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Amazzonia: mons. Paloschi (Porto Velho), “sempre più grave la situazione nella foresta”

La situazione della foresta amazzonica è “sempre più grave”. “Sembra che le sue risorse siano infinite e sono desiderate da molti, Stati e multinazionali. A partire dagli anni ’50 la foresta ha subito grandi progetti di sviluppo infrastrutturale. In particolare oggi, le dighe realizzate dal Governo stanno provocando molti danni per le grandi estensioni d’acqua che allagano vaste regioni”. Lo dice dom Roque Paloschi, 61 anni, vescovo della diocesi di Porto Velho, nello stato di Rondonia, in Brasile, in un’intervista rilasciata a “La Voce dei Berici”, il settimanale della diocesi di Vicenza. Il presule è impegnato da anni nella difesa dell’ambiente e dei diritti delle popolazioni indie. “Gli indios sono sempre stati visti come ‘incapaci’ di gestire la foresta e le sue risorse. Sono guardati con pregiudizio, indifferenza, senza rispetto”. E, sottolinea dom Paloschi, “rappresentano un ostacolo ai progetti di sfruttamento dell’Amazzonia”, una grande “biodiversità umana”, che è “in pericolo”. “La stessa enciclica Laudato si’ parla di ‘genocidio’ di tanti gruppi etnici. La Chiesa deve impegnarsi per loro, proprio perché difende la vita in tutta la sua totalità”, aggiunge il vescovo. In quest’ottica si inserisce il Sinodo Pan Amazzonico, che si terrà nell’ottobre del 2019. “Il Sinodo sta già mettendosi ‘di traverso’ ai piani di sfruttamento dell’Amazzonia. Ma sarà molto di più di un semplice documento ‘ecologico’. La finalità del Sinodo è quella di dare alla Chiesa un ‘volto amazzonico’, cioè di una Chiesa solidale, attenta ai poveri, ministeriale e che difende la natura”.

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