran, vestita da uomo, per assistere alla partita tra la sua squadra del cuore, l’Esteghlal, e l’Al-Ain, un club degli Emirati Arabi Uniti. Era stata scoperta, arrestata e portata nella prigione di Shahr-e Rey, un ex allevamento di polli dove centinaia di donne condannate per crimini violenti languono in condizioni anti-igieniche e di sovraffollamento. Rilasciata su cauzione dopo 48 ore, il 2 settembre era stata chiamata a comparire in un tribunale rivoluzionario di Teheran e accusata di “aver commesso un atto peccaminoso non indossando l’hijab in luogo pubblico” e di “offesa a pubblici ufficiali”. Dopo il rinvio a un’udienza successiva, Sahar era uscita dal tribunale, si era cosparsa di benzina e si era data fuoco. “L’Iran ci risulta l’unico Paese al mondo che impedisce alle donne di entrare negli stadi di calcio – dichiara Luther – e le punisce quando vi entrano. Questo divieto discriminatorio dev’essere immediatamente annullato e la comunità internazionale – comprese la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche in quanto organo di governo mondiale del calcio e la Confederazione calcistica asiatica – devono prendere provvedimenti urgenti per assicurare che le donne possano entrare negli impianti sportivi senza essere discriminate o rischiare di essere processate e punite”. Luther chiede che “Sahar non sia morta invano. La sua tragica fine deve portare a un cambiamento in Iran, in modo che ulteriori drammi come questo non debbano ripetersi in futuro”.

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