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Sant’Antonio Abate: storia, culto, iconografia e… festeggiamenti!

DIOCESI – Lo scorso 17 gennaio, come ogni anno la Chiesa ha celebrato la festa di Sant’Antonio Abate e anche in questo week-end sono previste nella nostra diocesi alcune manifestazioni in suo onore. Il suo culto è piuttosto diffuso, specialmente laddove le tradizioni popolari resistono all’usura del tempo.

Ma chi e Sant’Antonio? Si tratta di una figura straordinaria e fondamentale nelle storia del cristianesimo, poiché a lui si deve l’inizio del monachesimo eremita. Saranno poi San Pacomio ad avviare il monachesimo cenobita (cioè quello che prevede la vita comunitaria) e San Benedetto da Norcia a dare vita al monachesimo in Occidente. Conosciamo le gesta della sua vita grazie a una “Vita Antonii” scritta da Sant’Atanasio, vescovo e grande teologo che ha meditato sul mistero della Trinità.

Sant’Antonio è nato nel 251 in quell’Egitto che oggi è in maggioranza islamico (con una significativa minoranza di cristiani copti) e che nel passato fu una fiorente terra cristiana: basta pensare alla città di Alessandria, fiorente centro di cultura cristiana che ha dato i natali a personaggi del calibro di Clemente Alessandrino e Origene (figure di spicco nel III secolo).

Quando il nostro aveva circa 20 anni, decise di ritirarsi nel deserto (dalla parola greca “eremos”, deserto appunto, deriva il termine eremita) dopo aver ascoltato a Messa le parole del Vangelo “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri” e visse da solo in una grotta.

La vita di Sant’Antonio si svolge in un arco temporale interessantissimo per la storia della Chiesa. Infatti la sua scelta avviene quando ancora imperversano le persecuzioni. Tuttavia, pochi decenni dopo Costantino concederà nel 313 la libertà di culto, di cui Antonio potrà godere fino alla sua morte, avvenuta nel 356, alla invidiabile età di 105 anni.

Proprio a causa della sua longevità, il santo viene rappresentato con una folta barba. Indossa un abito scuro. Molti suoi attributi iconografici risalgono a un ordine religioso a lui dedicato: l’Ordine degli Ospedalieri Antoniani. Questo ordine medioevale, allo stesso tempo religioso e militare, si occupava dei malati. Essi giravano per le città con un bastone a forma di “tau” e un campanello, proprio come quello in mano al Santo. Inoltre dai maiali ricavavano un emolliente che apponevano sulle piaghe dei malati. Ecco qui che dal medioevo in poi il maiale è divenuto un caratteristico attributo iconografico di Antonio.

Nicola Rosetti: