Della Prof.ssa Paola Amabilli

DIOCESI – Il D.lgs. 62 del 2017, recante “Norme in materia di valutazione delle competenze nel 1° ciclo e nell’esame di Stato”, all’art. 8 ha introdotto una novità, affermando che “la commissione d’esame è composta da TUTTI i docenti del Consiglio di Classe”,(confermata anche dalla Nota MIUR 1865 del 10 ottobre 2017) quindi anche l’insegnante di Religione Cattolica (come anche il docente delle attività alternative) fa parte della Commissione d’esame e si esprime solo in merito agli studenti che si sono avvalsi di tale insegnamento (allo stesso modo anche l’insegnante di attività alternativa per gli studenti che la frequentano).

La nostra presenza agli esami è una bella opportunità che ci viene riconosciuta dopo anni dal primo concorso istituito per il ruolo di IRC ed è una occasione che gli insegnanti di religione da nord a sud dell’Italia vogliono affrontare con serietà, responsabilità e collaborazione con tutto il corpo docente.

Gli argomenti trattati durante le lezioni non sono assolutamente estranei ai contenuti che gli alunni affrontano nelle altre discipline, alla loro crescita e alle loro problematiche.

L’ora di religione è motivo di riflessione, di confronto ma anche di crescita culturale. E allora perché non essere presenti agli esami? Nei riferimenti legislativi non si parla forse di “porre attenzione alla capacità di argomentazione, di risoluzione dei problemi, di pensiero critico e riflessivo, di collegamento organico e significativo tra le varie discipline di studio”?

Quindi anche l’IRC, inserendosi nel percorso che lo studente prepara, favorisce lo sviluppo di tali competenze. Svolgendo un sondaggio tra gli alunni non ho avuto pareri negativi, anzi! Uno studente ha affermato: “Ritengo giusto inserire la materia nel percorso visto che è stata studiata nell’arco di un triennio, sempre con riferimenti pluridisciplinari e con ricaduta sull’ambiente”.

Certo ci sono problemi organizzativi non indifferenti, visto che l’insegnante può avere fino ad un massimo di 6 classi terze da esaminare e magari distribuite su più scuole, ma è indubbio che far parte della commissiore d’esame vuol dire riconoscere pubblicamente il valore formativo di tale insegnamento.

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