È forte la tensione in Guatemala per le manifestazioni che si sono tenute nei giorni scorsi, a partire dal 20 settembre, in tutto il Paese, in seguito allo scontro istituzionale tra il presidente Jimmy Morales e la Corte Costituzionale. La materia del contendere è il futuro della Cigig, la Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala. Morales nelle scorse settimane ha deciso di non rinnovare il mandato alla Commissione e, soprattutto, ha impedito l’ingresso nel Paese del coordinatore della Cigig, il commissario colombiano Iván Velásquez, che già lo scorso anno voleva togliere l’impunità al presidente.
La Cicig è stata creata nel 2007: un esperimento delle Nazioni Unite nato per combattere attivamente la corruzione nel Paese, contrastare la criminalità organizzata e smantellare i traffici illeciti, a fianco del sistema giudiziario locale. Tra i risultati di tale presenza la condanna per corruzione che nel 2015 ha portato all’arresto dell’allora presidente della Repubblica, l’ex generale Otto Pérez Molina.
Mons. Bianchetti trae dalle vicende di questi giorni una speranza per il futuro: “Si è visto che a livello di società civile qualcosa c’è. Per esempio si sta alzando la voce degli Indios, che chiedono una nuova Costituzione plurinazionale, che tenga conto delle 22 etnie Maya esistenti nel Paese. Finora non sono mai stati ascoltati e i grandi latifondisti si sono sempre opposti alle richieste degli indigeni. Ci sono speranze per il futuro, ma l’importante è usare il metodo della non violenza, come in questi giorni. La manifestazioni si sono svolte nelle città e hanno bloccato i maggiori snodi viari, per fortuna il Governo non ha represso la protesta con l’esercito”.